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Studenti dalla vita troppo facile

Ascoli Piceno | Il Caso "La Sapienza" visto con gli occhi di un'ex universitaria.

di Federica Poli

Ricordo che per preparare l'esame di diritto privato sudai sette camicie, forse perché era il primo vero banco di prova della mia preparazione, forse perché il testo su cui lo studiai era veramente un rompicapo ma quello che so è che impiegai diversi mesi della mia esistenza su quella materia .

Ancora oggi, esercitando attività forense, trovo il bandolo della matassa, nelle intricate questioni che mi si presentano, proprio in quell'odiatissimo testo.

Quando però mi soffermo a pensare a quei momenti è con sommo piacere che vivo il ricordo della mia prova e con sommo piacere vivo il ricordo del momento, liberatorio, dell'iscrizione del voto nel libretto universitario. Perché ho imparato nel mio breve corso di esistenza che le cose che una persona conquista sono molto più belle di quelle che gli vengono concesse con facilità. Su quel libretto universitario ci sono notti insonni e giorni di studio, ma anche tanti sorrisi e tanta soddisfazione per i complimenti ricevuti da un Professore per un bell'esame.

Allo scoppiare del caso Sapienza sono rimasta praticamente basita.

Esami comprati. La facoltà di giurisprudenza più rinomata e grande d'Europa che si fa attrice protagonista di un tale spettacolo.

Pensavo che le storie del Prof. Capisano in terra nostra rimanessero casi sporadici anche se, devo ammettere, che non mi giungono nuove notizie di persone che per superare un esame dei più importanti si propongono pronte a tutto E quando ho sentito la storia del "La Sapienza" ho pensato: "Tutto il mondo è Paese". Eppure questa facoltà tristemente ricordata per l'uccisione, peraltro mai risolta in chiarezza dei particolari, di Marta Russo è stata ed è uno dei fiori all'occhiello dell'Italia con Laurea.

Il problema è che proprio la facoltà di Giurisprudenza che dovrebbe formare gli operatori del diritto del domani è al centro dell'occhio del ciclone. Questi futuri avvocati, notai, insegnanti di diritto cosa daranno al mondo del lavoro? Come si conquisteranno l'ambito posto? Pagando, naturalmente. Perché la società di oggi ci impone questo sistema di vita dove chi ha i soldi va avanti, chi ha una "spintina" può arrivare. Chi è meritevole, ma povero, troppo spesso resta al palo. Si parla, infatti, della corresponsione da 1500 a 3000 Euro per superare un esame e le branche del diritto interessate sono state: diritto ecclesiastico, procedura penale, diritto pubblico, diritto commerciale e diritto privato (ahimè). Il procedimento si presentava alquanto semplice: gli studenti (?) pagavano e ricevevano in anticipo le domande che avrebbero rivolto loro i Professori. A questo punto il gioco era fatto, era come prepararsi per un esamino di Quinta elementare dove la maestra ti indirizza sulle materie e gli argomenti da riferire.

Ora leggo sui quotidiani le dichiarazioni dei docenti che non vogliono entrare in questo polverone. "Così sembriamo tutti corrotti". Poi, scorrendo l'articolo, un professore dice "In passato si è sentito parlare di cose del genere. Ma negli ultimi tempi non ho sentito più voci" (Giancarlo Giacomini docente di Economia Politica). A questo punto, non sarebbe stato meglio denunciare quanto "a suo tempo" sentito per i corridoi o comunque accertarsi che quello che si presentava come "voce di popolo" non fosse effettivamente anche "voce di Dio?". Ed ancora " Magari qualcuno può aver sbagliato ma spero che le cose si chiariscano nel più breve tempo possibile" (Pieranita Castelli capo di Gabinetto del Direttore). Vorrei far presente ancora che la indagine dei Carabinieri è partita più di un anno fa. Sapete quante sessioni di esami ci sono in un anno? E sapete da quanto tempo poteva andare avanti questo meccanismo infernale per superare gli esami?

Se poi aggiungiamo che la facoltà di Giurisprudenza non era nuova a questi episodi di "esami facili" i conti tornano. Già nel 1986, ci fu un'inchiesta per illeciti simili a quelli contestati oggi, ugualmente nel 1997 si presentò il problema di esami sostenuti da studenti non presenti in aula fisicamente quando il professore di cattedra avrebbe dovuto interrogarli personalmente per la famosa "ultima domanda".

Io, invece, ho lavorato sodo e inorridisco solo al pensiero che qualcuno possa aver comprato quello che mi sono sudata studiando giorno e notte sopra i libri in quel di Macerata. Sarà impopolare ma devo confessare che, anche le materie che ho odiato quando sui testi mi arrovellavo nelle intricate sistematiche di studio, mi sono servite se non nel lavoro, nella vita. Ricordo con orgoglio la fierezza nel telefonare a casa per raccontare di un esame andato bene, ricordo con un po' di malinconia le chiamate con le lacrime agli occhi per un voto al di sotto delle mie aspettative e sempre mi è stato risposto, sia nel bene che nel male, che dovevo esser "a posto con la mia coscienza". Una coscienza che chi compra forse non sa neppure dove trovarla.

Conosco persone che si sono laureate alla Sapienza persone che della correttezza hanno fatto uno stile di vita così come dell'onestà. Purtroppo casi come questo gettano fango anche su loro che nulla hanno in comune con quelli che oggi si professano innocenti (o acquirenti?).

Concludo dicendo che posso capire le motivazioni che spingono uno studente (?) a comprare un esame o a scendere a compromessi per pressioni in famiglia o quant'altro, ovvero quelle che portano un professore a chiedere denaro o altro per far superare un esame.

Per favore, però, non chiedetemi di comprendere.

22/07/2003





        
  



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