Dalla “nebbia” alla “tenda” (il senso da dare ad una speranza)
Ascoli Piceno | Il “dramma” del minore sottratto da uno dei genitori si sta rilevando sempre più frequente sia perché la famiglia ormai si disgrega facilmente sia perché aumentano le cosiddette coppie multietniche.

Il minore sequestrato
Il Tribunale diventa, pertanto, il luogo ove si consumano queste tragedie ed, al contempo, l’interlocutore dalle tante attese. L’ovvio intreccio tra sociale e il giuridico, che ha ispirato ed ispira il progetto del Tribunale di Ascoli Piceno ”Giustizia e Territorio”, con iniziative sin dal 2013, con questo incontro assurge ad una dimensione interstatuale ed interordinamentale. Tutti coloro che hanno aderito vivono questo “dramma” e hanno cercato e cercano strade affinché esso non si ripeta o non si diffonda. Vanno, quindi, individuati degli strumenti efficaci, perché quelli attualmente esistenti o sono deboli o sono inadoperati o sono inosservati. Malgrado la normativa esistente il “sequestro” continua.
Occorre trovare il grimaldello per scardinare e abbattere il muro che assicura impunità al “sequestratore”. E ciò potrà verificarsi solo se si uniscono le forze di tutti, ivi compresi i politici e a livello europeo e giuridico l’Italia si faccia valere con la forza del suo diritto. Il vulnus dell’attuale normativa convenzionale va colmato con una chiara presa di posizione che è demandata ai nostri rappresentanti, che non devono essere insensibili a quella che oserei definire la tragedia familiare del prossimo futuro. Auspico che questo incontro, fortemente voluto non solo dal Tribunale ma da tutte le Associazioni indicate nella brochure ed entusiasticamente patrocinato dalla Comunità di San Benedetto del Tronto, nella persona del Sindaco Gaspari, sia l’occasione per uscire dalla nebbia e installare la tenda in cui la speranza diventi solida realtà.
Il minore non sia sottratto all’altra figura genitoriale. L’altro genitore non sia espropriato, dalla sua funzione educativa: 1) per animosità e rancore del proprio partner; 2) per l’impunità alla sua arroganza protetta da decisioni giudiziarie, ottuse e ai limiti dell’impianto convenzionale; 3) per cavilli burocratici o inerzie dei competenti organismi.
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22/04/2015
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