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"IL PATRIMONIO SALVATO"

| ANCONA - Presentato il nuovo Quaderno - rivista, curato dal Servizio Beni e Attività culturali

Viaggio per immagini e descrizioni nel panorama regionale dei beni culturali recuperati e ora fruibili grazie ai fondi comunitari e della Regione.

Come presi per mano e portati ad ammirare 224 beni culturali,  tra palazzi, conventi , chiese, rocche, teatri storici, aree archeologiche e opere d'arte, recuperati e restituiti alla comunità.  
E' Il patrimonio salvato  in dieci anni,  con l'impiego di 35 milioni di euro tra risorse comunitarie, statali e regionali e anche il titolo del primo numero del Quaderno-rivista semestrale, presentato oggi in Regione, che sintetizza il lavoro svolto dal Servizio Beni e attività culturali - dal 1993 al 2003 - per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale regionale.
"Una guida ragionata ai beni culturali adesso totalmente fruibili dalle persone". Così ha definito il presidente Vito D'Ambrosio,  il volumetto che si compone  - nelle 94 pagine interamente curate dai funzionari del Servizio regionale sia sotto l'aspetto grafico, fotografico e dei testi - di analisi dei progetti e degli interventi di recupero, dell'elenco fotografico di immagini a colori di tutti i beni restaurati con il dettaglio della localizzazione, destinazione d'uso e canale di finanziamento. E poi mappe cartografiche suddivise per provincia e per tipologia di bene recuperato e tabelle riassuntive.
 " E' anche un modo per comunicare - ha proseguito  D'Ambrosio - che la politica culturale regionale segue l'obiettivo di restituire a figli e nipoti un patrimonio recuperato e mantenuto come lo abbiamo ricevuto dalla storia e se possibile anche un po' meglio. Un volume che dà conto degli interventi concreti realizzati  sul territorio, il  contrario del Dpef del Governo - ha scherzato il presidente - che è vago, generico e poco utile.  Qui invece è scritto ciò che è stato fatto con un investimento finanziario diffuso sul territorio, pur nelle difficoltà economiche di cui sempre la Cultura è vittima. Perché si continua a sbagliare,  pensando che non sia un settore produttivo, né relativo al welfare. Non è vero. Recuperare un bene significa portarlo all'attenzione di tutti,  farne un'attrattiva turistica, oltre che uno strumento di creazione di occupazione qualificata, e poi migliorare sensibilmente la qualità di vita e quindi il benessere di una realtà  territoriale."
Alla presentazione del volume ha partecipato anche il presidente della I Commissione Consiliare - Cultura, Adriana Mollaroli.
" Il "Quaderno",  a cura di Paolo Brugè, - ha ricordato il dirigente del Servizio beni e attività culturali, Laura Pierini che ha coordinato la pubblicazione-  prende in esame anche cinque casi esemplari,  sia come progetto, che come realizzazione dell'intervento di recupero,  in cui la condizione necessaria per essere ammessi a finanziamento era la destinazione ad un uso pubblico." Nella classifica dei  "top five" troviamo, quindi, Il Complesso di Sant'Agostino ad Ascoli Piceno recuperato a fini espositivi, il Convento di San Domenico a Camerino come polo culturale, Il Foro Annonario di Senigallia destinato a biblioteca e archivio storico comunale, la ex Miniera di zolfo a Perticara di Novafeltria, come museo minerario e, infine,  il restauro degli affreschi del chiostro di S. Pietro martire ad Ascoli Piceno.
I prossimi numeri dei Quaderni, riguarderanno i progetti pilota in cantiere: il Romanico, il Sistema archeologico regionale, e il Parco -Museo delle Miniere di zolfo."

25/07/2003





        
  



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