Riproposti al cinema Margherita di Cupra le canzoni e le emozioni di Piero Ciampi e Sergio Endrigo
San Benedetto del Tronto | Gino Troli ci ha coinvolto, lunedì sera al cinema Margherita di Cupramarittima, nella riscoperta di un passato musicale e più ancora umano, che costituisce un inestimabile patrimonio della storia della musica dautore italiana.
di Maria Teresa Rosini
Sono tornati ad interrogarci, a stupirci, a sorprenderci due cantautori italiani d'eccezione, due artisti per i quali, oggi un po' retoricamente, si potrebbe dire che vita e arte avevano la medesima sostanza.
Piero Ciampi e Sergio Endrigo, nella distanza che misura la loro diversità, tra gli eccessi dell'uno e la misura rigorosa dell'altro, sembrano accomunati da un sentimento di estraneità e quasi di fastidio nei confronti del successo e delle sue regole, che pure hanno ricercato e sperimentato nella loro carriera.
Non so se possa definirsi marginalità: sembra piuttosto una capacità, inconsueta nel mondo a volte fuorviante dello spettacolo, di tener fede a se stessi, mantenendo il successo e le sue leggi un po' a distanza e regalandosi la possibilità di scegliere, di avere una personale agenda delle priorità.
Nel camminare eretto sul filo di una lama di coltello l'uno, nel nascondersi dietro una maschera di malinconia l'altro, rappresentano perciò, come dentro uno specchio, una parte di noi a cui spesso abbiamo dovuto o voluto rinunciare.
Non certo per le scelte estreme dell'uno, né per lo scarso protagonismo dell'altro, piuttosto per quel prendere piuttosto seriamente la vita che non appartiene più a questo tempo.
"Abbiamo attraversato i deserti dell'anima / I mari grigi e calmi della solitudine / Abbiamo scommesso sul futuro / Abbiamo vinto e perso con filosofia / Altre emozioni verranno"scrive Endrigo e sembra proprio che parli di sé e un po' anche di noi.
"La morte mi fa ridere. La vita no." scrive Ciampi e in quell'adolescenziale assaporare il dolore, nello sfidarlo, nell'indagarne le pieghe in modo quasi masochistico non può non esserci, ugualmente, una parte di noi, quel "noi" che da tempo non esiste, cui abbiamo tappato la bocca e stimato più prudente prendere le distanze.
Oggi che il senso del tempo ha mutato dimensione, le malinconie le lasciamo ai falliti e non sono più "altre emozioni" quelle che attendiamo, riascoltare la vita e le canzoni di Piero Ciampi e Sergio Endrigo sferzano la nostra razionale imperturbabilità regalandoci l'illusione, o la speranza che, come nella poesia, l'intensità del desiderio possa essere più importante del suo oggetto e il dolore della perdita, che ci accomuna tutti, assomigli alla vita più della sicurezza della conquista.
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08/05/2009
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