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Condono: spetta allo Stato stabilire quali opere sanare e non alla Regione Marche.

| Nessun potere alle regioni di modifica dei limiti massimi di ampiezza. Respinto il ricorso della Regione Marche con una sentenza della Corte Costituzionale.

di Alberto Premici

La Corte Costituzionale ha fatto chiarezza sul presunto diritto di discrezionalità sostenuto dalla Regione Marche, quest'ultima promotrice di un ricorso  in tal senso nel febbraio 2004.

Con la sentenza n. 70 dell'11 febbraio 2005, viene confermato quanto già stabilito nella precedente 196/2004 e cioè che solo lo Stato, attraverso le sue leggi, può determinare i parametri di ciascuna sanatoria, definendo soprattutto quali opere abusive possono beneficiarne, il limite temporale di realizzazione delle opere condonabili e, soprattutto, le volumetrie massime sanabili.

La sentenza, che ha visto costituirsi in giudizio come prassi impone il Presidente del Consiglio dei Ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, sancisce quindi l’infondatezza della censura prospettata dalla Regione Marche, sostenendo tra l'altro che la materia è "riconducibile alla potestà legislativa esclusiva dello Stato prevista dall’art. 117, secondo comma, della Costituzione, e precisamente nella lettera g) – “organizzazione amministrativa” – e nella lettera s) – “tutela dell’ambiente”.

Nel dispositivo quindi  si "dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 4, comma 125, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2004), sollevata dalla Regione Marche, in relazione all’art. 117, terzo e quarto comma, della Costituzione".

18/02/2005





        
  



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