In ricordo di Falcone e Borsellino "Con la mafia non si convive"
| SAN NENEDETTO - Favorita Barra, studentessa in scienze giuridiche presso l'Università di Roma Tre, ha partecipato ad una conferenza sul ricordo di Falcone e Borsellino.
di Favorita Barra
Riceviamo e pubblichiamo l'articolo di Favorita Barra, studentessa in scienze giuridiche presso l'Università di Roma Tre, che ha partecipato ad una conferenza sul ricordo di Falcone e Borsellino.
L'Università di Roma Tre dopo 11 anni dall'uccisione di Falcone e Borsellino ha organizzato una Conferenza per ricordarli discutendo del fenomeno della mafia e della sua presenza tangibile e nello stesso tempo invisibile nella nostra società.
Il Dott. Tano Grasso, presidente dell'organizzazione antiraket ha, nel suo intervento, fatto presente un dato preoccupante: per i mass media, per i giornali la mafia non esiste, ossia non se ne parla, invece si può affermare che essa agisce costantemente sull'economia e ad un quarto delle imprese presenti sul mercato viene inibita la possibilità di commerciare liberamente e quindi di investire. Così è frenata la piena realizzazione del nostro Paese.
Ricordare Falcone è per Grasso, pensare ad un cambiamento della mentalità oggi rassegnata e provare a denunciare il raket, anche perché più imprenditori lo faranno e si uniranno in questa lotta più la mafia si troverà schiacciata in quanto non potrà più colpire il singolo. Questo sarebbe una prova della fiducia che si dà allo Stato, anche se tutto a volte ci potrebbe far pensare il contrario.
Nel secondo intervento, il Dott. Enzo Ciconte, consulente dell'Antimafia e Storico dell'ndrangheta, ha parlato di come "cosa nostra" opprima la libertà, credendosi invincibile e siamo proprio noi ad incentivare questa convinzione quando sottovoce affermiamo che la mafia non si può sconfiggere e in questo modo la legittimiamo.
Giovanni Falcone ha definito la mafia come fenomeno umano, che nasce, cresce, ed è destinata a morire, come tutto. Essa perirà quando ciascuno, secondo la propria coscienza, s'impegnerà affinché ciò avvenga. La Magistratura e le Forze dell'Ordine non bastano ad arginare il problema, che essendo molto complesso, vive di omertà, di una certa cultura e mentalità.
Il Dott. Ciconte ha ricordato Peppino Impastato, giovane che si ribella al padre mafioso, e che attraverso la radio intraprende un'aspra lotta con "cosa nostra"; riesce a spogliare e a far sentire nudo il boss della sua città, deridendolo. Peppino Impastato è stato ucciso, ma è ovvio che a vincere sia stato proprio lui, perché le sue idee vivono ancora e il suo carnefice in carcere deve sopportare anche questo peso.
A concludere la conferenza è stato il procuratore nazionale antimafia Dott. Pierluigi Vigna, che spiega lo svilupparsi della legislazione dal 1991 al 2001, volta a fronteggiare il problema della mafia e dei collaboratori di giustizia. Vigna ha fatto notare che si è disvolta la fiducia dei cittadini dallo Stato alle organizzazioni malavitose ed è importante che questo cessi; nell'affermare ciò il procuratore, con tono sottilmente ironico si dichiara ottimista razionale, e allora possiamo unirci tutti a questa opinione, lasciandoci alle spalle ogni rassegnazione.
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20/05/2003
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