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Nella bottega dell'artigiano Elkann.

San Benedetto del Tronto | L'autore ha presentato il suo ultimo libro alla Palazzina Azzurra.

di Giovanni Desideri

"Ninà c'est moi!", sintetizza alfine Alain Elkann, flaubertianamente. S'intende che si tratta della bellissima Nina protagonista del suo ultimo romanzo, da poco nelle librerie: l'autore ne ha parlato ieri sera, martedì 15 luglio, ad un pubblico numerosissimo, presso la Palazzina Azzurra (Una lunga estate, Bompiani, Milano, 2003, pp. 124, 12 €).

Era il secondo appuntamento di 'Scenaperta – Incontri con l'autore', l'iniziativa promossa dalla libreria 'La Bibliofila' che proseguirà, proponendo altri autori, per tutta l'estate. La serata è stata presentata da Antonella Roncarolo, scrittrice a sua volta oltre che collaboratrice del nostro giornale.
Accanto a lei, demiurgico, Mimmo Minuto: e organizzatore dell'intera rassegna, e direttore della nostra testata.

"Nei miei due libri precedenti avevo fatto in qualche modo i conti con la condizione di padre e con la mia stessa infanzia", ha spiegato Elkann. "Con questo mio ultimo lavoro, invece, ho voluto concedermi un passaggio più 'leggero' e piacevole. Ma non chiamatelo 'la mia ultima fatica', perché la scrittura è un piacere: un lavoro sì, ma piacevole".

E così, a poco a poco, l'autore si è introdotto ed ha introdotto il pubblico, attento e quasi rapito dalle sue parole, dietro alle quinte del romanzo, a vederne la genesi e i fili: "la prima idea del libro mi è venuta all'uscita da un cinema romano, in Piazza del Popolo. Ed ecco infatti che il libro si apre con una scena che si svolge proprio in quel luogo. L'itinerario che segue copre tre o quattro tappe, nel Mediterraneo e nel punto della sua confluenza con l'oceano, a Gibilterra e oltre".

Una storia d'amore come un volo d'uccelli: i due protagonisti al più si incrociano un momento, in Grecia, inseguendosi poi verso ovest, in Corsica, in Africa. Ma non si ritroveranno più, alla lettera. E tra successivi spostamenti estivi in isole e mari d'incanto, la sospensione precipita, il caos si ordina: Nina si sposa. Leopoldo, il protagonista maschile, rimpiange. L'autore, da parte sua, nega di aver messo tristezza o nostalgia nelle sue pagine. Valga invece che così va il mondo e che "chi cincischia perde quelle cose per cui non si è impegnato seriamente".

Ma oltre all'inizio e alla fine di una storia, ciò che anche e soprattutto conta è ciò che sta in mezzo. I particolari riempiono la vita: "cibi, bevande, atmosfere, la memoria di un barista che ne ha viste tante. Ci sarebbero molte storie da raccontare già solo a proposito di un viaggio in treno. Da Bologna a San Benedetto, per esempio". Un invito a cogliere l'attimo e a vivere la vita. A vivere per raccontarla, come direbbe un altro scrittore.

E sullo stile: "il linguaggio che ho scelto e che prediligo nei miei libri è piano, facile, privo di parole e frasi difficili, che nella vita non ci sono. Un romanzo lo si inizia facilmente, difficile sarà decidere che è finito, ciò che è necessario ma che pure dispiace. E una volta scritto, rifinire, artigianalmente, lavorando sui particolari. L'affabulazione, la scrittura, sono un lavoro artigianale. Per me, una ragione di vita. Lo scrittore, in questo modo, è l'unico che abbia il privilegio di essere più persone: tutti i suoi personaggi. In questo mio libro sono Nina, donna non malvagia, ma anzi sensuale e molto femminile: attraverso lei ho punito in immagine certe indecisioni della vita".

Così si è richiuso il laboratorio di Elkann scrittore, dopo l'evocazione magica degli strumenti e delle circostanze, tornati al loro posto le luci spente.

16/07/2003





        
  



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