Armata su " diritto ad un funerale laico"
| Armata risponde a due articoli sull'argomento riportati da IlQuotidiano.it.
di Antonino Armata
Carissima Signora Antonella Roncarolo, carissimo Professore Pietro Pompei,
prima di tutto Vi chiedo scusa per il ritardo (colpa del Premio "Il Bancarella nelle Scuole") e Vi ringrazio del Vostro gentile contributo al problema da me posto. Certamente non posso ringraziare il Sindaco al quale, sembra, non importa niente. Ma veniamo al punto.
Il problema non è essere religiosi o no; democratici o no (con il tempo che tira dobbiamo gioco forza essere tutti democratici); il problema è: i non credenti, i musulmani, i cattolici delle Chiese Ortodosse, i buddisti, gli ebrei, i testimoni di Geova ed altri, hanno diritto ad un funerale diverso da quello dei cristiani cattolici in uso? E se sì dove? C'è nella nostra città una "sala del commiato?".
L'Italia è diventato anche per i riti funebri un paese complesso e diverso. Si può dire di essere già all'inizio di una società multirazziale e multietnica, pertanto appare logico cominciare a prevedere all'interno dei cimiteri reparti speciali, individuati dai piani regolatori cimiteriali uno spazio laico, sale e reparti per il seppellimento delle salme ed alla conservazione dei resti, delle ceneri e delle ossa di persone professanti culti religiosi diversi da quello cattolico o a comunità straniere.
Lo stesso vale per le cremazioni ormai ammesse anche dalla Chiesa cattolica.
Il regolamento di Polizia mortuaria di San Benedetto del Tronto (15/12/1995) recita: "il trasporto, fatte salve le eccezionali limitazioni di cui all'art. 27 T.U. Legge di pubblica sicurezza, comprende: il prelievo della salma dal luogo del decesso, del deposito d'osservazione o dall'obitorio, il tragitto alla Chiesa o al luogo dove si svolgono le esequie, la relativa sosta per lo stretto tempo necessario ad officiare il rito civile o religioso, il proseguimento fino al cimitero o ad altra destinazione richiesta seguendo il percorso più breve" (Capo IV, Art 12, comma due).
Ho fatto una piccola inchiesta alle agenzie funebri e alle mie domande hanno risposto che il problema c'è ed è grave. E mi hanno proposto alcune scappatoie. Se il decesso è avvenuto in ospedale si può pregare (attenzione pregare) la direzione di mettere a disposizione una sala senza l'iconografia religiosa cattolica (crocifisso, quadri di santi ecc.). A Roma pare che esista una chiesa sconsacrata dove si potrebbe organizzare un raduno d'amici e parenti. In un'altra agenzia mi hanno prospettato la possibilità di fermare il corteo in una slargo o piazza poco trafficata e di ricordare lì, cioè in mezzo alla strada, il povero morto. Anche questo peraltro va fatto senza farlo sapere perché sarebbe (anzi è) irregolare.
Caro Pietro vedi che casino? Diceva Molière "On ne meurt qu'une fois, et c'est pour si longtemps! - Si muore una volta sola, e per tanto tempo!". Il problema va risolto. Basta pensare che la rivoluzione francese aveva pensato (1789) anche questo: la possibilità, e il luogo per funerali civili.
Nella nostra città mancano gli spazi adeguati da mettere a disposizione dei cittadini laici e di religione diversa da quella cattolica o di tutti coloro, i quali, non intendono utilizzare le pur belle e spaziose chiese per celebrarvi riti funebri.
Non vogliamo utilizzare la Palazzina Azzurra? Bene! Ma il problema va risolto. E con il tuo aiuto e quello della gentile Signora Roncarolo (ne sono sicuro perché oltre ad essere persone religiose amate come me la libertà e la democrazia), dobbiamo rinnovare al Sindaco la richiesta per il DIRITTO AD UNA "SALA DEL COMMIATO" PER CELEBRARE RITI FUNEBRI PER CULTI DIVERSI DA QUELLO CATTOLICO, CON SEPOLTURE RISPETTOSE DELLA VARIE RELIGIONI E CULTURE.
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30/06/2003
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Betto Liberati