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CasaPound contro le privatizzazioni, spunta uno striscione ad Ascoli

Ascoli Piceno | Presidi da nord a sud e manifestazioni in oltre cinquanta città organizzate dall'associazione di destra per dire che l'Italia non è in vendita.

Lo striscione esposto da Casapound

Un maxistriscione con la scritta ‘'L'Italia non è in vendita'' è comparso nella notte di lunedì sulla strada che conduce a colle San Marco, contro ogni ipotesi di privatizzazione delle grandi aziende pubbliche e a sostegno del blitz fatto scattare da CasaPound Italia nelle città che ospitano industrie di Stato.

A Roma i militanti di Cpi sono riusciti a salire sul tetto e a occupare il
palazzo di Finmeccanica, in piazza Montegrappa: circa trecento persone sono ora schierate tra l'interno e l'esterno dell'edificio, a difesa dell''occupazione'. Centinaia di ragazzi di CasaPound Italia stanno inoltre in queste ore ‘assediando' con striscioni

‘'L'Italia non è in vendita'', bandiere italiane e fumogeni tricolore la Oto Melara di La
Spezia, l'Agusta di Varese, l'Ansaldo Breda di Napoli e la Fincantieri di Palermo, mentre striscioni e volantini contro le privatizzazioni sono comparsi in circa cinquanta città italiane.

‘'Non ci interessa sapere chi governa - recita il volantino - Non ci
interessano i giochi di palazzo. Non ci interessano i cambi di poltrona. Ci
interessa solo far sapere ai tecnici che l'Italia non è in vendita, e che c'è qualcuno pronto a combattere. Le aziende di Stato creano occupazione per centinaia di migliaia di lavoratori, fanno incassare miliardi di euro alla comunità nazionale e soprattutto garantiscono la sovranità dell'Italia. Tanti politici e tanti ‘tecnici' le stanno cucinando per farle ‘mangiare' agli amici (privatizzandole). Senza queste aziende l'Italia
muore. Sostieni CasaPound, è in gioco anche il tuo futuro''.

‘'Con questa azione coordinata in tutta Italia vogliamo dire ‘no' a
qualunque ipotesi di privatizzazione delle aziende di Stato, da
Finmeccanica a Fincantieri fino all'Eni - spiega il presidente di Cpi
Gianluca Iannone - in un momento in cui è fortissimo il rischio di trovarsi
di fronte a un esecutivo ‘tecnico' che, nella confusione, possa dare
ascolto alla pressione di lobby internazionali, sacrificando ad altri
interessi il bene del Paese'', conclude Iannone.

16/12/2010





        
  



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