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Intervista ad un “maestro” della comunicazione on-line

| ROMA - Max Giovagnoli: scrittura emozionale e comunicazione cross-mediale

di Luigina Pezzoli

Il giornalismo on-line, ma più in generale la scrittura sul web, sta diventando sempre più di rilievo nel grande mondo della comunicazione. La rete registra, minuto dopo minuto, un crescente numero di navigatori. Gli utenti non sono più passivi di fronte a quanto scorre di fronte ai loro occhi. Replicano, commentano e per questo con loro aumentano anche i blog.

Max Giovagnoli può essere definito un guru del mondo virtuale in Italia. Dottore di ricerca in Letteratura Italiana e docente a contratto per diverse università, è specializzato in comunicazione integrata e cultura cross-mediale in Italia, focalizzandosi soprattutto sulle dinamiche emozionali nella scrittura istituzionale, d'impresa, creativa e accademica. E’ stato capo redattore internet del “Grande Fratello”, dirige il laboratorio cross-mediale via blog Proiettiliperscrittori e è autore di numerosi saggi sulla comunicazione, tra i quali l’ultimo Fare cross-media (Dino Audino Editore). In questa breve intervista ci consente di tracciare un breve percorso critico sul giornalismo online.

L’Anso (Associazione Nazionale Stampa Online), il 20 gennaio scorso, ha promosso un workshop tematico sul giornalismo online dal titolo “Scrivere 2.0”.

Tante le persone presenti, soprattutto giovani aspiranti on-line. Data la tua esperienza quali sono le possibili aspettative in un settore che è in continua evoluzione?
Non mi occupo direttamente di giornalismo, quanto più largamente di scrittura per il web. È stato così da subito, anche se pubblicando i miei contributi su testate e webzine importanti mi è capitato spesso di cadere preda del “copia e incolla” di alcuni cattivi giornalisti, online e non. Più spesso però sono stato citato come fonte da ottimi professionisti, il che mi rincuora. Credo che il panorama attuale sia ottimo, in particolare per un giovane aspirante giornalista o pubblicista. Purché dismetta le vesti dell’intellettuale del terzo millennio” e trascorra qualche ora sui “manualetti d’uso” delle nuove tecnologie a sua disposizione, in questo momento è concretamente possibile per chiunque comunicare “da uno a mille” se si hanno cose importanti da dire e un modo originale ed efficace per dirle.

Essendo la scrittura sul web una forma di comunicazione che è emersa da poco, dove possono attingere suggerimenti coloro che si affacciano ora nel mondo del giornalismo on-line?
Qualche anno fa un ottimo saggio universitario parlò per la prima volta di multigiornalismi, piuttosto che di giornalismo online o tradizionale. Oggi credo che sia più appropriato parlare di giornalismo cross-mediale, ovvero di una modalità di scrittura capace di contaminare, oltre ai linguaggi appartenenti a diversi media, anche l’immaginario e la strategia comunicativa di ciascuno di essi. È una disciplina nuova, molto utile e ancora poco conosciuta, e sto incontrando ancora qualche resistenza ad “importarla” in Italia. Ma ha un ruolo decisivo oggi per il potenziamento emotivo e per l’efficacia stilistica, in particolare in un medium riflessivo come internet e in mano a un giovane scrittore.

Nel messaggio per la 40esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali diffuso proprio nel giorno del patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales, Papa Benedetto XVI fa un appello ai giornalisti affinché siano responsabili, coraggiosi ed onesti “Protagonisti della verità e promotori della pace”. In che modo ciò si rapporta nella scrittura on-line?
Quando ho iniziato a scrivere per il web, la querelle più diffusa e sconfortante riguardava l’affidabilità e l’eccessiva democrazia della comunicazione internettiana. Oggi nessuno di noi pensa più al web come a una rete in cui rimanere intrappolati, invece, quanto piuttosto all’atmosfera di un pianeta fatta della stessa aria inspirata ed emessa dai suoi organismi viventi. Fatico a sentirmi “protagonista della verità e promotore della pace” attraverso il ruolo che ho – se ce l’ho – nella Rete. Per un giornalista credo sia diverso, e l’appello del papa, molto simile a quello rivolto nel “Giubileo dei giornalisti” dal suo predecessore, è inequivocabile. Fare il giornalista è un’opera di servizio, e in questo senso è inevitabile operare nel rispetto del principio ministeriale suggerito dal papa, secondo il quale “non c’è pace senza giustizia”. La mia forma di scrittura e comunicazione, però, è più che altro al servizio del sapere che della testimonianza. Il giornalista opera nell’informazione, io nella formazione. I principi deontologici però sono gli stessi. Come pure l’amore e il desiderio di un maggiore equilibrio mondiale fuori e dentro la rete.

28/01/2006





        
  



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