Alcune riflessioni sulla ricorrenza del 10 Febbraio, "Giorno del Ricordo"
San Benedetto del Tronto | "C'è bisogno di ricordare in quali abissi può sprofondare l' uomo a causa della "banalità del male" per sperare che il mondo non ricada più in quegli orrori"
di Giovanni Gaspari
Giorno del Ricordo
Dal 2006 l'Amministrazione comunale cerca di mantenere un impegno, scritto nella nostra coscienza prima ancora che negli atti: recuperare al sentire comune, soprattutto in quello delle giovani generazioni, il significato di alcune date - simbolo per la storia del Paese.
Ognuna di esse ha un'autonoma valenza, perché in quel giorno e quel mese avvenne uno specifico episodio che, col tempo, è assurto a simbolo di un atteggiamento collettivo, di un fenomeno sociale che bisogna conoscere e capire nelle sue motivazioni più profonde.
Il 10 febbraio, Giorno del Ricordo istituito dal Parlamento con legge n. 92 del 30 marzo 2004, si collega al trattato di pace firmato quel giorno del 1947 con cui, tra le altre cose, si stabiliva la cessione alla Jugoslavia dei territori dell'Istria, Fiume e Zara. Una durissima punizione per un Paese colpevole di aver sostenuto il regime hitleriano ed aver combattuto a fianco della Germania nazista una guerra devastante, un dramma inenarrabile per migliaia di profughi costretti ad abbandonare tutto.
Fu la tragica conclusione di un periodo storico infame per quei territori: tra il 1943 e il 1945, mentre tutto il mondo stava per essere liberato dalla fine della seconda guerra mondiale, le popolazioni italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia erano vittime degli eccidi perpetrati per motivi etnici e/o politici dall'Armata popolare di liberazione della Jugoslavia.
Questa tremenda pagina della storia del nostro Paese, che racconta episodi di barbarie commesse su migliaia di cittadini innocenti, talvolta colpevoli solo di essere italiani, che vennero torturati e gettati, molti ancora vivi, dentro le cavità naturali presenti sull'altipiano del Carso, le cosiddette "foibe" , richiama le nostre coscienze a interrogarsi su come sia possibile pianificare lo sterminio di intere popolazioni unicamente sulla base della appartenenza dei membri di quella comunità ad una etnia o ad un sentire politico.
La storia ha continuato a proporci orrori simili, ad ogni latitudine, anche in epoche recentissime, quando, superate le censure legate alla Guerra Fredda, la cognizione generale di quei fatti era universalmente diffusa: basti pensare al Ruanda o alla Bosnia, di fronte a casa nostra.
E' dunque evidente quanto bisogno ci sia di ricordare: capire in quali abissi può sprofondare l'uomo a causa della "banalità del male" è essenziale per sperare che il mondo non ricada mai più in quegli orrori.
Il maltempo e la necessità di non penalizzare ulteriormente il calendario delle lezioni, già mutilato dalle quattro giornate di chiusura dovute alle avverse condizioni meteo, ci hanno indotto, seppure a malincuore, a disporre l'annullamento della cerimonia commemorativa del Giorno del Ricordo alla quale avevamo invitato il prof. Costantino di Sante e alcuni testimoni dell'esodo giuliano - dalmata.
Auspico che nella giornata di domani nelle scuole cittadine gli insegnanti dedichino comunque qualche minuto al racconto della storia di quegli uomini e quelle donne costretti ad un esodo forzato per ritrovare la libertà, una storia che interroga senza sosta la coscienza di tutti noi per capire se vi hanno messo radici salde gli anticorpi dell'intolleranza ottusa, dell'odio insensato, della violenza gratuita per chi appare, in qualsiasi modo, "diverso".
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09/02/2012
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