Falso allarme bomba: identificato il responsabile
Ascoli Piceno | Alle 14.00 in punto una bomba ad orologeria esploderà nellala est del Tribunale. Questo il messaggio minatorio che il 20 Gennaio via fax, era arrivato presso la segreteria del tribunale di Ascoli Piceno. Luomo G.O. di 49 anni è stato identificato.
di Giuseppina Pica
Dal 20 gennaio, giornata dell'allarme bomba, che aveva costretto il dirigente e il personale della Digos all'evacuazione del Tribunale ascolano, le indagini prontamente attivate a cura del Dr. Michele Renzo e del Sostituto Procuratore Carmine Pirozzoli, sono andate avanti a ritmo serrato sino alla cattura dell'uomo, che senza opporre resistenza e confessando tutto, si è consegnato.
Vista la gravità del fatto, avvenuto proprio a pochi giorni di distanza dall'attentato di Reggio Calabria, l'intervento delle forze dell'ordine è stato immediato, volto ad escludere possibili correlazioni con la criminalità organizzata o con gruppi estremisti legati all'attentato calabrese.
Attraverso una capillare attività di monitoraggio gli uomini della Digos hanno individuato l'utenza telefonica di uscita del fax, che proveniva da un telefono pubblico abilitato al servizio. Subito sono partite le attività di controllo, con appostamenti mirati e l'acquisizione di tutte le video-riprese effettuate dalle telecamere poste nelle vicinanze delle cabine interessate. Poi le ricerche sul traffico telefonico e le schede utilizzate nelle cabine, nell'orario d'invio del fax incriminato.
"Le indagini", come ha spiegato il capo della Digos Ciro Re, "hanno subito dimostrato che il fax era stato inviato da una delle numerose cabine telefoniche abilitate a offrire questo tipo di servizio. Il numero dell'emittente ha permesso di circoscrivere la zona di Ancona ma non di individuare la cabina".
L'individuazione è avvenuta successivamente tramite la decodificazione dei codici della scheda utilizzata per l'invio del fax al Tribunale. La cabina dalla quale venivano mandati i messaggi era quella della stazione di servizio dell'Autostrada A14 "Conero Est".
I rilevamenti sul traffico della scheda, utilizzata esclusivamente per inviare messaggi minatori i cui destinatari, come poi appurato dalle indagini, non erano esclusivamente i magistrati del tribunale di Ascoli Piceno, hanno portato all'individuazione dell'uomo. Sono così risaliti alla sua identità grazie alle deposizioni delle "vittime", tutte legate da contenziosi civili all'indagato.Un gesto di "protesta" nei confronti dei giudici ascolani per dei procedimenti penali finiti male, così l'uomo ha motivato il gesto.
Arrestato martedì mattina ora è sotto accusa per procurato allarme. Della difesa si sta occupando l'Avv. Antonio Talamonti.
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24/02/2010
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