Divisi alla meta. Sembra essere questo lo slogan che sta sempre più caratterizzando gli schieramenti politici su entrambi i poli in vista delle candidature alle prossime amministrative dell'anno prossimo.

Tra le forze del CentroDestra la cosa appariva quasi scontata dopo i veleni, le ripicche gli scontri personali e i rancori che avevano caratterizzato gli ultimi mesi dell'Amministrazione culminati con le dimissioni di Martinelli. Il quale, con il senno del poi, si può dire che con il suo gesto fece a tutti un favore. Lo fece a sé stesso, per non continuare a compromettere, con quelle che ormai erano diventate vere e proprie baruffe da “saloon”, una certa popolarità che il cittadino gli accreditava. In forza anche di numerose e, in certi casi, molto appariscenti opere di “riqualificazione pubblica”.

Lo fece ai partiti della maggioranza visto che ormai, come in una tela di Penelope, puntualmente si scuciva di notte quello che pazientemente si cercava di ricucire di giorno. Con Forza Italia da una parte, AN e UDC, più AI dall'altra. Ma tutti assieme appassionatamente divisi al loro interno.
E all'esterno. Dando vita ad una guerra senza esclusioni di colpi fatta prevalentemente a mezzo stampa con il solo risultato di accrescere a dismisura il disgusto del cittadino.

E, in ultima analisi, fece un gran favore alla città. Togliendogli, con un sol colpo di bisturi, un modo di fare politica degno delle migliori “banana republic”. Ora anche se non sono proprio tutte rose e fiori almeno regna una certa calma. E questo ha fatto sì che, dopo alcuni mesi di decantazione, Martinelli potesse ricandidarsi, An e Udc esprimere la volontà di scegliersi un altro candidato e Forza Italia, forse, riconfermare il suo antico amore per l'ex Sindaco senza per questo dover arrossire. Dove si andrà di qui in avanti lo dirà il tempo. Ma i toni sembrano immensamente più distesi, riflessivi, politicamente “civili” di quanto non lo fossero appena un mese mezzo fa.

Per ironia della sorte, quello che nel CentroDestra pareva ineluttabile si sta invece verificandosi nel CentroSinistra. Dopo gli iniziali proclami di unità, compattezza, e comunione di intenti ora sembra che quasi ogni partito dell'Unione decida di correre per sé incominciando a guardare l'altro in cagnesco.

 Il candidato unico doveva essere Gaspari. Di provata esperienza Amministrativa, per i suoi trascorsi da Assessore e Vicesindaco, e per dare a tutta l'Unione un senso di coagulazione. Ma poi quasi fisiologicamente, come puntualmente succede ad ogni elezione amministrativa, sbuca fuori l'ennesima lista o raggruppamento più o meno politico di un gruppo di cittadini che, giustamente, intendono dire la loro. Ed avanzano un'idea. Perchè non tenere le primarie Amministrative anche a San Benedetto ?

Il “pomo della discordia politica” era stato gettato. Questo inizia a ramificarsi e dare i suoi “frutti”. Fa fare un pensierino a Colonnella. Che insperatamente ci vede la possibilità di togliersi da un periodo di pericoloso anonimato. Allora i DS devono escogitare la sua nomina al Senato, giusta e sacrosanta, per non creare un pericolosa e imbarazzante guerra fratricida con Gaspari. Il quale a sua volta per non far capire che le primarie era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato è costretto a dire il contrario; ovvero che non vede l'ora che arrivino.

I Verdi, giustamente, non possono esimersi dal candidare D'Angelo per i suoi trascorsi al Comune e alla Regione. Lo Sdi, con gran sete di visibilità, propone la figura del Dott. Mario Narcisi, mentre il Forum, piccato con i DS per avergli tolto dalle mani Colonnella, ripresentano un “gran vecchio” del passato come l'Ing.Giuseppe Benigni. Poi ci sono altri partiti come il PCI che, più sprovveduti in fatto di nomi, fanno di gioco forza virtù e si “limitano” ad appoggiare Gaspari.

La Margherita merita un discorso a parte. Nel partito del fiore bianco sembra essere in atto uno “sciame sismico” che può portare dovunque. Intanto ha prodotto il “defenestramento” del Segretario Andrea Manfroni. Alcuni dicono perchè reo di non saper resistere al magnetismo di Donati. Altri di essere uscito perdente dal braccio di ferro con Francesco Rossi. O forse semplicemente e paradossalmente di voler fare quello che andrebbe fatto: appoggiare di fatto Gaspari. Tra i tre si inserisce il faccione bonario ma risoluto di un Alberto Cameli più battagliero che mai. Mentre dall'alto del Colle Ruggieri aspetta con fiducia quali saranno le designazioni del partito per le Marche. Se non sarà Roma può sempre esserci San Benedetto.

A proposito, da fonte sicura ed autorevole, la Margherita, pur con un Presidente di Regione, sembra consideri limitativo il fatto di "avere" così pochi Comuni nella regione e poche cariche di prestigio se si eccettua il Sindaco di Macerata. A buon intenditor.......