Il nuovo linguaggio, una sintesi di linguaggi
Ascoli Piceno | In una tavola rotonda di ieri, nell'ambito della Biennale, si è dialogato di design della comunicazione e media contemporanei, attraverso le testimonianza di tre professionisti del settore.
di Ugo Mancini
Il dibattito, dal titolo "Design della Comunicazione: Design e Nuovi Media", è stato curato dal Prof. Federico Oppedisano, docente presso il corso di Disegno Industriale nella sede distaccata di Ascoli della Facoltà di Architettura dell'Unicam: "Siamo qui per comprendere - ha specificato Oppedisano - i prodotti della comunicazione e la relazione media-design".
A tale scopo sono stati invitati tre importanti esponenti del settore, i quali hanno cercato, tramite la loro esperienza professionale, di introdurre il pubblico presente ai concetti fondamentali del design della comunicazione.
La tavola rotonda è stata aperta dalla Prof.ssa Gianna Angelini dell'Università di Camerino. La docente di semiotica ha spiegato come gli attuali mezzi di comunicazione debbano rispecchiare un certo grado di interattività, di modo che gli utenti siano condizionati ma condizionino, allo stesso tempo, la progettualità del prodotto mediatico. "Vi è inoltre la necessità, nel processo di comunicazione - ha continuato la Prof.ssa Giannini - di travalicare le proprie competenze e creare una transdisciplinarità attraverso la quale tracciare la mappa del proprio percorso progettuale. Non ci sono gerarchie tra i saperi, i vari livelli di conoscenza devono incastrarsi tra di loro orizzontalmente".
Anche la maniera in cui si percepisce il proprio corpo deve essere riscoperta in una dimensione più ampia, che oltrepassi i sui significati tradizionali.
Proprio l'astrazione del corpo umano, la sua rilettura creativa mediante l'accostamento di linguaggi diversi, è il concetto di fondo alla base del lavoro di Cristina Chiappini, graphic e new media designer e docente presso lo IUAV di San Marino. Ciò è evidente nelle illustrazioni create per l'opera Roses of Flesh, Spires of Light, dove attraverso un gioco di sovrapposizioni e trasparenze, direttamente riconducibile al libro Nella Nebbia di Milano di Bruno Munari, gli organi genitali femminili e maschili vengono sezionati in modo lucido e razionale, con una grande forza iconica, quasi fossero dei prodotti di avanzata tecnologia.
Rifacendosi alle esperienze di Charles Ray, Erwin Wurm e Maurizio Cattelan, che vedono il corpo come una scultura, un opera d'arte da modellare, la Chiappini ha concepito anche la campagna promozionale di Maxdesign in cui i mobili, estraniati dal loro uso comune e spostati in un contesto del tutto diverso da quello originale (è quello che nel design viene definito col termine "affordance") interagiscono con le persone fotografate. Un altro interessante gioco dei significanti e dei significati, un'altra sovrapposizione dei linguaggi.
Molto interessanti, poi, le esercitazioni degli allievi della Chiappini, in cui l'alfabeto viene interpretato dal corpo umano in tanti modi diversi. Un naso, una bocca, un fondo schiena, le braccia, le gambe si muovono per creare le linee orizzontali e diagonali delle lettere. La comunicazione corporea si sovrappone alla comunicazione alfabetica ed i livelli di linguaggio si fondono e si spostano continuamente.
Più finalizzata verso il concetto di interattività è invece l'esperienza portata da Yates Buckley, Technical Director di Unit9, uno studio in cui circa 40 designer lavorano su produzioni digitali.
Per promuovere i prodotti della marche con le quali collabora, Unit9 punta su una forte interazione degli utenti web, i quali possono condizionare attivamente i contenuti presenti in rete. Partecipare ad una partita di Dodgeball (Palla Avvelenata) organizzata da un marca di patatine, personalizzare lo spot di un gelato scegliendo interpreti, scene, musiche, dialoghi, navigare in uno spazio sonoro dove gli effetti musicali sono rappresentati da figure solide, sono tutti esempi di come Unit9 sia tesa sempre più a ridurre il confine tra realtà fisica e realtà virtuale per attuare un pieno coinvolgimento dell'utente.
Per Buckley il media digitale ha una consistenza liquida, poiché è un mezzo che non ha regole ed il livello di astrazione del reale può variare di volta in volta. È quindi fondamentale che si definisca con precisione ciò che si sta facendo e il percorso progettuale che si vuole intraprendere, attraverso una metodologia precisa, fatta di sistemi d'interdipendenze che consideri tutte le sfaccettature del prodotto web.
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04/06/2010
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