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La morte di Gino Novelli

San Benedetto del Tronto | Il ricordo del nipote Renato

di Renato Novelli


Ieri è morto mio zio Gino Novelli.. E questo riguarda sua moglie Emilia, i suoi figli Nicolino e Sandro, le loro mogli e i nipoti. Più da lontano noi, figli di suoi fratelli. Ma mio zio fu il più Ceccherò di tutti i Ceccherò che noi siamo e la sua morte riguarda anche San Benedetto e il borgo. Per lo meno per due aspetti.

Per raccontarli andrò dal particolare verso il globale.

Mio zio Gino appartiene ad una generazione di popolo che era di sinistra, magari non attivisti (lui fu candidato per il PCI e non gli andava giù che suo nipote fosse il portavoce più visibile di Lotta Continua, anche, se in cuor suo, sono convinto ne fosse fiero), ma convinti.

La sua appartenenza non riguardava gli obbiettivi o la pratica politica.
Per lui e centinaia di suoi amici sambenedettesi, vissuti ragazzi sotto il fascismo, la sinistra rappresentava la direzione stessa della storia: l'onda lunga del riequilibrio delle disuguaglianze, di una maggiore giustizia sociale, di un'equità e di una trasparenza che in Italia mancavano. La sua
generazione poteva non seguire le tribune politiche o le tattiche della politique d'abord di Pietro Nenni o l'intelligenza di Togliatti. L'appartenenza non riguardava questi aspetti congiunturali.

Essere di sinistra era un "sentire razionale" del mondo, un "incanto" simile al disincanto del mondo di Max Weber. Lasceremo che quell'incanto se ne vada via con la fine della sua generazione ? Non dovremmo, anche noi, andare al di là delle elezioni quinquennali e pensare o progettare i tempi lunghi e le idee universali su cui costruire anche i modesti confini della piccola comunità di San Benedetto?

Mio zio Gino fu un contadino. I suoi fratelli percorsero sentieri di altri lavori, ma lui rimase fedele alla terra, a Santa Lucia e alla sua chiesa, non per proprietà, ma per cultura. Come per molti contadini, il know how del mondo tradizionale è stato un modo di affrontare la modernità. Il sistema alimentare è un frutto impazzito della globalizzazione.

Cosa altrimenti testimoniano i poveri cigni morti in Sicilia?
E Prima di loro la mucca savia resa pazza dai mangimi, le uova alla salmonella, i polli del Sud Est asiatico? Ha ragione l'economista rurale olandese Van Der Ploeg, quando dice che alla crisi del modello agricolo globale si risponde con una riscoperta della cultura contadina. Non sciocca, non tradizionalista.

Riscoperta del know how profondo, del legame con il campo, delle colture locali per intervento,
universali per rapporto con la terra e per la qualità dei prodotti. Il contadino Gino Novelli era un rappresentante di questo mondo da riscoprire. Perciò al di là del nostro dolore, la piccola comunità di San Benedetto sa quanta storia ha perduto con la sua morte e sa anche cosa non dovrebbe perdere mai.

O meglio, mai più.

13/02/2006





        
  



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