L'inizio dell'anno scolastico nell'analisi del Provveditore agli Studi Discenza.
San Benedetto del Tronto | I maggiori problemi sono nell'edilizia scolastica e nel trasporto degli studenti (e i precari?).
di Giovanni Desideri
Respinge l'espressione 'isola felice', ma parla di una "scuola di qualità" in tutto il territorio provinciale. Il dott. Romualdo Discenza, Provveditore agli Studi di Ascoli Piceno dal giugno 2001, valuta il mondo della scuola nella nostra provincia facendo raffronti nel tempo e nello spazio: "ho iniziato a lavorare in questo settore ad Ascoli nel 1975 e ho ricoperto incarichi in Basilicata, in Puglia, a Roma, Ravenna, Rimini, Pesaro".
Le cronache parlano sì di precari sempre più precari e che protestano, di vincitori di concorsi con un punteggio in graduatoria più incerto della classifica del Catania in serie B, ma tutto questo, a giudicare dalle parole del Provveditore, sembra rientrare in una necessaria opera di razionalizzazione dei posti di lavoro nella scuola.
"In passato, spiega il dott. Discenza, si sono immesse in ruolo schiere di insegnanti, per 'azzerare' si diceva il precariato. Si sono fatte delle vere e proprie 'infornate' nel '73, con la legge n. 477, art. 17. Poi nel '78, nell''82 e infine nell''88. Nell''88 venne introdotto il reclutamento attraverso concorso, da tenersi ogni 2 anni. Ecco allora i concorsi dell''89, '91, '93, fino all'ultimo mega-concorso del 2000".
Tutto questo è passato. Oggi ne scontiamo le conseguenze: "in quegli anni si sono fatte troppe assunzioni, molte di più che nel resto d'Europa. L'Italia, anzi, si è sempre distinta per l'alto numero di insegnanti. Per alcune classi di concorso, addirittura, negli anni '60 si accedeva all'insegnamento senza aver conseguito una laurea".
Oggi i maggiori problemi per chi voglia insegnare si concentrano forse nell'ambito della scuola secondaria. Viviamo nell''epoca delle S.i.s.' ('Scuola interateneo di Specializzazione per la formazione degli insegnanti della scuola secondaria', legge 341/90, regolamentata dal Decreto Interministeriale del 26 maggio 1999): si accede a queste scuole attraverso un esame di ammissione, si frequentano lezioni per due anni, al termine dei quali si ottengono 30 punti nella graduatoria che regola la fila verso l'insegnamento 'di ruolo': ciò che resta del 'posto fisso', che se va bene arriva intorno ai 40 anni. Per questo hanno protestato quelli che avevano vinto il concorso nel 2000: tutti sopravanzati dai nuovi arrivati, i 'sissini'.
Ma tra 'color che son sospesi' non ci sono solo gli insegnanti ('personale docente': 200 posti in meno nelle Marche per il 2003/2004, circa 50 per ogni provincia). La Finanziaria 2003, infatti, ha decretato tagli al personale non docente (i cosiddetti 'A.t.a.': personale 'ausiliario-tecnico-amministrativo'), nella misura del 6% nell'arco di tre anni. Complessivamente, però, il Provveditore non ritiene che ci siano sconquassi: "il personale scolastico ha un ricambio normale. Gli insegnanti giovani ci sono, come sempre, anche se forse si va in pensione un po' più tardi. Semmai ciò che si ottiene più difficilmente rispetto al passato è la stabilità".
Inoltre: "nella nostra provincia non abbiamo carenze di personale. Secondo le tabelle ministeriali il personale in servizio è sufficiente, secondo alcune scuole no. Ma le proteste di queste ultime non sono necessariamente fondate su dati oggettivi. Si consideri che una scuola, per ottenere personale non docente per l'anno successivo, deve fornire stime sugli studenti che la frequenteranno effettivamente: queste stime risultano ogni anno gonfiate, e chissà se per dolo o per delle difficoltà di valutazione".
"In ogni caso, è sempre Discenza a parlare, la scuola è un'entità dalle proporzioni continuamente mutevoli: un anno ci sono più studenti, l'anno dopo meno. In questo momento c'è un calo demografico generalizzato e noi abbiamo avuto un saldo di 20 classi in meno (27 classe tagliate contro 7 di nuova istituzione). La riduzione del personale dipende anche da fattori come questo. Poi, naturalmente, c'è da considerare la volontà politica di puntare su un settore piuttosto che su un altro, date le scarse risorse finanziarie a disposizione. E non mi sembra che negli ultimi tempi la scuola sia tra i settori favoriti".
Un ultimo capitolo a proposito di personale è quello degli insegnanti di sostegno: "la legge stabilisce che gli insegnanti di sostegno debbano essere 1 per ogni 138 studenti 'normali'. Nelle Marche è accaduto quest'anno che il Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico ha dovuto autorizzare circa 400 insegnanti in più rispetto a quanto stabilito da quella proporzione. Non so se questo sia avvenuto perché abbiamo molti insegnanti di sostegno o perché abbiamo molti studenti che ne hanno bisogno".
Recentemente il Governo nazionale ha stanziato 90 milioni di euro da destinare, in tre anni, a rimborso parziale delle rette delle scuole private pagate dalle famiglie, senza limiti di reddito: "io sono un funzionario dello Stato, è il commento del Provveditore, non posso che prendere atto della scelta governativa. Nel sistema democratico bisogna stare al gioco, può darsi che in futuro un Parlamento composto diversamente decida diversamente".
L'anno scolastico sta per iniziare. Il Provveditore pensa immediatamente ad un miglioramento che si è avuto da pochi anni: la nomina degli insegnanti entro luglio per l'anno successivo e la fine del tradizionale caos dei calendari scolastici. Dice Discenza: "quest'anno l'anno scolastico inizia in maniera regolare e ordinata, con tutti gli insegnanti al loro posto, nessuno assente".
I problemi, invece, sembrano concentrarsi su due fronti: quello dell'edilizia scolastica e quello del trasporto degli studenti: "le scuole sono dislocate in maniera troppo dispersiva. Ci sarebbe bisogno di sedi scolastiche in cui trovino posto tutti e tre i segmenti dell'istruzione: scuola dell'infanzia, primaria e secondaria. I famosi 'istituti comprensivi'. Invece permangono divisioni orizzontali: scuole medie che sono solo scuole medie ecc. Inoltre abbiamo ancora un forte pendolarismo, studenti costretti a spostamenti e perdite di tempo. Questo è un grosso problema".
In conclusione? "È vero che abbiamo anche problemi di edilizia scolastica, per esempio per quanto riguarda la messa a norma degli impianti, in istituti che risalgono a 50 anni fa o che erano nati per altre finalità (ex conventi, ecc). Avremmo bisogno di più spazi. Ma nonostante tutto questo devo dire che rispetto alla media delle altre regioni italiane le Marche e la provincia di Ascoli Piceno si trovano in una situazione migliore. Il fatto, semmai, è che l'Italia accusa ancora qualche ritardo rispetto al resto d'Europa
".
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10/09/2003
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