Truffa a Finanziarie: 5 arresti
| Tra gli indagati ci sono anche due sambenedettesi
Usavano la busta paga di una donna
assunta in maniera fittizia per truffare società finanziarie,
acquistando, con i prestiti ottenuti per contratti di leasing,
auto di grossa cilindrata che poi rivendevano. Responsabili della truffa quattro uomini e una donna che operavano nella zona di Sant'Egidio alla Vibrata,
arrestati dai Carabinieri in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse
dal Gip del Tribunale di Teramo, Giovanni Cirillo. Per tutti gli arrestati l'accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe.
Gli arrestati sono Pierluigi Di Matteo, 41 anni, di Sant'Egidio alla Vibrata, considerato la
mente del gruppo finito in carcere, Nazareno Gatti, 46,
originario di Rotella (Ascoli Piceno) e residente a Grottammare,
Rossano Spaccasassi, 41, di San Benedetto del Tronto, Luciano
Grilli, 45, di Martinsicuro, e Tatyana Stanava Jivcoba,
39, bulgara residente a Folignano (Ascoli Piceno). L'accusa per tutti è di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe. Di Matteo, ha anche
quella di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e,
con la cittadina bulgara, di minacce e detenzione e spaccio di
sostanze stupefacenti.
Nel corso dell'operazione, denominata 'Credit Plus', i
carabinieri hanno sequestrato 15 grammi di cocaina, due bilancini di precisione,
quattro etti di sostanza da taglio, numerose auto di grossa
cilindrata, 15 targhe e 30 carte di circolazione assieme a 10
carnet di assegni. L'indagine contempla altri cinque indagati, e
tra questi un ragioniere commercialista, due imprenditori e
altri insospettabili. L'inchiesta sta chiarendo anche le
posizioni di alcuni titolari di concessionarie di autovetture di
lusso nel Teramano e nell'Ascolano. Almeno otto banche sarebbero
state truffate, assieme ad altre finanzarie.
Il meccanismo della truffa era collaudato. Al centro del
raggiro c'è una trentenne teramana che oltre a essere stata
drogata e costretta a prostituirsi, era stata falsamente assunta
per poi far sì che la sua busta paga fosse utilizzata per
aprire conti correnti. Gli assegni del conto, non coperti da
fondi, venivano usati per versare anticipi alle concessionarie
per l'acquisto di autovetture di grossa cilindrata, il cui saldo
veniva versato con prestiti ottenuti dalle finanziarie. Le auto
venivano poi rivendute, in contanti, a ignari terzi e le
finanziarie truffate attraverso il mancato pagamento delle rate.
Le indagini erano scattate sei mesi fa e sono passate attraverso
accurati controlli incrociati presso banche e concessionarie di
autovetture.
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06/02/2003
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