Moschea sì o moschea no? sicuramente sì!
Ascoli Piceno | Pubblichiamo la lettera dell'Avv. Barboni, presidente dell'associazione Marocco nel Piceno, a favore della costruzione di un luogo di culto per i mussulmani della nostra provincia: "un segno di tolleranza verso la diversità e di profonda civiltà".

Walter Barboni
La proposta del consigliere provinciale per gli immigrati, ha fatto, come era inevitabile, clamore.
I musulmani che vivono in Italia hanno diritto ad avere una moschea nelle città dove vivono e lavorano? Lo Stato - magari attraverso le regioni, le provincie e i comuni - deve autorizzarne la costruzione o addirittura finanziarla???
La questione è troppo seria per essere affrontata con atteggiamenti ideologici - magari attingendo ai soliti slogan sull'accoglienza e sulla diversità - oppure con argomentazioni emotive ed epidermiche, ad esempio basandosi su sentimenti (anche comprensibili) di paura. Occorre operare una profonda riflessione.
In Italia vivono ormai quasi due milioni di musulmani con 749 moschee censite.
In provincia di Ascoli gli immigrati sono 12.236 e nel solo comune di Ascoli Piceno, 2.261 su una popolazione di 51.357 abitanti.
Cifre importanti che ci descrivono un territorio sempre più multietnico (negli ultimi cinque anni gli stranieri residenti sono raddoppiati ed ora rappresentano il 6,2 della popolazione) e per questo occorre ragionare sulla proposta del consigliere per gli immigrati.
Credo che una moschea dove possano pregare le migliaia di musulmani presenti sul territorio sia un segno di tolleranza verso la diversità oltre che indice di profonda civiltà.
Fondamentale è che sia un luogo di culto accessibile a tutti; un luogo di confronto per accrescere le conoscenze di tutti noi.
Ma ritengo altresì necessario distinguere fra luogo di culto e centro culturale islamico che potrebbe diventare luogo di indottrinamento fanatico magari caratterizzato da posizioni integraliste.
Certo la natura della moschea è controversa e complessa perché non è soltanto un luogo destinato alla preghiera e una volta che una struttura venga consegnata a questo scopo, esso diventa un luogo sacro che il musulmano ha il dovere di difendere in modo irreversibile.
Dunque, sul piano politico e amministrativo il problema non riguarda soltanto l'edificazione in se della moschea ma scopre alcuni aspetti che hanno dominato e dominano l'attuale rapporto tra cristiani e musulmani, tra "noi" e "loro" spesso con buona pace degli sbandierati principi di tolleranza ed accoglienza della nostra società e della nostra cultura.
stessa CEI, del resto, ha detto sì alle moschee in Italia perché tutti hanno non solo diritto a professarsi cristiani o musulmani ma anche esercitare la propria fede tramite la preghiera.
E un paese che si definisce civile deve lasciare il diritto a professare la propria religione in ambienti degni e non quindi in garage o altre sistemazioni di fortuna e comunque precarie perché non è degno di una civiltà multiculturale.
Rispetto agli immigrati dobbiamo coniugare l'accoglienza e la legalità sempre, naturalmente, nel rispetto primario del concetto di reciprocità, delle leggi e della vita sociale e nazionale ma non possiamo fornirne in forme più o meno ridotte e la limitazione della possibilità di pregare in un luogo ufficiale corrisponde ad una limitazione dell'accoglienza, e quindi, della libertà religiosa.
Una volta nel nostro territorio nazionale gli immigrati sono, comunque, persone da accogliere e i cui diritti fondamentali vanno difesi e rispettati». E tra questi diritti vi è la libertà religiosa.
In linea di principio, quindi, ritengo che alla richiesta della comunità islamica non si possa rispondere con un "no" ma dare a quella integrazione multietnica, multirazziale e multi religiosa che, di fatto, sta interessando il nostro territorio, un senso concreto.
Avv. Walter Barboni
Ps
Le predette considerazioni sono formulate, a titolo personale, in qualità di semplice cittadino, di Presidente dell'Associazione no profit il Marocco nel Piceno ed ovviamente come Consigliere Comunale di Maggioranza del Comune di Ascoli Piceno.
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27/11/2010
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