Il sistema economico delle province di Ascoli e di Fermo.
Ascoli Piceno | Uno studio della Cna analizza il Piceno dopo la divisione.
di Roberto Valeri
Artigianato e piccola impresa, un ruolo fondamentale nelleconomia del Piceno sarà il tema del convegno che si svolgerà sabato 8 Ottobre 2005 al termine dellassemblea per il rinnovo delle cariche della Cna di Ascoli. Un appuntamento che costituisce un valido momento di riflessione e di confronto sulla situazione del sistema della piccola e piccolissima impresa oltre ovviamente allartigianato.
Parteciperanno in veste di relatori: il Sindaco di Ascoli Piceno, Piero Celani, il Vicepresidente della Regione, Luciano Agostini, il Vicepresidente della Provincia, Emidio Mandozzi, il Presidente della Camera di Commercio, Enio Gibellieri, il Pro Rettore dellUniversità di Camerino, Gloria Cristalli. Il convegno si terrà al ristorante country house Corte del Sole : nel corso del convegno il responsabile del Centro Studi Sistema della Cna regionale illustrare i risultati di una ricerca condotta per analizzare le dinamiche di lungo periodo e recenti delleconomia nella
nuova area provinciale di Ascoli Piceno derivante dallistituzione della provincia di Fermo.
Lobiettivo è verificare se le dinamiche di lungo periodo e recenti evidenzino differenze rilevanti tra le due nuove aree provinciali.
Le indicazioni di maggior rilievo che si traggono dallanalisi dei dati elaboratori evidenziano che in ambo le aree negli anni novanta si registra una crescita delle unità locali che però risulta più marcata nella provincia di Ascoli Piceno rispetto a quella di Fermo (+12,2% contro +5,1%).
Inoltre, il periodo intercensuario corrisponde per larea della nuova provincia di Ascoli ad unevoluzione più favorevole in termini di unità locali: in entrambe le aree il settore manifatturiero perde unità locali, ma vi è una netta differenziazione a favore della provincia di Ascoli che perde il 3,8% delle unità locali contro il meno 10,2% della provincia di Fermo.
In termini di addetti lanalisi delle dinamiche intercensuarie conduce a ribaltare il quadro delineato in termini di unità locali. Infatti, mentre il territorio della provincia di Fermo registra una crescita non trascurabile degli addetti (+4%) quella di Ascoli Piceno registra invece una leggera diminuzione (-0,2%).
Le dinamiche delle unità locali nel corso degli ultimi cinque anni (1998- 2004) vedono un maggior sviluppo nellarea di Ascoli Piceno, dovuto soprattutto allevoluzione delle attività manifatturiere, in crescita nellarea di Ascoli e in calo in quella di Fermo; per i restanti settori di attività si registrano invece incrementi superiori nellarea di Fermo, dove lincremento di peso del terziario risulta quasi doppio rispetto allarea di Ascoli Piceno.
Tali dinamiche conducono le due aree provinciali ad un avvicinamento in termini strutturali ma le differenze permangono nette e evidenziano il ruolo assai maggiore del manifatturiero nellarea di Fermo e il peso assai più elevato del terziario nellarea di Ascoli Piceno.
La crisi dei settori tradizionali del made in Italy colpisce maggiormente larea della provincia di Fermo, sia perché in tal caso è assai più forte il peso del calzaturiero sia perché solo in tale area si registra una diminuzione delle UL del settore tessile, che risultano invece in crescita nellarea di Ascoli.
La fase di difficoltà si riflette in modo diverso sul sistema manifatturiero delle due aree: quella di Ascoli non solo reagisce meglio nei settori più esposti alla concorrenza (che in questarea pesano di più per quanto riguarda tessile e abbigliamento, molto meno per il calzaturiero) ma registra anche una crescita delle UL in altri settori, tale da compensare i casi di diminuzione.
Così, mentre larea di Fermo conferma anche per i primi anni 2000 la sua vocazione produttiva pressoché monosettoriale, larea di Ascoli, invece, presenta una composizione del manifatturiero assai più differenziata.
Nel considerare tali dinamiche si deve tener presente come nello stesso periodo il complesso del territorio considerato continui a presentare una maggiore caratterizzazione in senso manifatturiero rispetto alla regione, già di per sé caratterizzata dal ruolo più marcato del settore produttivo.
Tale osservazione vale in senso opposto per il terziario: anche in questo caso, benché nel periodo si osservi un processo di avvicinamento tra il peso che il settore assume nella provincia e quello che riveste nella regione, tuttavia permane sensibile il ritardo che caratterizza la prima nei confronti della seconda.
Il periodo (1998-2004) coincide con una fase particolarmente difficile per le produzioni del made in Italy e le dinamiche registrate nei settori tessile, calzature, legno in entrambe le aree (con leccezione del tessile in quella di Ascoli Piceno) verificano diminuzioni di presenze delle UL rilevanti. Il settore che soffre maggiormente è quello calzaturiero-pellettiero, che perde quasi l11% di UL in ambedue le aree.
La crisi colpisce però maggiormente larea della provincia di Fermo, sia perché in tal caso è assai più forte il peso del calzaturiero (e così la stessa diminuzione in termini relativi corrisponde ad una perdita dieci volte maggiore di unità locali) sia perché solo in tale area si registra una diminuzione delle UL del settore tessile: nellarea di Ascoli Piceno il settore cresce di 8 UL.
La fase di difficoltà si riflette quindi in modo diverso sulleconomia di produzione delle due aree
considerate:
- larea di Ascoli non solo reagisce meglio nei settori più esposti alle difficoltà (che in questarea pesano di più per quanto riguarda tessile e abbigliamento, molto meno per il calzaturiero) ma registra anche una crescita delle UL in altri settori, tale da più che compensare i casi di diminuzione.
Difatti, mentre larea di Fermo perde oltre il 6% delle UL manifatturiere, quella di Ascoli Piceno registra invece un incremento non irrilevante, vicino al due per cento.
- In entrambe le aree si registrano comunque difficoltà non solo per i settori del sistema moda ma anche per settori meno tradizionali come quelli della chimica gomma e plastica e per alcune attività della meccanica, segnatamente quelle della fabbricazione di apparecchiature radiotelevisive e per le comunicazioni.
Gli effetti di tali dinamiche sulla composizione per attività del manifatturiero, possono essere descritte sinteticamente nei termini seguenti:
- nellarea di Ascoli, la composizione del manifatturiero è più variegata. Le meccaniche rafforzano il loro peso (passando da 31,0 a 31,7%) che continua ad essere largamente superiore al doppio di quello dellaltra area; si consolida ulteriormente il settore delle industrie alimentari (da 16,6 a 18,0%) e cala il peso del TAC (da 24,8 a 23,3%): nel suo ambito, tuttavia, cresce il tessile (che passa dal 3,9 al 4,1) e regge bene labbigliamento (da 11,0 a 10,5%); il ridimensionamento del TAC è quindi tutto dovuto al calo di UL del calzaturiero (dal 10,0 all8,7%).
- nellarea di Fermo il ruolo del sistema moda (TAC) decresce ma rimane largamente predominante (con ancora oltre i due terzi delle UL al 2004).
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07/10/2005
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Betto Liberati