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Agricoltori, diventate imprenditori

Fermo | Il professor Frascarelli spiega come investire la Pac nella propria azienda per affrontare la crisi

di Francesca Ripa

“Fin ora abbiamo guidato un auto a fari spenti nella notte, oggi non è più possibile, la strada è sempre più stretta e con molte curve”.

All’incontro di ieri pomeriggio presso la Sadam tra Coldiretti e agricoltori, il professor Angelo Frascarelli ha spiegato come i tempi siano cambiati e l’agricoltura non è più un settore protetto. In tutto questo marasma di novità l’unica cosa certa è la riforma Pac che entrerà in vigore dal 30 novembre.

Le parole chiavi sono disaccoppiamento e condizionalità.

I finanziamenti europei per l’agricoltura vengono erogati in base alla quantità di ettari posseduti dall’ agricoltore, ma non sono più legati al tipo di piantagione svolta, entrano direttamente nelle tasche dell’agricoltore indipendentemente da ciò che coltiva. Questo è identificato con la sigla Pua, pagamento unico per azienda.

L’unico limite è rappresentato dalla condizionalità. Ci sono delle regole ambientali da rispettare. Fatto ciò è possibile anche non coltivare nulla sul proprio terreno.

Il professore ha precisato che il coltivatore incasserà ugualmente i finanziamneti della Pac, ma se vuole rimanere nel giro e continuare a svolgere questo mestiere deve cambiare mentalità e diventare imprenditore. “Dobbiamo competere con il resto del mondo e sarà difficile. Immaginiamo di fare un gara, la Pac ci dà trenta metri di vantaggio, ma nei restanti settanta dobbiamo correre”.

Qui entra in gioco il concetto di strategia da scegliere in base ai quattro punti fondamentali: qualità del prodotto, integrazione nella filiera, aumento delle rese, riduzione dei costi. All’agricoltore-imprenditore è chiesto di seguire il mercato, controllare i prezzi, informarsi, fare ricerche in Internet, valutare la propria azienda, mettere in relazione tutti questi dati e programmare l’attività produttiva. E’ un compito arduo. La sala si è presentata gremita di gente di una certa età. I giovani, gli unici pronti ad accogliere la modernità, erano pochi.

Ed infatti gli agricoltori non ci stanno. “Le garanzie! Chi ci dà le garanzie?”.

“Dimenticate il concetto di garanzia”. Ha avuto modo di ribattere con decisione Frascarelli.

Negli anni settanta e ottanta, vigevano i prezzi politici che preservavano l’agricoltura dalle oscillazioni del mercato. Ma in un mercato libero ogni scelta dipende dal singolo agricoltore, e anche se soppesata non è mai priva di rischi.

Il professore ha ribadito la necessità di fare i conti nella propria azienda. Dalle statiche è emerso che aumentano le piccole imprese part-time, così come le grandi aziende. Quelle medie invece non reggono e chiudono. Si può scegliere di non coltivare nulla, ma con i costi di manutenzione richiesti dell’UE non sempre è la scelta più conveniente. Ci sono coltivazioni che permetterebbero di risparmiare.

Gli agricoltori dovrebbero frequentare corsi di informazione, o rivolgersi agli esperti del settore. In ogni modo è chiesto loro lo sforzo di buttarsi nella modernità se vogliono continuare a svolgere questo mestiere.

Alla luce dei fatti la crisi c’è e va affrontata. Ma la riforma Pac, che entra in vigore adesso nel 2005, è stata approvata a luglio del 2003, e se ne parlava già nel 2002.

Gli analisti, che di mestiere analizzano i dati, conoscevano il problema e il suo sviluppo.

Si vuole arginare la crisi insegnando agli agricoltori, la maggior parte over sessanta, il concetto di libero mercato. Ammesso che questa sia l’unica soluzione, in due anni di preparazione qualcuno non si sarebbe già adeguato?

01/11/2005





        
  



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