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"Le ragioni del mio 'No'"

San Benedetto del Tronto | Riportiamo l'intervento del Consigliere Comunale del Pd Fernando Palestini in merito alla discussione sulla mozione proposta dalla Consigliera Palma del Zompo relativa al testamento biologico. Palestini ha espresso un voto contrario.

Fernando Palestini

Da Fernando Palestini, Consigliere Comunale del Pd, riceviamo e pubblichiamo quanto segue:

Il tema che stasera (la serata di giovedì 7 agosto, data dell'ultimo Consiglio Comunale ndr) discutiamo sulla base della mozione presentata del consigliere Del Zompo è uno di quelli che ci coinvolge tutti, in particolar modo poi quando le televisioni ed i mass media fanno da cassa di risonanza rispetto a vite vissute come nel caso di Eluana e rispetto a situazioni che suscitano in tutti noi, senza eccezioni di sorta, un profondissimo senso di pietà e di comprensione.

Preciso subito che non ho certezze in merito, ma molti dubbi e tante lacerazioni interiori rispetto alla sofferenza di una vita umana. Anche perché i confini, i contorni di quello che viene chiamato testamento biologico (attraverso il quale si vorrebbero dare indicazioni sulla propria morte) e l'eutanasia, sono spesso ambigui e difficili da definire con certezza e chiarezza.

La vita umana, qualsiasi vita umana è per me sacra, è qualcosa di assoluto, un bene indisponibile e questo non tanto per ragioni religiose ma anche e soprattutto per motivazioni laiche. Nessun paziente è ne potrà mai essere considerato un vegetale: è sempre e prima di tutto un uomo. Non è il diritto di scelta sulla vita la misura alta di una civiltà: è, piuttosto, il coraggio di farsi carico di ogni dolore, di assumersi la responsabilità degli altri. Per il credente poi la fede cristiana illumina meglio il cammino.

Da un po' di tempo all'interno del PD si è innescata una discussione molto alta e nobile soprattutto tra due esponenti entrambi medici ed entrambi cattolici cioè Ignazio Marino (fautore con altri firmatari di una proposta di legge sul testamento biologico) e Paola Binetti (in disaccordo con lui su questa tematica).

E' di anno scorso un bellissimo colloquio apparso sull'Espresso nel quale il Card. Carlo Maria Martini e Marino discutevano su scienza ed etica cristiana toccando una serie di tematiche etiche tutte legate alla vita (fecondazione assistita, aborto, cellule staminali, adozioni, aids, eutanasia, testamento biologico) ed in questo dialogo Marino, per difendere le sue idee sul testamento biologico riprendeva il Catechismo della Chiesa cattolica che testualmente recita:

"L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente".

Martini, concordando sul rifiuto dell'accanimento terapeutico che spesso contrasta con il rispetto della dignità umana, rispondeva proprio sollevando forti perplessità che possibili proposte di legge in tal senso potessero introdurre aperture all'eutanasia e cioè ad effettuare gesti che arrecano morte e non vita.

Occorre avere una apertura ed una fiducia fondamentale nella vita che fa si che ogni momento dell'esistenza umana abbia un senso che nessuna circostanza per quanto avversa può distruggere. In ogni caso continuava Martini è importantissimo lo star vicino ai malati gravi soprattutto nello stato terminale e far sentire loro che si vuole loro bene e che la loro esistenza ha comunque un grande valore ed è aperta ad una grande speranza.

Al centro di ogni relazione personale e fiduciale tra il paziente, i suoi familiari, il personale medico e infermieristico deve stare sempre il bene fondamentale della vita di ogni malato, un bene che non dipende dalle qualità delle sue capacità fisiche, psichiche e comunicative, ma che trova la sua radice nel fatto stesso di esistere.

In ogni caso la rinuncia a terapie sproporzionate o a cure futili non può comportare la sospensione della nutrizione e della idratazione, nella misura e fino a quando esse risultino efficaci nel sostenere la fisiologia del corpo. Anche qualora effettuata mediante vie artificiali, la somministrazione di acqua e cibo costituisce un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita.

Io vorrei sempre una politica per la vita, per la vita di tutti coloro a cui non si dà sufficiente voce e per i quali temo fortemente per i recenti tagli del governo ai bilanci della salute e delle politiche sociali.

Vorrei una politica che non facesse mai venir meno stanziamenti e risorse per la salute, per la ricerca scientifica, stanziamenti reali e non sprechi; oggi forse è più urgente destinare fondi adeguati alla creazione di strutture per pazienti cronici o in fin di vita, qualunque sia la loro patologia, che non legiferare in materia di testamento biologico.

Oltre alla proposta di legge sul testamento biologico è depositata in Parlamento una proposta di legge in tema di "fine-vita" da parte di alcuni deputati del PD (Binetti, Bobba, Calgaro, Carra, Lusetti ed altri) che si intitola "Disposizioni sulle cure di fine vita come forme di alleanza terapeutica", una proposta che chiarisce innanzi tutto che la vita umana è un bene indisponibile e sul bene vita si innestano poi tutti i diritti individuali e da qui l'impossibilità di sospendere l'idratazione e la nutrizione. Occorre cioè mettere la scienza al servizio del paziente con la consapevolezza che la medicina ha fatto tanti progressi proprio perché si è lottato con i malati ed al loro fianco, anche con l'estensione delle terapie palliative.

Per le ragioni sopra esposte voterò NO alla mozione presentata.

(negli articoli correlati è possibile trovare la mozione integrale presentata dalla Consigliera Palma Del Zompo. ndr).  

08/08/2008





        
  



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