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Willer Bordon: “Perché sono uscito dalla casta” presentato all’Auditorium di San Benedetto

San Benedetto del Tronto | E' possibile ritornare ad una politica della partecipazione, delle regole, del bene comune?

di Maria Teresa Rosini

Willer Bordon (Foto: A. Cellini)

Se ci aspettavamo qualche nuova rivelazione, qualche nuovo brivido di disgusto "politico", qualcosa che ancora potesse sorprendere il già ricco immaginario collettivo attraverso il quale ci rappresentiamo la corruzione e il degrado della vita pubblica in Italia, non avevamo fatto i conti con la nostra capacità di assuefazione.

Alla presentazione dell'ultimo libro dell'ex senatore PD Willer Bordon,"Perchè sono uscito dalla casta", venerdì sera all'Auditorium comunale, nessuna scossa, nessuno scoop, solo una tranquilla, moderata chiacchierata come tra reduci che discutono l'inevitabilità della violenza bellica, con vani e poco incisivi tentativi di scandalizzarsene moralmente (abbiamo già dato!), come analisti davanti a un fenomeno ormai datato e poco appassionante.

Già l'austero aspetto e la signorilità del Senatore Bordon non ispirano sentimenti di rivolta, o ansia di barricate e, comunque, noi abbiamo capito da un pezzo che un bel tratto della strada per uscire dall'inerzia e dalla voracità con la quale il ceto politico sta dilapidando il patrimonio morale, sociale e culturale della nazione, toccherà farla a noi cittadini e sarà in salita, pieno di ostacoli, con numerose cadute e senza una vera certezza riguardo al traguardo.

Temo che nessun "regalo di compleanno" (quello che il Senatore Bordon si è fatto dimettendosi dal Senato della Repubblica) potremo concederci noi cittadini perché da cosa potremo mai uscire noi se non dall'Italia proprio? E senza buonuscita, indennità e pensione.
Se Willer Bordon è uscito, poi, molti sono ancora dentro (e qualcuno, ultimamente, si è trovato così bene che proprio non vuole saperne di cedere la carica!).

L'autore ha sottolineato come nella classe politica di cui ha fatto parte (quindi vista dall'interno) si evidenzi un'incapacità quasi patologca di assumere consapevolezza di quanto il proprio ruolo sia screditato a livello sociale e in molti di loro ogni proposta di moderazione, di rinuncia, di autolimitazione, suscita il fastidio di chi ormai non ha più referenti se non il proprio autocompiacimento personale.

Inoltre se un tempo, ci dice Bordon, con le preferenze nominative, il rapporto dell'eletto con gli elettori della propria circoscrizione contribuiva a elevare un ostacolo a narcisistici e utilitaristici eccessi, oggi con le liste bloccate e decise dalle oligarchie (dai pochi: non più di 30 persone, sostiene Bordon) e definite gli ultimi giorni utili alla presentazione, i candidati sono completamente in balia del partito: il loro, certo, ma anche con una spiccata propensione a cambiare casacca e bandiera secondo il tornaconto del momento.

Spallate, spintoni, ribaltoni sono appellativi violenti di un fenomeno che ormai rientra nel "gioco", un gigantesco gioco di società, che potremmo chiamare "Politicopoli" dove vince chi sta più tempo sulla potrona (e non importa da che parte), chi ha maggiori opportunità di esercitare veti, condizionamenti, ricatti ritagliandosi uno spazio di azione che ha nome  "potere".

Credo che, alla fine, le rappresentazioni da "commedia all'italiana" che noi cittadini ci diamo della politica, con sentimenti a metà tra il disprezzo e la vergogna, siano un prezzo che i politici sono ben disposti a pagare per mantenere i numerosi privilegi di cui godono e fregiarsi di un titolo, onorevole, che con l'onore ha ormai, salvo eccezioni sempre più rare, ben poco a che vedere.

Ma guardando le cose esattamente dal lato opposto, anche la "malapolitica" potrebbe essere il prezzo che cittadini cinici e disillusi si accontentano di pagare in cambio del perseverare di una pratica corporativa e utilitaristica dello stato: uno stato da cui prendere, da imbrogliare, da piegare ad interessi particolari, da screditare e imbavagliare o corrompere in tutti le componenti che ne definiscono l'ordinamento: amministrazione, giustizia, legislazione.

Non è una società proba e onesta quella che addita una classe dirigente corrotta e incapace, ma il riflettersi in uno specchio di una parte consistente della società che è venuta smarrendo lungo la strada ogni occasione, ogni opportunità di cambiamento, ogni barlume di coraggio per compiere scelte più consapevoli.

E allora, è la domanda aperta con la quale ci lasciamo, è possibile ritornare ad una politica della partecipazione, delle regole, del bene comune?
Bordon afferma che è possibile e che lui comunque non ha nessuna intenzione di abbandonare la politica, anzi auspica un ritorno alla "vera" politica: sua l' iniziativa di un referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti riproposto (dopo che un referendum l'aveva abrogato) attraverso i rimborsi elettorali ai partiti.

Inoltre l'ex senatore ritiene che il fatto che l'Italia sia inserita all'interno di un organismo superiore, La Comunità Europea, nel quale confrontarsi con altri paesi all'interno di un contesto di regole, può rappresentare un argine alla deriva della politica italiana.

23/11/2008





        
  



5+1=
(da sinistra) Sorge, Bordon, Bergamaschi (Foto: A. Cellini)
(da sinistra) Minuto, Sorge, Bordon, Bergamaschi (Foto: A. Cellini)
Margherita Sorge e Willer Bordon (Foto: A. Cellini)

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