Sadam: sindaci e sindacati chiedono lo stato di crisi
Fermo | In una lettera si legge: "Siamo già fiaccati dalla crisi calzaturiera, andremmo in un declino senza precedenti dal dopoguerra"
di Pierpaolo Pierleoni
Nuova capitolo nella drammatica vicenda Sadam. Vista la situazione critica, sindaci e forze sindacali di tutto il fermano, primo cittadino di Fermo Di Ruscio in testa, si sono uniti nell’attivismo per cercare di salvare lo stabilimento di Campiglione di Fermo.
Insieme, hanno firmato un documento da inviare alle massime autorità del Paese (Presidente della Repubblica, capo del Governo, presidenti delle Camere, Ministri del lavoro, agricoltura, attività produttive) ai capigruppo di Camera e Senato, e ai maggiori esponenti politici della regione e a tutti i sindaci delle province di Ascoli, Fermo e Macerata.
La richiesta più eclatante è quella dello stato di crisi, necessario per definire ammortizzatori sociali e definizione dei bacini bieticoli, ricordando le 46.000 aziende agricole coinvolte ed i 19 zuccherifici. Nel documento, si chiede inoltre che venga mantenuta e garantita la funzionalità dei due stabilimenti marchigiani di Jesi e Fermo, e che non si cambi la destinazione d’uso di quest’ultimo. Al Governo è stato anche chiesto un ulteriore impegno per il sostegno al settore bieticolo, e la massima pressione per riuscire a strappare in Commissione Europea gli accordi meno traumatici per la riforma Ocm, in modo da tutelare interessi e bisogni di tutti i lavoratori.
Un accenno nella lettera anche ai numeri, critici, che si registrebbero in caso di chiusura. Sarebbero infatti a rischio ben 400 posti di lavoro presso la Sadam di Campiglione e circa 3.000 complessivi nell'indotto. Nel documento si ricorda anche la situazione già di profonda difficoltà del territorio, fiaccato dalla crisi della calzatura, e si conclude che se si aggiungesse al quadro già critico la chiusura dello stabilimento di Fermo “… il territorio avvierebbe ad un declino industriale senza precedenti dalla fine della II guerra mondiale”.
Un paragone che mette i brividi.
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30/10/2005
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