Il Senato ha approvato ieri la conversione in legge di un decreto legislativo che darà alle curie la possibilità di non pagare l'Ici sugli immobili. Qualsiasi attività vi si svolga, pur se in forma commerciale, sarà esente dalla tassa.
 
Sembra che la legge abbia valore retroattivo, per cui le curie avranno la possibilità di chiedere la restituzione degli importi Ici pagati a partire dal lontano 1993.
 
Mi farò portavoce di un'interrogazione al Sindaco per sapere in che misura una legge del genere inciderà sulle già esangui casse comunali. A prima vista, infatti, non si tratta di uno scherzo. A livello nazionale la stima si attesta fra i 200 e i 300 milioni di euro di incassi Ici in meno. Un'enormità.
 
Vorrei inoltre ritornare un attimo su quella che a prima vista ha tutto il sapore di una beffa. Nella seduta consiliare del 27 maggio scorso, quando furono necessarie ben due votazioni per rendere effettivo il provvedimento ( evento tragicomico che a mio modo di vedere ne inficia la stessa legittimità), fu cancellata l'agevolazione Ici prima casa sugli immobili concessi in uso gratuito ai parenti.
 
In altre parole i sacrifici chiesti a quelle famiglie che avevano ceduto in uso gratuito un appartamento ai figli, non entreranno più nelle casse comunali, come inizialmente previsto. Pertanto non contribuiranno al rifacimento delle strade, a finanziare eventi culturali o ad abbassare le rette per i buoni pasto nelle scuole, perchè svolteranno direttamente nelle tasche delle curie.
 
Naturalmente in nome del buon dio.