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L’Ungheria di Eszter Salamon

Polverigi | Il ballo ungherese è arte del corpo in movimento.

di Andrea Carnevali

Mentre qualche visitatore del festival "Inteatro" era seduto a riposarsi, nel parco di Villa Nappi, entrava in scena Eszter Salamon lanciando un grido nel palcoscenico allestito di nero.

È lo spettacolo di Robert Csögör, Zoltàn Gémesi, Endre Liber, Robert Liber, Ferenc Salamon, Erszébet Salamon, Eszter Salamon che hanno portato a Polverigi lo studio della danza, le ricerche stilistiche e le evoluzioni del linguaggio. A dire il vero, c'è stata solamente la tradizione folkoristica ungherese.

Eszter Salamon, coreografa e danzatrice, ha miscelato le sue origini con la tradizione della Moldavia e della Romania. La performance dal titolo "Magyar Tàncok" di Eszter Salamon ha proposto al pubblico una riflessione sulla danza contemporanea che è nell'espressione popolare del territorio. Del resto il ballo è anche improvvisazione e le tecniche apprese da bambini - in questo caso, passi tradizionali ungheresi e la formazione artistica a Budapest e in Francia di Eszter Salamon - rileggono ed interrogano il presente di quest'arte. Il linguaggio che la giovane coreografa ha portato a Polverigi è stato rivisitato non solo come idioletto familiare, ma anche come indenità storica nazionale, addirittura partendo dal Medioevo.

I balli in cui i partecipanti si mettono in circolo sembrano avere un'antica tradizione medievale che si è conservata a lungo e soprattutto tra le donne le quali lo utilizzavano per indicare l'attesa del marito. Ma è la stessa danza rituale che nel tempo cambia la sua natura arcaica. Dal cerchio si passa ai balli, ai movimenti liberi, senza contatto, e poi di coppia.

La danza tradizionale - che trova un'origine nella famiglia e nel nucleo domestico - è per molte donne ungheresi una forma di educazione corporea, al retaggio culturale ed alle tradizioni. Eszter Salamon indaga la condizione femminile con la danza. Come? Sono le stesse relazioni tra uomo e donna che diventano linguaggio del corpo e della musica. Eszter Salamon ha portato al festival di Polverigi le diverse vicende con cui la danza si è evoluta e nei diversi contesti sociali. Il ballo ungherese ha un'origine molto lontana, perché è arte del corpo in movimento. Tuttavia la voce di Bela Bartók e di Richie Hawtin sono stati trait d'union tra la ricerca stilistica della coreografa e indagine sul movimento della danza, attraverso i diversi riflessi nella società contemporanea, e la tradizione. È la condizione femminile con i suoi modi di fare danza. Si pensi alla politica Nicolae Ceauşescu che ha tenuto il suo popolo in uno stato di totale ignoranza e le persone hanno potuto conoscere il ballo e il suono.

La dimensione familiare è stata fortissima perché in scena c'era anche la madre di Salamon che le ha trasmesso la passione per la danza ed altri ballerini e musicisti della sua famiglia, tutti insieme a rileggere e ad interrogarsi sul passato ed il presente della loro arte. Un incontro danzato con la famiglia di Salamon, il pubblico e le radici della propria identità che stato allestito con strumenti tecnologici: immagini, proiezioni, filmati, strumenti musicali, dialoghi ed invertiste.

07/07/2008





        
  



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