Multimediare, l'importanza dell'accoglienza
San Benedetto del Tronto | Nasce un progetto che vuole offrire assistenza linguistica agli immigrati che si recano all'ospedale civile "Madonna del Soccorso".
Al via un importante progetto per la mediazione culturale, gestito dalle associazioni di volontariato all’interno dell’ospedale di San Benedetto del Tronto, per assistere gli immigrati che si rivolgono alla struttura sanitaria. Solo al pronto soccorso ogni anno arrivano oltre 5000 stranieri.
Si lascia il proprio paese per cercare una vita migliore, si perdono abitudini, legami, certezze. La solitudine, la difficoltà di una lingua straniera, la diffidenza, il silenzio riempiono le vite degli stranieri immigrati in Italia. Solo nella provincia di Ascoli Piceno sono circa 15 mila, persone che hanno bisogno di cure, di assistenza sanitaria, compatibilmente con i loro usi, la tradizione, la religione.
Per questo è nato a San Benedetto del Tronto il progetto “Multi mediare”, coordinato dal Centro Servizi per il Volontariato e ideato dall’associazione Attac. Sono coinvolte anche le associazioni ganese e quelle peruviana, Artis, Casa Argentina, On the road e Sos Missionario. Spiega Lucia Mielli di Attac: “Abbiamo i dati che si riferiscono agli accessi soltanto al pronto soccorso. Lo scorso anno sono arrivati oltre 5000 stranieri, tra cui 1.078 albanesi, 410 marocchini, 270 rumeni, 255 cinesi. Persone che hanno bisogno di aiuto e spesso non sanno nemmeno a chi chiedere, con chi parlare. La figura del mediatore culturale che proponiamo noi non è semplicemente un traduttore ma un vero e proprio interprete di una cultura diversa, di una visione diversa del mondo, del concetto di malattia, del proprio corpo, della relazione con i familiari e i sanitari.
E’ un operatore in grado di capire la diagnosi e la terapia. Deve garantire agli immigrati il diritto di conoscere il proprio stato di salute, di prendere decisioni sulle cure. Inoltre in ambito ospedaliero la collaborazione con il personale sanitario facilita il superamento di diffidenze ed incomprensioni in una sfera delicata e personale quale quella della salute. Per noi è un impegno che equivale ad un concetto di pace costruita dal basso, con il riconoscimento reciproco, con la convivenza tra persone che hanno gli stessi diritti per arrivare ad una crescita collettiva”.
Intanto è già attivo lo sportello informativo pomeridiano all’ingresso dell’ospedale di San Benedetto. Ci si propone anche di impostare un’attività di animazione dedicata ai bambini che in ospedale vivono un dramma che non possono comunicare, una paura muta che si legge negli occhi.
Arrivano già le richieste più diverse, nei giorni scorsi è passato un musulmano che stava per riportare la moglie a partorire in Marocco, convinto che in Italia ci fossero solo ginecologi uomini. Presto partirà anche un laboratorio di attività teatrali, in collaborazione con “Laboratorio Teatrale Re Nudo” di Piergiorgio Cinì, un’ulteriore occasione di incontro tra italiani e stranieri.
Tante ancora le possibilità previste dal progetto, le associazioni che già operano all’interno dell’ospedale saranno a disposizione di tutti i volontari che volessero partecipare all’iniziativa. L’appuntamento è in programma per martedì 8 novembre, alle 18, all’ospedale di San Benedetto del Tronto.
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07/11/2005
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