I 24 anni del processo di Biscardi.
San Benedetto del Tronto | Il giornalista in riviera per presentare il suo ultimo libro. E per parlare di fatti e retroscena.
di Giovanni Desideri
L'imputato giura di dire tutta la verità? Biscardi risponde, parla di sé: "dico la verità, non ho paura di nessuno, io. Sergio Zavoli mi diceva recentemente che moltissimi hanno provato ad allontanarmi dal mio lavoro. E più di tutti Boniperti, che per questo faceva intervenire a giorni alterni prima un Agnelli e poi l'altro".
Questo è l'attestato di veridicità che Biscardi esibisce all'inizio del suo incontro con il pubblico, martedì 22 luglio, ore 21,30, alla Palazzina Azzurra di San Benedetto, durante la presentazione del suo ultimo libro (Il mio processo, tra calcio, tv e politica, con Luciana Baldrighi, Rizzoli, Milano, 2003, 184 pp., 12 ).
Si trattava del terzo appuntamento di 'Scenaperta Incontri con l'autore', organizzato dalla libreria 'la Bibliofila'. A condurre, stavolta, accanto a Mimmo Minuto, Maurizio Compagnoni, piccola gloria locale, approdato agli studi di Tele+ come giornalista sportivo e ormai voce nota di quella rete.
Il pubblico, come sempre numeroso all'appuntamento con gli autori, è così condotto in un piccolo e intrigante viaggio nel mondo del calcio e dietro alle quinte di una delle trasmissioni che hanno fatto la storia della televisione italiana: Il processo del lunedì. "La prima puntata andò in onda il 16 settembre 1980", ricorda Biscardi. "Allora lavoravo a 'Paese Sera' e la formula del processo la utilizzavo regolarmente per la carta stampata, chiamando in redazione giocatori e dirigenti che venivano a Roma in occasione delle partite contro le squadre della capitale".
E da allora Biscardi è sempre stato l'uomo dei record di ascolto: più di dieci milioni seguivano il suo 'processo' trasmesso dalla Rai ('la cassazione nel mondo del calcio', si legge nel suo libro), il suo unico dopo festival di San Remo realizzò nell''86 più dell'80% di share e così via: "ma queste cose di solito non le dico in giro, per modestia", chiosa non senza compiacimento. E prosegue: "il maggior critico televisivo italiano, Aldo Grasso, ha dovuto infine ammettere che avevo ragione. Poi ha pure esagerato, definendomi il miglior giornalista d'Europa". Ride.
Così iniziò la storia. E senza nulla cambiare alla formula della trasmissione, rimasta immutata negli anni ("cambiano i protagonisti ed è già molto"), Biscardi vanta oggi i risultati raggiunti. Scherza: "a Costanzo, che conduce la sua trasmissione da 21 anni, dico sempre che deve augurarsi un mio malanno, se vuole raggiungermi!". Il pubblico lo interroga, coinvolto visceralmente dal mondo del pallone. E nel rispondere Biscardi si difende e attacca ("io mi attengo sempre e rigorosamente ai fatti. E i fatti stessi 'impongono' la scelta degli ospiti, che finiscono per litigare: la polemica è l'essenza del giornalismo. Essa è inscritta nei fatti stessi"), ma sempre, si direbbe, con un certo distacco.
Dà l'impressione, certo, che il calcio sia il suo habitat, ma più dello spettacolo sembra prediligerne di gran lunga i fili, quelli che lui manovra in casa sua, appunto al 'processo'. Il suo credo: "la televisione deve essere neutrale e la mia trasmissione, che si chiama 'processo', non è mai stata faziosa. L'unica querela l'ho ricevuta dagli arbitri, una volta sola in 24 anni".
E se Gianni Brera, intellettualizzando, parlava di un'Italia in cui l'unica certezza era l'inizio delle partite domenicali alle 15, Biscardi modifica il detto a suo vanto: "lo scorso anno il campionato è iniziato in ritardo per la prima volta nella storia. È molto probabile che succeda anche quest'anno e non per l'ultima volta: l'unica certezza che abbiamo è l'inizio del 'processo' il primo settembre!". Con novità: al 'moviolone' (altra sua 'creatura', di cui si avvalse persino il Tg1 per vedere meglio la scena dell'attentato al Papa nel 1981) un arbitro, di cui non rivela il nome. E una prima puntata in cui già si preannunciano scontri epici, come da tradizione: chi non ricorda, ad esempio, le apparizioni di Costantino Rozzi su quella ribalta? "Rozzi sapeva tenere testa alle grandi squadre e alle grandi società del nostro campionato", ricorda Biscardi, "un personaggio geniale".
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23/07/2003
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Betto Liberati