Proseguono senza sosta le indagini sul caso “Casa di Alice”
San Benedetto del Tronto | Era già da un po’ che si ventilava l’esistenza di una sesta operatrice coinvolta nei maltrattamenti, notificato oggi l'atto di chiusura delle indagini preliminari e avviso di garanzia per Alessandra Spina
di Sabrina Cava

Era già da un po’ che si ventilava l’esistenza di una sesta operatrice coinvolta nei maltrattamenti ormai passati alla cronaca come quelli di “Casa di Alice”, la struttura di Grottammare che ospitava alcuni ragazzi affetti da sindrome autistica che sono stati fatti oggetto di maltrattamenti e vessazioni fino al sequestro di persona, da parte di cinque operatori già rinviati a giudizio con atto depositato presso la Procura di Fermo tuttora agli arresti domiciliari fin dal 16 luglio 2014 e chiamati a comparire dinanzi alla Corte il prossimo 21 gennaio.
Ad aggiungersi a Roberto Colucci, Rossana Raponi, Maria Romana Bastiani, Susan Ciaccioni e Luciana D'Amario arriva oggi la notizia di un nuovo avviso di garanzia per Spina Alessandra, 44 anni residente a San benedetto del Tronto.
Si sono infatti concluse, e l’atto è stato notificato oggi alle parti offese, le indagini preliminari che hanno portato la Procura ad ipotizzare per lei i reati di cui agli artt. Ex 572 c.p., 61 n.11, n. ter c.p.,n.11, n. 11 ter c.p. 11 quinques c.p, “ perché nella qualità di educatrice in servizio presso il centro socio-educativo riabilitativo per disabili affetti da autismo denominato “Casa di Alice”, con sede in Grottammare, maltrattava ripetutamente, CON violenze fisiche e psicologiche i disabili minorenni ……nonché le disabili maggiorenni……., a lei affidati per ragioni di educazione, cura, vigilanza e custodia”.
Questo documento denominato AVVISO DELLA CONCLUSIONE DELLE INDAGINI PRELIMINARI e disciplinato dall’art. 369 bis c.p.p. è molto lungo e dettagliato, non mi addentro nella descrizione degli orrori ivi descritti ma il lettore deve sapere che sono riferiti episodi di “sferrati calci violenti”, “percosse in testa con bottiglie piene d’acqua”, “schiaffi violenti alla nuca”, “spintoni violenti”.
Ora all’indagata in base all’avviso di garanzia, spetta il termine di 20 giorni in cui poter esercitare il suo diritto a nominare un proprio difensore di fiducia, presentare memorie, produrre documenti o chiedere di essere sottoposta ad interrogatorio.
Appare ormai chiaro che in mano agli inquirenti e alla Procura ci sono filmati e prove documentali molto più cospicue e corpose di quei pochi istanti che sono stati mostrati all’inizio della vicenda.
I genitori non mollano, e con loro la Procura che sta svolgendo fin dall’inizio un lavoro egregio e meticoloso che porterà al riconoscimento di ogni singola responsabilità. La storia insomma è tutt’altro che finita.
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03/12/2014
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