Vino, il caro bottiglia sta uccidendo il settore
Ascoli Piceno | Coldiretti Ascoli denuncia i rincari ingiustificati e chiede letichetta dorigine anche per lo sfuso
“Il caro-vino sta mettendo in ginocchio l’intero settore, è ora di finirla”. A denunciarlo è la Coldiretti Ascoli Piceno, dopo che alcuni produttori hanno segnalato casi di rincari record dalla cantina al... ristorante. Un problema esaminato nel corso del consiglio di zona svoltosi a Offida, con la partecipazione del presidente Marco Maroni, del direttore Anacleto Malara, e degli imprenditori di un territorio tradizionalmente vocato alla vitivinicoltura.
“Alcuni produttori ci hanno raccontato di vendere bottiglie di Falerio e Rosso Piceno ai ristoranti, soprattutto quelli degli stabilimenti balneari, al prezzo di due euro – spiega il presidente Maroni - ma nel tragitto dal cartone alla tavola il prezzo quintuplica magicamente, arrivando a 10 euro o addirittura oltre. Una situazione che danneggia le imprese e i consumatori. I primi vendono di meno, poiché il caro-prezzi diminuisce i consumi, mentre i secondi finiscono per pagare una cifra ingiustificata”.
Per chi non vuole spendere, oppure non consuma una bottiglia intera, c’è sempre la soluzione del vino in caraffa, ma anche qui la situazione è tutt’altro che soddisfacente. “La definizione di vino della casa in un ristorante è il più delle volte assolutamente senza senso – sottolinea il direttore di Coldiretti Ascoli, Malara -, e non si capisce perché non si debbano dare indicazioni sulla provenienza di quanto si serve in tavola, facendo conoscere le produzioni locali e valorizzando le aziende e il territorio.
E’ per questo che lanciamo la proposta di una ‘carta del vino sfuso’ dalla quale il consumatore possa innanzitutto capire se il vino è prodotto nei dintorni oppure arriva da fuori, ma anche sapere qualcosa di più sulle caratteristiche di quanto va a versare nel bicchiere”.
“Alcuni produttori ci hanno raccontato di vendere bottiglie di Falerio e Rosso Piceno ai ristoranti, soprattutto quelli degli stabilimenti balneari, al prezzo di due euro – spiega il presidente Maroni - ma nel tragitto dal cartone alla tavola il prezzo quintuplica magicamente, arrivando a 10 euro o addirittura oltre. Una situazione che danneggia le imprese e i consumatori. I primi vendono di meno, poiché il caro-prezzi diminuisce i consumi, mentre i secondi finiscono per pagare una cifra ingiustificata”.
Per chi non vuole spendere, oppure non consuma una bottiglia intera, c’è sempre la soluzione del vino in caraffa, ma anche qui la situazione è tutt’altro che soddisfacente. “La definizione di vino della casa in un ristorante è il più delle volte assolutamente senza senso – sottolinea il direttore di Coldiretti Ascoli, Malara -, e non si capisce perché non si debbano dare indicazioni sulla provenienza di quanto si serve in tavola, facendo conoscere le produzioni locali e valorizzando le aziende e il territorio.
E’ per questo che lanciamo la proposta di una ‘carta del vino sfuso’ dalla quale il consumatore possa innanzitutto capire se il vino è prodotto nei dintorni oppure arriva da fuori, ma anche sapere qualcosa di più sulle caratteristiche di quanto va a versare nel bicchiere”.
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15/02/2006
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