A un telefono che squilla sentiamo il bisogno di rispondere. Confidando su questo istinto un cecchino al centro di New York attira nella sua trappola Stu Shepard (Colin Farrell), un pubblicitario-agente di serie B, arrivista e bugiardo, pronto a tradire volentieri sua moglie per una notte a letto con una ingenua e inconsapevole ragazza che vuole fare l'attrice, interpretata da Katie Holmes.

Tutto il film In linea con l'assassino (Phone Booth), del regista Joel Schumacher ( Il cliente, Batman forever), si regge su questa semplice e geniale trovata dello sceneggiatore Larry Cohen, che ha firmato con questo thriller, caratterizzato nella sua trama da una singolare unità d'azione, di luogo e di tempo, una delle storie più originali di questa stagione.

In questa situazione estrema, Stu Shepard, tenuto costantemente sotto tiro da un serial killer invisibile che uccidendo un passante ha fatto accorrere sul posto la polizia, le televisioni e le persone care al protagonista, sarà costretto a rivelare a tutti la sua vita mediocre, confessando la misera mancanza di valori della sua esistenza.

Il breve film  (81 minuti), compatto e incalzante, è giocato su un buon ritmo di paura e può essere visto, come dice il suo regista, sia come una parabola sulla perdita del senso della privacy nei nostri giorni, sia come l'esplorazione d'una paura primaria, quella di essere smascherati per quello che siamo aldilà dell'apparenza delle nostre menzogne.

Merito della sua riuscita va senza dubbio anche all'interpretazione dell'irlandese Colin Farrell (visto recentemente in Le regole del sospetto), che riesce a trasmetterci con la sua recitazione espressiva la metamorfosi morale di Stu, costretto, come direbbe il suo cecchino-giudice, a pagare per i suoi peccati.