Il ritorno di Brancaleone
| LAssociazione Philip Morris restaura uno dei capolavori del cinema italiano.
di Rossella Rinaldi

Brancaleone
Grazie all’intervento dell’Associazione Philip Morris Progetto Cinema e alla supervisione tecnica del Maestro Giuseppe Rotunno, L’armata Brancaleone, capolavoro di Mario Monicelli del 1966, è tornato in una splendida versione restaurata.
Il film fu prodotto da Mario Cecchi Gori e distribuito dalla Titanus di Goffredo Lombardo: una scommessa azzardata, vista la sperimentalità del linguaggio e della narrazione. Ma una scommessa vincente, ha dichiarato Vittorio Cecchi Gori, che ha voluto smentire le voci secondo cui il padre, spaventato dal linguaggio troppo sperimentale, a un certo punto non volesse più produrre il film (Monicelli e i due sceneggiatori Age e Scarpelli entrarono in partecipazione agli utili della produzione). “Mio padre, ha detto il produttore, ha voluto fortemente questo film, anche se era un film costosissimo e molti altri produttori l’avevano rifiutato; per lui era una scommessa finanziaria, ma aveva lungimiranza, ci investì tutti i soldi che aveva. E ci credeva così tanto che poi produsse anche il sequel, Brancaleone alle Crociate.
E per poco il film non fu distribuito nel mondo, ci furono contatti con la United Artists per l’uscita USA. Comunque il film uscì in Germania, dove fu un successo”.
Il giornalista e critico Steve Della Casa, curatore del volume “L’Armata Brancaleone – Quando la commedia riscrive la storia” (Lindau), ha confessato il suo amore per il film, visto ai tempi delle medie, e diventato subito un cult per varie generazioni. “Molto prima di Tarantino, ha detto Della Casa, Monicelli ha mescolato l’iconografia dei film giapponesi e i colori pop dei costumi ad una lingua inventata e difficile: una sperimentazione ardita, ma che piacque a tutti”.
Alla conferenza stampa era presente anche Alessandro Gassman, che ha ricordato quanto il padre fosse affezionato al personaggio di Brancaleone, una sorta di samurai, creato dal genio del costumista Piero Gherardi. Un personaggio che conquistò subito una grande popolarità anche nel pubblico più infantile, tanto da istillargli il dubbio, quand’era bambino, di essere figlio di Brancaleone. Gassman ha anticipato che la Fondazione dedicata a suo padre si dedicherà al restauro dei film da lui interpretati.
Presente anche una bellissima Catherine Spaak, interprete del personaggio di Matelda, che ha ricordato l’atmosfera goliardica del set, forse un po’ troppo maschilista: di donne, c’erano solo le attrici e la segretaria di edizione. Ha ricordato come ci fosse un clima pesante, fatto di continui scherzi, soprattutto per lei che ancora non conosceva bene l’italiano. Infine Gassman le fece addirittura le sue scuse.
Mario Monicelli, intervenuto al telefono perché malato, era commosso per la presenza di tanti amici. Ha ricordato l’atmosfera del set, “un po’ ruspante”, e il periodo della lavorazione, molto divertente, anche perché si girava in splendide località italiane (il film fu girato nel Viterbese e in Calabria, ndr).
Nei progetti futuri dell’Associazione Philip Morris (che si è già occupata del recupero di 29 film, tra cui I delfini di Citto Maselli, girato ad Ascoli Piceno) c’è il restauro de I mostri di Dino Risi, di Un sacco bello di Carlo Verdone e di un film di Luigi Magni.
Peccato che del “nuovo” Brancaleone non sia prevista l’uscita nelle sale, dal momento che sarebbe un indiscusso nuovo successo, e nemmeno, per ora, in dvd.
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30/01/2006
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