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Raffaella Milandri: immagini e racconti dalle popolazioni indigene dell’India

San Benedetto del Tronto | Raffaella ci ha portato i volti, bellissimi e straordinariamente espressivi, dei rappresentanti delle varie popolazioni adivasi, termine che significa “prima gente”, sopravvissute finora nella zona est della nazione, l’Orissa.

di Maria Teresa Rosini

Immagini dall'Orissa

Raffaella Milandri è rientrata dal suo viaggio in India, dalla regione dell'Orissa in cui vivono disperse in varie località alcune tribù indigene la cui sopravvivenza è oggi a rischio.
Ci racconta con passione la fatica del lungo percorso, circa 6000 km, con temperature quasi sempre oltre i quaranta gradi, su strade percorribili a velocità limitate tanto che parecchi dei giorni di permanenza sono stati impegnati negli estenuanti spostamenti.

Ci racconta l'India di oggi alla rincorsa di un benessere che, come ovunque, fa strage di culture, tradizioni,valori per soppiantarli con una filosofia che pone il suo perno sugli affari, sul business. Lo sviluppo impetuoso che la nazione sta vivendo lascia poco tempo alle scelte e ha per interesse primario il conseguimento di una ricchezza, per ora appannaggio di pochi e di fronte alla quale discernere, pensare, rischia di far perdere importanti treni verso il futuro.

Ci ha portato i volti, bellissimi e straordinariamente espressivi, dei rappresentanti delle varie popolazioni adivasi, termine che significa "prima gente", sopravvissute finora nella zona est della nazione, l'Orissa, quasi del tutto estranea al circuito turistico.
Popoli che vivono ancora secondo le loro antiche culture e tradizioni, assediate dall'incalzare di un'occidentalizzazione incombente e da interessi economici che, alla luce dei loro valori ancestrali, non sono in grado di decifrare.
Tribù dai nomi che ci sembrano così strani da sfiorare la comicità (Bonda, Dongria Kondh, Sharnia Kondh, Paharia Kondh), ma che racchiudono, per coloro che vi si identificano, il senso di un' appartenenza e una dignità umana ormai rare nel mondo evoluto del "mercato", che ci domina.

In India oggi sono i giacimenti di bauxite a contendere ad alcune di queste tribù lo spazio vitale. Una lotta impari: bauxite significa alluminio, alluminio significa produzione, denaro. Obiettivo della fotografa la zona di Niyamgiri e le tribù minacciate in maniera più pressante nel loro spazio vitale dall'attività di estrazione dell'alluminio.


Il viaggio di Raffaella è iniziato da New Dehli, dalla ricerca di un'automobile e di un autista, individuato poi in un sikh di nome Gurmeet, affidabile e prezioso per muoversi con una seppure sempre incerta, sicurezza; è proseguito a Calcutta con l'incontro con il console italiano.
E' iniziato anche con la ricerca di contatti con attivisti e giornalisti locali in grado di fornire informazioni sullo stato attuale dei fatti, lasciapassare anche linguistico, per entrare in contatto con le popolazioni indigene dell'Orissa.

" Nell'ottica di una "pomposità" idealistica", scrive Raffaella nei suoi appunti di viaggio, "gli attivisti indiani impegnati nella difesa delle popolazioni indigene, anche se animati dai migliori propositi, perdono di vista l'obiettivo principale e trascurano di considerare un punto di vista più ampio, mondiale. L'obiettività richiederebbe una maggiore distanza dalle cose. Oggi il target di interesse alla causa dei diritti dei popoli indigeni dell'Orissa può non essere l'attenzione prevalente dell'India."

Il ventaglio composito delle posizioni degli stessi attivisti, inoltre, crea fazioni e approcci diversi, a testimonianza di quanto religioni, idee politiche, interessi facciano della nazione indiana un puzzle di difficile incastro, anche per la mancanza di una reale democrazia nel paese, ancora invischiato, secondo la tradizione, nell'infernale girone delle caste.
"Alcuni di questi attivisti", ci dice Raffaella, "dall'aura di puri condottieri al fianco e alla pari con gli indigeni, rischiano davvero la vita nel loro impegno quotidiano a favore delle popolazioni locali contro gli interessi delle multinazionali e le spesso ondivaghe posizioni del governo".
Uno di essi, Kumti Majhi, della tribù Kutia, ha registrato per iniziativa della nostra fotografa, un appello ai paesi occidentali che è possibile trovare sul web: www.youtube.com/watch?v=r9dSYhM3L9Y.

L'informazione, dice, è l'unica possibilità che hanno e chiede ascolto all'Europa perché la loro terra non sia completamente distrutta e inquinata dalle miniere e dalle fabbriche di alluminio. Sono già molti gli ammalati: tumori polmonari e della pelle rischiano, insieme alle deportazioni, di far scomparire molte delle tribù presenti nella regione.

La bauxite dicevamo. E' con essa che anche la tribù dei Dongria Kondh deve fare i conti. "Essere un Dongria Kondh significa vivere sulle colline di Niyamgiri, nello Stato indiano di Orissa - e in nessun altro luogo." Ma la compagnia indiana VEDANTA RESOURCES, il cui proprietario è uno dei pochi indiani ricchissimi, "è determinata a sfruttare i ricchi giacimenti di bauxite che sono stati individuati sulla loro montagna più sacra" destinata perciò ad essere inglobata nel distretto industriale della Vedanta che oggi ha già una superficie di circa 60 kmq, che vorrebbe però raddoppiare.
La Vedanta afferma di voler portare benessere e democrazia nella regione. Per ora ha portato malattie terribili dovute all'inquinamento ambientale e sta gradualmente eliminando tribù tra le più antiche del mondo sottraendo loro il bene più prezioso, la terra.

Si ripete, come in altri luoghi e tempi del mondo, la caccia del gatto al topo, degli "uomini d'affari" contro le ragioni di sperduti villaggi. Si basa sull'inganno questa caccia per la quale, ad esempio, come ci racconta Raffaella, gli abitanti di un villaggio (Bondugoda) vengono invitati (da emissari della Vedanta) ad una gita sul mare e al ritorno trovano innalzato un muro che separa il loro villaggio in due e l'impossibilità di rientrare in possesso della parte isolata.
Dove c'è promessa di ricchezza occorre sottrarre, recintare, avere mano libera: cosa può mai significare per una multinazionale una montagna sacra?


Sono i paradossi della contemporaneità in cui la percezione e la sempre più chiara consapevolezza dei danni ambientali ed umani inflitti in nome della ricchezza e del profitto alla terra e ai suoi abitanti più indifesi, non distoglie il mondo occidentale dal perseverare diabolicamente in questa direzione senza riuscire a trovare la determinazione per una categorica sterzata.


Tante le altre tribù che Raffaella ha avuto modo di incontrare e fotografare nel suo viaggio. Le donne di ognuna di esse, soggetti straordinari delle foto, hanno spesso come simbolo di distinzione e appartenenza decorazioni e gioielli: bollini dorati al naso, anellini, uno o più d'uno al naso o alle orecchie, disposti in vari modi, segni importanti cui nessuna di esse rinuncia.
Molto particolare la tribù dei Bonda tra i quali vige un sorprendente matriarcato. Impossibile accedere ai loro villaggi sulle montagne perché li difendono con estrema aggressività, tanto che le stesse autorità indiane non ne permettono la visita. I Bonda sono anche piuttosto restii a comunicare, nessuno di loro parla inglese e sembrano non essere disposti a raccontare a chi percepiscono come straniero, della loro condizione.

Raffaella ha potuto incontrarli in località Onkadelli solo perché una volta la settimana scendono dai loro villaggi per il mercato, lo haat.
In quest'occasione portano con loro vino di palma e ad un certo punto cominciano a bere fino ad ubriacarsi. Cominciano a bere prima gli uomini, che si siedono in un angolo tutti insieme. Intanto le donne iniziano le trattative per gli acquisti e le vendite di prodotti e solo successivamente iniziano a bere anche loro.
Sono le donne ad avere infatti la responsabilità della gestione familiare e per prepararsi a questo compito finiscono con lo sposarsi molto tardi rispetto alla consuetudine delle tribù più primitive, intorno ai venti o trent'anni. Solitamente hanno una serie di pretendenti, rigorosamente selezionati all'interno della tribù, tra i quali spetta a loro scegliere quello che diventerà il loro compagno. La loro scelta si orienta generalmente verso uomini molto più giovani, quasi ragazzini, intorno ai 14 anni o anche meno, perchè restino in forze più a lungo ed esse possano addestrarli al loro ruolo.

"La mia impressione è stata di incontrare individui di un mondo ancestrale, quasi sopravvissuti di epoche remote..." afferma la Milandri, e forse è proprio così dato che alcuni studiosi di antropologia ritengono che, agli albori del mondo, furono matriarcali e legate al mistero della maternità le prime forme organizzative delle società primitive.
Un documento storico vivente quindi che, come accade un po' dappertutto, potrebbe finire con l'essere travolto dal cosiddetto progresso e scomparire per sempre.


Ad ingarbugliare ulteriormente la situazione la presenza nella regione di terroristi maoisti. Collegati ad altre formazioni simili presenti nella zona più a nord, basano la loro lotta politica estremistica sulla violenza. L'esercito maoista gode spesso di ampio appoggio tra la popolazione tribale che vede nell'adesione alla lotta armata una forma di autodifesa dalla miseria e dallo sfruttamento. Poco importa se i metodi usati implicano omicidi, estorsione, ricatto, traffico di droga e crimini di altro genere, l'importante è colpire il "nemico", individuato soprattutto nelle autorità pubbliche.
Nella regione era in corso proprio durante la permanenza della fotografa, l'operazione "green hunt" da parte della polizia e dell'esercito indiano per stanare, setacciando la giungla, i gruppi terroristici impegnati nella preparazione di attentati che da tempo insanguinano l'India.

Un altro tassello, questo, del variegato mondo indiano in cui nella esasperata commistione di tradizione e modernità, il paese sta consumando il proprio sviluppo economico. L'obiettivo della ricchezza e della potenza rischia, come già altrove, di restare alla portata di pochi, mentre ad esso si sta sacrificando parte dell'identità culturale e storica del paese. Con la violenza, arma sempre inutile e controproducente si reclama una giustizia dai contorni confusi e inquietanti, e la ribellione è repressa come attentato alla sicurezza dello stato.
Un copione già visto recitare. Molte volte.

15/07/2010





        
  



2+5=
Raffella Milandri
Raffella Milandri
Immagini dall'Orissa
immagini dall'Orissa
Immagini dalle tribù indiane dell'Orissa

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