Quando la sanità funziona
San Benedetto del Tronto | Lucia Bergamaschi racconta la sua esperienza di paziente per un caso di occlusione intestinale risolta con tanta bravura dall'equipe sanitaria.
di Lucia Bergamaschi

Il malanno poi ha subito delle trasformazioni ma io ancora lì con i fermenti lattici a pensare mo' passa, mo' passa, io mi curo sempre così...
Domenica 22.9 mi sono finalmente decisa ad accettare l'invito di mio fratello (me lo ripeteva da 3 giorni) di farmi accompagnare al Pronto Soccorso.
Alle 7.45 ho suonato il campanello e da quel momento è iniziato un percorso in una struttura ad altissimi livelli. Oltre a tutti gli esami di rito al Pronto Soccorso, verso le 12 avevo già effettuato ecografia e radiografia addominali ed ero stata convocata nello studio del medico di turno. Avrò atteso una ventina di minuti, è arrivata una bella dottoressa, della quale purtroppo non ricordo il nome, che non la finiva di scusarsi per il ritardo ma era sola in servizio. Ha valutato gli esami, ha predisposto il ricovero, mi ha applicato un sondino nel naso e ha organizzato la TAC per il pomeriggio.
Letto n°1 del reparto di Chirurgia.
Alla fine di ogni fase messaggiavo a mio fratello la mia meraviglia per il funzionamento di precisione.
La TAC ha rilevato un' occlusione intestinale da rimuovere immediatamente perché gli effetti stavano danneggiando altri organi e funzionalità. Ho provato in tutti i modi a temporeggiare, mi sentivo che si sarebbe sbloccato. Ho avuto persino la presunzione di controbattere sulle mie condizioni con il Dr. Antonio Nigro, un grande medico e una gran bella persona.
L'intervento in ogni caso si sarebbe tenuto il giorno dopo ma già dalla prima notte ho potuto rendermi conto che il reparto funziona come un orologio svizzero. Sono rimasta incantata dal modo di lavorare delle infermiere, tutte bravissime (alcune anche molto belle, cosa che non guasta mai, almeno per me, adoro ammirare la bellezza). Nomino solo Lorella e Patrizia perché con loro è nata anche una divertente simpatia.
La mattina dopo ho tentato di temporeggiare anche nella prima visita di quel genio del bisturi che è il Dr. Siquini. Alla seconda visita però ... "operiamo, operiamo, qua non ci passa niente" ... "ti taglio da qui a qui e, se non ci trovo da lavorare troppo, sistemo bene la sutura, se ci devo lavorare invece..."
Nella fase preparatoria dell'intervento ho trovato la mia carissima amica Simona Pulcini che mi coccolava mentre lavorava.
In sala operatoria ho ritrovato la bravissima e bellissima Patrizia Portelli, che non vedevo da anni, che mi ha fatta sentire al sicuro.
Quando al risveglio mi hanno detto che si era trattato solo di appendicite, m'ha preso l'euforia.
Sana! Sono sana! Rita, mia cognata, ha insistito per farmi la notte ma io non avevo voglia di dormire; mi sono ritrovata a cercare i stare ferma per farla addormentare ma lei, che ha il sonno disturbato di suo, continuava a svegliarsi. Bellissimo il siparietto del ciambellotto che si era portata perché quando non dorme le viene fame: l'ho fatta sedere sul letto per guardarla mangiare mentre io avrei pagato oro per un sorso d'acqua.
Sabato 28 il Dr. Siquini è venuto a togliere i drenaggi e a dirmi che il lunedì mi avrebbero dimesso.
Il taglio invece era ancora coperto, gli ho chiesto: "Poi mi insegnate come devo fare per la ferita?".
Si è fatto un sorriso sornione su quel bellissimo viso dicendo: "Quale ferita?". Sarebbe stato bello immortalare quell'espressione con una foto, gli ho chiesto se potevo scattargliela ma non ha voluto...
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02/10/2013
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