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Premio Libero Bizzarri : I documentari Vincitori.

San Benedetto del Tronto | "Cuori all'assalto - Storia di Raffaele e Cristina" di Bruno Bigoni è il vincitore della sezione "ItaliaDoc".

"Cuori all'assalto - Storia di Raffaele e Cristina" di Bruno Bigoni è il vincitore della sezione "ItaliaDoc" nella decima edizione della Rassegna del documentario "Premio Libero Bizzarri" di San Benedetto del Tronto. Ambientato nel piccolo porto di Pozzuoli, "Cuori all'assalto" descrive la relazione tra Raffaele, uomo di poche parole, rispettato e temuto da tutti, e la sua compagna Cristina, donna forte e risoluta, con la quale divide vita, lavoro, affetti.

La Giuria lo ha premiato "per la straordinaria capacità mostrata dall'autore di inserire in una interessante indagine sul piccolo mondo di pescatori di Pozzuoli, il vivace racconto della singolare e forte storia di coppia che aggiunge all'indagine emozioni e sensibilità."

Secondo premio a "Shanghai, il gigante è in cammino" di Antonio Santillo e Giovanni Sparo, ritratto di una città piena di energia, in via di sviluppo ad una velocità incredibile, dove ogni due ore apre una nuova attività, ogni venti minuti viene costruito un nuovo piano di un grattacielo e gli operai non si fermano, né di giorno, né di notte.

Tre menzioni sono state attribuite a "Chi non rischia non beve champagne" di Enrica Colusso, "Racconti dal sottosuolo" di Daniele Atzeni, e "Isla" di Sonia Pastecchia.

Premio Rivista del Cinematografo a "Un'ora sola ti vorrei" di Alina Marazzi.
Premio Andrea Pazienza a "Come fossili cristallizzati nel tempo" di Luca Pastore. Premio Università di Teramo a "Un confine di specchi" di Stefano Savona.
Premio della Giuria del Pubblico a "Violini e polenta" di Paolo Simoni ed Elena Alecci.

"The old believers
" di Jana Sevcikova (Repubblica Ceca) si è aggiudicato il Premio International Doc. Il documentario descrive la comunità dei "Russian Starovìrci", un gruppo di discendenti della Chiesa Russa Ortodossa che vive sulle rive del Delta del Danubio in Romania, i cui antichi dogmi e riti sono rimasti immutati negli ultimi 200 anni. La Giuria lo ha premiato "per la straordinaria rappresentazione della vita quotidiana di una comunità religiosa sulle rive del Danubio. Al di là del tema, insolito e carico di interesse, la giuria ha apprezzato i valori estetici e formali, la drammaturgia del documentario e la sua proprietà nel trovare un efficace equilibrio fra la classicità e la modernità del linguaggio."

La Giuria di "Marche Doc" ha attribuito tre menzioni ex-aequo: "Porto dei suoni" di Francesco De Melis (ambientato nel porto di San Benedetto), "Epi(derma)" di Pier Paolo De Minicis (Fermo), "Ond&Road" di Claudia Ceccarini (Pesaro).
Oltre alle opere premiate, il Premio Bizzarri ha deciso di conferire, in occasione del suo decennale, 4 "Premi alla Carriera" a quattro grandi documentaristi del cinema italiano, tutti presenti a San Benedetto in questa settimana: Franco Piavoli, Ansano Giannarelli, Luigi Di Gianni, Giuseppe Ferrara.

Il culmine della serata finale, svoltasi domenica 18, è stata la proiezione del documentario "Dieci anni. Breve storia di una rassegna", realizzato da Fabrizio Pesiri: un'intensa carrellata sul primo decennale del Premio Bizzarri e sugli autori che lo hanno caratterizzato.
Altro momento importante della giornata è stata l'approvazione di un Documento consuntivo, sottoscritto da tutti i registi, critici e operatori del settore partecipanti al convegno "Futur Doc", svoltosi sabato 18. Nel testo, è stato precisato che "il documentario soffre di nuove e gravi difficoltà, dopo un periodo di alcuni anni in cui questo importante genere del cinema e della tv sembrava avere rialzato la testa." Sono stati soprattutto i giovani documentaristi (Alessandro Rossetto, Tonino Curagi, Anna Gorio, Stefano Savona, Bruno Bigoni) a descrivere con accenti polemici la fase delicatissima in cui versa questo settore.

Gli investimenti delle Tv o di altri organismi produttivi - che in questi ultimi anni avevano fatto registrare un incremento - si vanno riducendo e addirittura rischiano di scomparire del tutto. Sembrano non contare il prestigio e l'interesse che il documentario italiano ha saputo suscitare all'estero, e non soltanto nei festival. Mentre film come "Bowling a Colombine" di Michael Moore o "Essere e avere" di Nicolas Philibert dimostrano anche qui da noi che i documentari possono conquistare posizioni di rilievo nella programmazione in sala, la produzione italiana viene penalizzata dalla mancanza di strutture e mentalità adeguate.

Sotto accusa sono soprattutto le televisioni generaliste, dalla Rai a Mediaset, ma anche quelle tematiche oggi raccolte sotto l'insegna di "Sky Italia" di Rupert Murdoch, che non soltanto hanno ridotto i finanziamenti, ma costringono gli autori in soffocanti strettoie burocratiche. Serve dunque un'azione decisa che gli stessi documentaristi hanno dichiarato di volere intraprendere, in stretta collaborazione con organismi come il Premio Bizzarri, che da sempre si è dimostrato sensibile a questi annosi problemi.

21/07/2003





        
  



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