Lettera Aperta alla Stampa di FI sulla centrale Turbogas
| TERAMO - Oggi ci troviamo davanti la possibilità di avere una centrale turbogas per la produzione di energia elettrica. Vediamo di saperne di più e decidiamo con serenità ed equilibrio anche i significativi vantaggi economici.
In un mondo reale in cui la regola è la competizione globale in tutti i campi, in una realtà in cui nel campo dell’economia, dello sviluppo e della crescita bisogna essere all’altezza dei tempi se non si vuole la decadenza e il regresso, non si può pensare di chiudere un territorio a quelle che sono le moderne tecnologie.
Mentre parti del territorio nazionale ed europeo camminano, mentre Paesi extraeuropei corrono, Teramo non può fermarsi e isolarsi costruendo un futuro fatto di emigrazione per i giovani, di decadenza per tutti.
Lo sviluppo deve essere compatibile con la realtà, non con le utopie che già, come è noto, hanno prodotto nel Novecento disastri incredibili ed hanno condannato tanti Paesi (Est europeo, ecc.) alla miseria e all’emigrazione.
Bisogna certamente preservare l’ambiente (che è anche una significativa risorsa per il turismo) e soprattutto la salute, ma non si può fare professione di terrorismo dell’informazione e assumere, strumentalmente e per ragioni di parte, atteggiamenti demagogici. Bisogna fare emergere la verità e studiare senza pregiudizi i progetti di sviluppo della città.
Oggi ci troviamo davanti la possibilità di avere una centrale turbogas per la produzione di energia elettrica. Vediamo di saperne di più e decidiamo con serenità ed equilibrio anche i significativi vantaggi economici.
A Teramo i cittadini sono giustamente vigili ed attenti nella valutazione dei progetti che li riguardano, ma non sono politicamente apprezzabili quelli (pochi in verità) che si sentono i “guardiani della rivoluzione”, che sono in realtà i professionisti dell’immobilismo e del sottosviluppo, pronti sempre a pregiudiziali “no”.
Già nel passato li abbiamo visti all’opera nel nostro Paese: no alle autostrade (ricordiamo ad esempio l’opposizione al raddoppio della Firenze-Bologna e ai vari impatti ambientali denunciati quasi dappertutto) ma lamentando contemporaneamente il traffico congestionato; no ai ponti (si pensi a quello avveniristico sullo stretto di Messina mentre si ammirano opere del genere in altri Paesi come Cina, Portogallo, Turchia, Danimarca, Svezia, ecc.); no alle centrali nucleari in Italia (ma ve ne sono dappertutto, anche ai nostri confini, a pochi chilometri da Genova, Torino, Milano, Venezia, Udine, ecc.) mentre contemporaneamente ci si lamenta della bolletta energetica più cara d’Europa; no ai treni veloci (Tav, ma ci si lamenta dell’isolamento del Paese con danni enormi per l’industria e il commercio); no alle centrali idroelettriche (perché “tolgono l’acqua ai fiumi”); no alle discariche (ma anche ad altri sistemi eco-compatibili di smaltimento); no ai trafori (perché modificano e danneggiano l’ambiente); no alle industrie (ma poi si piange la disoccupazione).
A Teramo, in verità, è stato ed è anche peggio (dove governa la sinistra si può fare di più perché la protesta tace): no ai centri commerciali (basta andare nelle città vicine per vedere la vivacità commerciale che producono); no al nuovo stadio (senza commenti); no al lotto zero (poi con il centro-sinistra salito al potere si cambiò idea, ma per coerenza bisognava cambiare un po’ il progetto che fu peggiorato e che ha provocato enormi ritardi e gravissimi danni alla città); no all’autostrada (chissà se i teramani ricordano che bisognava fermarla a Villa Vomano anziché fare l’attuale corsia fino a Teramo? Pensate, usciti dall’autostrada si sarebbe dovuto fare la strada della Specola!); no al traforo del Gran Sasso (si sosteneva che per raggiungere Roma bastava la strada del passo delle Capannelle!); no all’Università D’Annunzio (l’Abruzzo non ne aveva bisogno); no all’autonomia dell’Università di Teramo, ecc..
La solita sinistra si oppose duramente anche alla costruzione dell’Ospedale e ai suoi realizzatori, oggi lodati e ringraziati.
Sembra impossibile che i “guardiani della rivoluzione” non ne abbiano indovinata una. E non fanno autocritica, anzi, fidando della scarsa memoria dei cittadini, sembrano essere gli ideatori, autori e difensori delle strutture ricordate.
Per il futuro, i teramani e i loro attuali amministratori, siamo certi, sapranno fare le scelte giuste ed equilibrate salvaguardando l’ambiente, la salute e lo sviluppo della città. Sapranno essere, con il necessario equilibrio, all’altezza delle nuove sfide dei tempi e sapranno evitare la condanna all’isolamento di Teramo, che non dovrà divenire una sorta di riserva indiana in cui la popolazione si estingue o emigra.
Attenderemo lo studio degli esperti circa l’impatto ambientale e valuteremo se esso può essere compatibile con gli interessi generali della Città e con le sue ambizioni di sviluppo. Non abbiamo pregiudizi di sorta e respingiamo le strumentalizzazioni dei profeti di sventura che irresponsabilmente tentano di insinuare, prima del tempo, paure nei cittadini per inconfessabili ragioni politiche.
Che abbiano torto ancora una volta?
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22/12/2005
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