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Mario Narcisi: “Con l’Hospice, il cerchio si chiude …”

San Benedetto del Tronto | Pubblichiamo una significativa riflessione a firma del Dottor Mario Narcisi – ex Direttore del Dea dell’Ospedale di San Benedetto del Tronto e Rappresentante territoriale dell’AAROI-EMAC – in relazione al tema cruciale della Sanità sambenedettese.

Il Dottor Mario Narcisi

« Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sulla trasformazione dell'Ospedale di San Benedetto del Tronto in un Ospedale di Comunità (Casa della Salute), con la probabile collocazione dell'Hospice al 5° piano, questo dubbio diventerebbe realtà.

In uno Ospedale, come quello del "Madonna del Soccorso", al quale sono stati sottratti già 57 letti, depotenziato con la perdita di numerose Strutture complesse, con l'accorpamento di Reparti, con modifiche di percorsi assistenziali, con innumerevoli cambiamenti strutturali, tali da stravolgere le caratteristiche funzionali proprie di un Ospedale, dove predominano Reparti internistici con scarsità di posti letto disponibili per la intera Comunità sambenedettese e del suo Circondario, ora, pensare di farci alloggiare un Hospice, come qualcuno auspica e come da qualche tempo si sente dire, una struttura di norma ubicata in una Residenza esterna, significa veramente decretare la fine di un Presidio ospedaliero destinato alla cura di pazienti affetti da malattie allo stadio acuto e vanificare lo spirito dell'Hospice.

Infatti, ormai, il nostro Ospedale, svuotato pesantemente di risorse umane e strutturali, è diventato un "Ospedale di smistamento", teso più a trovare una sistemazione dei pazienti in altre Strutture che a poter curare, per la cronica carenza di posti letto, di apparecchiature, di Specialisti e di Reparti operativi.

Al Pronto Soccorso, dopo aver accettato, prestato le prime cure e stabilizzato il paziente, la frase ormai di casa è : " ... E ora dove lo portiamo? "

Una volta era una sconfitta dover trasferire un paziente in un altro Ospedale per impossibilità di proseguire le cure. Ora è così.

Se è questa la strada a noi riservata, ben venga l'Hospice, altrimenti si trovi per questa Opera e/o Servizio una sistemazione esterna degna di questa nobile Istituzione.

Quello che è strano, in questo Progetto di realizzazione e soprattutto di ubicazione dell'Hospice, è che a parlarne sono persone inesperte che ignorano le problematiche inerenti la complessità dell'Opera.

A tal proposito, fa senso la dichiarazione del Consigliere Regionale Fabio Urbinati che declama: "La sua collocazione al Madonna del Soccorso è la più adeguata per dare dignità ai malati".

Perché a parlarne non sono i Medici e i Tecnici sanitari esperti della Disciplina ?

Solo in pochi casi queste strutture sono annesse a un Ospedale, non dentro un Ospedale.
Di solito sono entità a parte, realizzate come Residence, circondati da ampi spazi verdi, immersi nella natura, progettati per essere vivibili da parte di tutti gli ospiti.

L'Hospice non è un luogo dove si va a morire ma a vivere meglio una fase terminale di una malattia incurabile.
L'Hospice ha come principale obiettivo il controllo di un dolore particolare che la fondatrice di questi Centri, la dott.ssa inglese Saunders, curando i feriti della 2° Guerra mondiale, chiamò "dolore totale" poiché aveva bisogno per essere curato di quattro sostegni: la terapia medica (analgesica, a intervalli regolari, e sintomatica), l'aiuto sociale, il sostegno psicologico e quello spirituale.

Tutte insieme queste cure rappresentano le Cure Palliative che non curano le malattie, ma cercano di dare serenità e benessere a chi sta affrontando l'ultima parte di vita.

L'Hospice e' una Struttura socio sanitaria residenziale per malati terminali, luogo di accoglienza e ricovero temporaneo dove il paziente, coscientemente, per il quale non è più possibile svolgere una adeguata assistenza a domicilio e per il quale il ricovero in ospedale non è più adeguato, viene accompagnato nelle ultime fasi della sua vita con un appropriato sostegno medico, psicologico e spirituale, affinchè viva con dignità nel modo meno traumatico e doloroso possibile, con la presenza e il sostegno psicologico e sociale anche delle persone che sono particolarmente legate ad esso come familiari, partner e amici.

Per tale motivo, questi Centri sono dotati di ogni confort e comodità a disposizione dei pazienti e dei visitatori, come camere singole con bagno, spazi comuni per la lettura e ascolto musica, poltrona letto per gli accompagnatori, che possono fruire dei pasti gratuitamente. L'ingresso è libero ogni giorno, a qualsiasi ora del giorno e della notte.

C'è da aggiungere che proprio per assicurare una buona assistenza, questi Centri sono di piccole dimensioni e non superano i 10-15 posti letto e gli standard italiani previsti dalla Legge prevedono 30-50 p.l. ogni milione di abitanti.

Al di là dei numeri, una organizzazione di tale portata difficilmente può essere compatibile con un Ospedale, come quello di San Benedetto del Tronto, con scarsità di posti letto, per di più al 5° piano dove è ubicata la S.C. di Ostetricia e Ginecologia, reparto dove ogni giorno esplode la vita in contrasto con chi invece vorrebbe vivere nel rispetto e tutela della propria privacy, specialmente a San Benedetto dove la nostra popolazione, come in tante altre parti d'Italia, non vuole far sapere neanche tra i familiari le proprie condizioni di salute.

Figuriamoci essere visti entrare attraverso l'ingresso dell'Hospice !.

L'altro grosso problema deriverebbe dal traffico ingestibile di visitatori che minerebbe la sicurezza dell'Ospedale Madonna del Soccorso, costituito da un unico blocco e non a padiglioni, dove ogni sera si chiudono tutte le porte di accesso ai visitatori ».

27/04/2017





        
  



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