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il Sindaco di Maltignano puntualizza sul rogo in zona Basso Marino

Maltignano | "La nostra preoccupazione si fonda su tanti interrogativi che il comune, da anni, pone agli organi preposti, Regione prima e Provincia dopo, sulla fondatezza delle autorizzazioni amministrative per le quali la ditta in questione continua ad operare"

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Cogliamo l'occasione del preoccupante rogo avvenuto in zona Basso Marino che ha, giustamente, allarmato cittadini e operatori della zona per il rischio corso e per il potenziale inquinamento della zona. Registriamo anche le posizioni del Sindaco di Ascoli Piceno che ha chiamato in causa coloro deputati al controllo in nome di una sacrosanta sicurezza pubblica.

L'evento ci pone l'occasione per ricordare la preoccupazione denunciata dalla comunità di Maltignano, ed in particolare quella residente nella località di Caselle, circa l'operato di una ditta che svolge attività di recupero, stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi.

Con questo lungi da noi porre l'indice su alcuno e lanciare manifestazioni di analogo allarmismo, né perseverare su posizioni di pregiudizio. La nostra preoccupazione si fonda su tanti interrogativi che il comune, da anni, pone agli organi preposti, Regione prima e Provincia dopo, sulla fondatezza delle autorizzazioni amministrative per le quali la ditta continua ad operare. Queste concessioni, poi, non riguardano solo situazioni formali che possono poco o nulla interessare la popolazione. Perché da esse scaturisce la certezza, in caso di chiarezza, che la ditta, che tratta prodotti di particolare delicatezza e di indubbio impatto sull'ambiente, agisca in situazioni di sicurezza e senza rischio per il territorio in cui opera.

Infatti il comune di Maltignano, che da anni ha sollevato il problema dell'eccessiva vicinanza dalla frazione di Caselle, circa 350 mt, sui cui insistono siti sensibili come un asilo e degli impianti sportivi, e del fatto che la ditta è sita in una zona classificata "esondabile" dall'attuale PAI redatto dall'Autorità di Bacino interregionale del fiume Tronto, con i potenziali rischi conseguenti.

Da qui la richiesta del comune di assoggettare la ditta al VIA, acronimo di valutazione di impatto ambientale, ovvero una valutazione sostanziale, che poi si tradurrebbe con un atto formale di autorizzazione, su come incide questa attività sulla compatibilità ambientale del contesto in cui opera. Insomma un pezzo di carta che equivarrebbe ad un attestato di compatibilità, se esiste, che farebbe stare un po' tranquilli tutti, soprattutto i cittadini di Caselle che con periodicità lamentano a questa amministrazione sia il potenziale pericolo sia i maleodori che si sprigionerebbero da quella attività.

Invece dopo dieci ( dieci !!!!) anni di attesa la ditta ha ritirato la richiesta di assoggettamento VIA ed ancora non è in possesso della nuova autorizzazione cosiddetta AIA ( acronimo di autorizzazione integrata ambientale) ed opererebbe in forza di una vecchia autorizzazione della Regione Marche del 1998 seppur aggiornata nel tempo.

Ne l frattempo,oltre gli innumerevoli disagi lamentati e la preoccupante vicinanza dal fiume Tronto, alla fine dello scorso novembre è stata registrata quella allarmante fuga di sostanze nella fogna industriale, la quale secondo gli addetti ai lavori avrebbe potuto provocare serissimi (eufemismo) danni, la cui origine sarebbe nella zona del Basso Marino.

Di questa e dei controlli avvenuti è calato un velo di preoccupante silenzio che, accompagnato da questo mancato rilascio del VIA, mantiene il livello di alta preoccupazione a Caselle e, crediamo, anche nelle ditte operanti nel circondario e ricadenti nel comune di Ascoli Piceno.

Insomma della vicenda non se ne parla più. L'amministrazione di contro chiede a gran voce di sapere se la ditta può stare in quel sito ed a quali condizioni. Tutto qui. Non chiede posizioni pregiudiziali o va dietro a ipocrita demagogia. Inoltre chiede, visti i recenti incidenti in zona, maggiori controlli soprattutto quando cittadini ci riportano emissioni di maleodori.

L'amministrazione si augura che al comune vengano fornite risposte certe, affinché la latente preoccupazione non si traduca in giustificata ma incontrollata esasperazione della cittadinanza.

 

30/03/2013





        
  



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