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"Chiarimenti" in seno alla DC

Ascoli Piceno | Verrocchio: “Ecco perché la vera Dc siamo noi e non quella berlusconiana cui è confluito Tassotti”.

“Quella in cui è passato l’ex segretario provinciale dell’Udc di Ascoli, Raffaele Tassotti non è la vera Democrazia Cristiana”. Per il segretario regionale della Dc, Giustino Verrocchio, “è imprescindibile fare chiarezza, onde evitare che i veri democristiani marchigiani si ritrovino su posizioni berlusconiane”.

“Quella in cui è confluito Tassotti – ha sostenuto Verrocchio – non è la vera Dc di De Gasperi e Don Sturzo bensì, la "la cosa" di Gianfranco Rotondi. È bene sapere che, come ha evidenziato recentemente il nostro segretario politico nazionale, Angelo Sandri, Rotondi è stato per anni il Segretario amministrativo nazionale e rappresentante legale del partito Cdu ed in tale veste, oltre a seguire gli aspetti legali del partito, si è impegnato nell'amministrazione di molta parte di quello che è stato il patrimonio della Democrazia Cristiana.

A prescindere da questa vicenda Rotondi era senza dubbio persona "informata dei fatti, quando la Democrazia Cristiana, nell'estate del 2002, ha citato in giudizio il Cdu per il riconoscimento del proprio simbolo e del proprio nome che, fino a prova contraria non possono che appartenere al partito. Val la pena di ricordare che la "causa madre" sta per andare a sentenza nel marzo del 2006, così come preannunciato dal G.I. Francesco Manzo, della Terza sezione del Tribunale civile di Roma.

Va precisato che nelle more della "causa madre" si è inserito un ricorso ex art. 700, presentato nel dicembre del 2003 dal Cdu contro la Democrazia Cristiana, per impedire lo svolgimento del XIX Congresso nazionale della Dc, che era stato convocato a Roma dal 5 al 7 dicembre 2003.  Quel Congresso - come noto - si svolse, così come si tenne il XX Congresso nazionale della Democrazia Cristiana celebrato a Trieste in data 29-30 aprile 2005. Quel procedimento ex art. 700, ha originato una duplice ordinanza: dapprima un'ordinanza di rigetto da parte del G.I. Francesco Manzo, emessa nel gennaio 2004; poi una successiva ordinanza d’accoglimento da parte del Collegio giudicante emessa nell'aprile del 2004”.

“Passano i mesi – ha proseguito Verrocchio - e Rotondi fuoriesce dall'Udc (mentre va ricordato che il Cdu è confluito da tempo nell'Udc, perdendo autonomia politico-giuridica) e va a fondare, nell'ottobre del 2004 in quel di Avellino, un'Associazione che denomina arbitrariamente Democrazia Cristiana, con un nuovo atto costitutivo, un nuovo statuto e anche con altro simbolo.

Ovviamente ciò non può essere, così come chiaramente stigmatizzato dall'ordinanza del Giudice Istruttore dott. Durante (I sezione Tribunale civile di Roma) di data 25 marzo 2005, che riconosce alla Democrazia Cristiana (per ora presieduta dal Segretario politico nazionale Angelo Sandri) il pre-uso del nome di cui trattasi (Democrazia Cristiana appunto) per la pregressa attività politica ed elettorale svolta, come noto, dal partito in tutti questi anni. Rotondi fa finta di nulla e corregge allora il nome in "Democrazia Cristiana per le autonomie".

Inoltre a metà giugno 2005 riesce ad ottenere, senza averne alcun titolo, l'esecutività di quell’ordinanza collegiale dell'aprile 2004, concessa come noto al Cdu. Sottolineiamo: senza averne titolo, in quanto Rotondi in quel momento non rappresenta più nulla né per il Cdu, né per l'Udc.

Ovviamente alla Dc nulla viene mai notificato e non ha quindi la possibilità esporre le sue ragioni a chicchessia. Conclusione: il Cdu è notorio che è confluito nell'Udc; tra Udc e Democrazia Cristiana esiste (dal 24 febbraio 2005) un'alleanza politico-elettorale che si è concretizzata in svariate circostanze, come ad esempio nel corso delle elezioni regionali ed amministrative del 2005, nella partecipazione ufficiale della delegazione D.C. al II Congresso nazionale dell'Udc nel luglio scorso a Roma; in manifestazioni congiunte organizzate in varie parti d'Italia, come ad esempio a Cortina d'Ampezzo (agosto 2005), o a Rovigo nel corso della XIX festa nazionale dell'amicizia (settembre 2005) ed in tante altre circostanze; da ultimo  anche in occasione delle elezioni comunali di Bolzano (novembre 2005)”.

“Come può Rotondi – ha concluso Verrocchio -, un fuoriuscito dal Cdu (non più ora partito autonomo in quanto è confluito nell'Udc), usufruire di una vecchia ordinanza cautelare concessa nell'aprile del 2004 al Cdu (ripeto: Cdu ora politicamente e giuridicamente non soggetto autonomo, bensì identificantesi nell'Udc) per contrastare le scelte politiche proprio dell'Udc, titolare d’ogni eventuale diritto nel merito della vicenda pregressa? Come può farlo proprio un soggetto come Rotondi che non ha alcun titolo di rappresentanza nei confronti né del Cdu, né tanto meno dell'Udc?

Giungiamo ad una situazione assurda: Rotondi usufruisce di un titolo ad agire concesso a Tizio contro Caio, per danneggiare Tizio che nel frattempo va d'amore e d'accordo con Caio, per poi fare l'esatto contrario di quello che Tizio vuole. Penso che l'esempio sia oltremodo chiaro: in ogni caso Rotondi e la sua "cosa", vogliono impedire all'Udc l'alleanza con la Democrazia Cristiana, usufruendo, senza averne alcun titolo, di un provvedimento cautelare (quindi provvisorio) concesso oltre un anno e mezzo fa al Cdu, che ora non esiste più, ma è parte integrante dell'Udc. E questo per danneggiare sia la Democrazia Cristiana che l'Udc”.

 

01/11/2005





        
  



4+1=
Giustino Verrocchio

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