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Scoperto giro di evasione per 100 milioni di euro

Ascoli Piceno | L'indagine ha costituito lo sviluppo di un'attività finalizzata all'individuazione di un'articolata evasione fiscale connessa agli scambi commerciali con la Repubblica di San Marino e altri Paesi comunitari.

Associazione per delinquere, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di documentazione contabile, indebite compensazioni d'imposta e falsità in scrittura privata sono i reati contestati dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Ascoli Piceno nell'ambito di una complessa e articolata indagine delegata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Fermo - Pubblico Ministero dott. Raffaele Iannella - che ha portato alla scoperta di un maxi giro di fatture false per oltre 100 milioni di euro emesse dal 2007 al 2011.

L'indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Ascoli Piceno, ha costituito lo sviluppo di un'attività finalizzata all'individuazione di un'articolata evasione fiscale connessa agli scambi commerciali con la Repubblica di San Marino e altri Paesi comunitari.

Nello specifico, alcune aziende commerciali e manifatturiere del fermano e maceratese, attive nei settori del pellame, accessori per calzature e materie plastiche, hanno fraudolentemente costituito illeciti crediti I.V.A., beneficiando conseguentemente di rimborsi e compensazioni non spettanti, mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti secondo il noto schema delle cosiddette "frodi carosello".

Più in particolare, il disegno delittuoso scoperto - secondo l'ipotesi accusatoria - è stato attuato attraverso:
vendite fasulle da soggetti nazionali in decozione, prossimi al fallimento o addirittura già falliti da anni a beneficio di società "cartiere" italiane riconducibili agli indagati, ma formalmente amministrate da persone molto anziane o straniere, che di fatto non hanno esercitato l'attività, non hanno istituito o hanno distrutto la contabilità, non hanno presentato dichiarazioni fiscali e non hanno versato imposte;
emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di queste "scatole vuote" per la vendita della medesima merce nei confronti dei promotori della frode - operatori effettivi - che, di conseguenza, risultano formalmente aver pagato la relativa I.V.A. (così creandosi un indebito credito d'imposta e la disponibilità documentale di beni in magazzino). Spesso tali transazioni non sono avvenute direttamente, ma per il tramite di aziende nazionali in normale attività (cosiddette "società filtro"), al fine di frammentare gli acquisti fasulli tra più fornitori e destare così minori sospetti;


vendite intracomunitarie sempre degli stessi beni (quindi senza applicazione e incasso dell'I.V.A., ai sensi della normativa in vigore per gli scambi intra UE) nei confronti di aziende con sede in Slovacchia, Romania e nella Repubblica di San Marino, tutte riconducibili ai medesimi soggetti italiani, autori del piano illecito;

cessioni della stessa merce (anche qui ovviamente fittizie) da parte di tali operatori stranieri nei confronti delle citate imprese "scatole vuote" nazionali. Complessivamente, dunque, il "giro" di fatture false supera i 100 milioni di euro;
impiego, per i trasporti nazionali e oltre frontiera, di lavoratori dipendenti compiacenti operanti nell'ambito di una nota società di trasporti, mediante apposizione di timbri e false attestazioni, allo scopo di tentare di conferire un inattaccabile corredo di effettività e veridicità a transazioni commerciali in realtà mai avvenute.
I promotori dell'attività illecita sono peraltro risultati già arrestati in passato per analoghe accuse.
L'operazione ha portato alla denuncia all'Autorità Giudiziaria di 32 soggetti e all'emissione del decreto di sequestro preventivo - da parte del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Fermo, dott. Sebastiano Lelio Amato - di beni mobili e immobili nonché conti correnti bancari e postali riferibili agli indagati e alle società coinvolte, fino alla concorrenza complessiva di circa 33 milioni di euro. In esecuzione del provvedimento, si evidenzia che effettivamente sono stati interessati diversi rapporti finanziari e quote societarie, un immobile a uso abitazione e 11 autoveicoli.

L'ulteriore estrinsecazione del peculiare ruolo di polizia economico-finanziaria esercitato dal Corpo, attraverso l'esecuzione di 11 verifiche fiscali, ha consentito di segnalare agli Uffici Finanziari violazioni alle imposte sui redditi per oltre 82 milioni di euro, all'IVA per oltre 31 milioni di euro, indebite compensazioni d'imposte per quasi 3 milioni di euro e materia imponibile IRAP evasa per oltre 81 milioni di euro.

Rilevanti anche gli importi delle ulteriori fatture per operazioni inesistenti segnalate agli altri Reparti del Corpo sul territorio nazionale, già quantificati in circa 14,3 milioni di euro.
Nel corso degli accertamenti, infine, sono state operate contestazioni anche alla normativa antiriciclaggio, in conseguenza del trasferimento di denaro contante oltre le soglie consentite, per oltre 7 milioni e 300 mila euro.

10/08/2012





        
  



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