Memorie di una lettrice notturna: Elisabetta Rasy ci mostra il suo album di famiglia letterario.
Monteprandone | Non cè scrittore che non sia stato prima di tutto un lettore, che non abbia ritrovato o costruito una parte di sé nelle storie descritte e raccontate da altri.
di Maria Teresa Rosini

Presentazione "Memorie di una lettrice notturna"
Il tramite, le parole, sanno consentirci un viaggio che può compiersi dentro le pareti di una stanza, agganciando quella parte di noi che può agevolmente trascendere l'esperienza, il qui e ora, lo spazio e il tempo.
Che un autore parli dei libri che hanno attraversato la sua vita non è sempre scontato e "naturale". Dato che un libro è pur sempre (soprattutto oggi) un oggetto anche economicamente misurabile e che spesso dalle leggi "economiche" si lascia fagocitare. Ma in realtà non c'è scrittore che non sia stato prima di tutto un lettore, che non abbia ritrovato o costruito una parte di sé nelle storie descritte e raccontate da altri.
" Non è un libro che ha a che vedere con le categorie della critica letteraria" esordisce Elisabetta Rasy durante la presentazione del suo libro "Memorie di una lettrice notturna", tenutasi venerdì sera a Monteprandone nell'ambito degli incontri con l'autore organizzati del Comune con l'associazione "Sapori del piceno" e la Libreria La Bibliofila.
"Non si tratta di un esercizio intellettuale, ma di una questione di famiglia":
è un po' la nostra famiglia quella composta dagli scrittori dei quali ci siamo nutriti. E, si sa, le questioni di famiglia coinvolgono prima di tutto le emozioni.
"E' necessario deculturalizzare l'esperienza della lettura", prosegue infatti, "perché leggere non è un esercizio, un dovere sociale" e gli spot pubblicitari che invitano a leggere non sortiranno perciò l'effetto sperato. Allo stesso tempo però leggere non può considerarsi neppure evasione, divertimento.
Leggere è piuttosto, secondo l'autrice, mettersi in comunicazione col mondo, "far nascere a noi stessi il mondo e il reale". Ed è, quindi, una questione personale.
Il discorso sulla lettura e la sua capacità di alimentare e articolare il nostro paesaggio interiore è centrale anche nell'intervento di Filippo Massacci, che introduce la conversazione con la scrittrice.
Entrambi si riconoscono nell'individuare nell'esperienza della lettura una possibilità fondamentale: leggere è conoscere prima di tutto sé stessi, comprendere il potere della lingua di rendere decifrabile l'incessante prodursi dell' esperienza, svelare le emozioni che ci governano, accedere al nucleo più autentico del proprio vissuto.
E lo scrittore è allora un po' il "sacerdote" di questo rito attraverso il quale si può illuminare quella parte di sé altrimenti destinata a scorrere via nel tempo senza lasciare traccia.
Dal secolo del talento femminile, il novecento, l'autrice ha selezionato, in un percorso che è stato suo prima di tutto, quelle scrittrici che per la loro autenticità, l'assenza di conformismo, l'essere state lontane o comunque ai margini della cultura istituzionalizzata, rispecchiano meglio la "messa in scena" della condizione femminile propria della produzione letteraria del secolo in cui drammatiche consapevolezze e contraddizioni di genere vengono vissute spesso nella carne viva della propria esistenza.
Il merito principale che l'autrice ascrive a queste donne "di frontiera" nei confronti della sua vita, è che la precoce conoscenza di storie straordinarie e inconsuete e di una varietà umana femminile così multiforme alle prese con una trasformazione epocale di destini e risorse, ha costituito quasi un "lasciapassare" al suo desiderio di non omologazione di genere, alle sue aspettative circa il proprio ruolo nel mondo. Le ha consentito di resistere ai tentativi di livellamento e conformismo che, per tutte le donne, giungono dal contesto di vita e dalle sollecitazioni dell'educazione familiare.
Quello che Elisabetta Rasy definisce come il suo album di famiglia comprende le vicende e la scrittura di autrici come Sylvia Plath, Marina Cvetaeva, Marguerite Duras, Muriel Spark, Alice Munro e di molte altre comprese le italiane Anna Maria Ortese e Cristina Campo.
Non sarà difficile per le lettrici, ma anche per i lettori, ritrovare in questo panorama parti a volte consistenti del proprio album di famiglia letterario, seppure la stessa autrice ci riveli come abbia dovuto operare delle scelte che ne hanno escluso una parte ugualmente significativa.
Altre scrittrici, non meno importanti all'interno dell'album di famiglia dell'autrice, emergono allora dalla conversazione col pubblico con il quale Elisabetta Rasy riesce a stabilire un colloquio coinvolgente e quasi intimo: Virginia Woolf, Anne Sexton o Simone Weil testimoni imprescindibili del 900, al di là del loro essere divenute icone culturali, hanno aperto visuali inconsuete sia sulla condizione femminile che sul senso della scrittura.
La considerazione che scaturisce da una serata così riuscita è che la lettura può essere, oltre a tutto, anche occasione di incontro, possibilità di sedersi insieme condividendo idee, passioni, sentimenti: una dimensione della lettura forse ancora poco esplorata e a cui, alla luce di serate come questa, varrebbe la pena di fornire maggiori occasioni di realizzazione.
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21/11/2009
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