Due nuovi diaconi neri per la comunità diocesana della diocesi di Fermo
Fermo | Imposizione delle mani di S.E. Mons. Luigi Conti e consegna del Vangelo. La missione verso tutte le genti abbia inizio.
di Simone Menin
La scena è sempre la stessa, però ogni volta è sempre unica perchè cambiano le persone, le reazioni, ed anche il colore della pelle! Si, perchè i neo-diaconi della diocesi di Fermo si chiamano Ildephonse Niyongabo e Pasteur Manirambona. Hanno entrambi ventinove anni e provengono dal Burundi. La loro storia ha fatto molto intenerire i cuori dei cittadini fermani in questi giorni di commenti diocesani.
Mandati a studiare presso il seminario di Fermo da Mons. Bernardo Bududira, vescovo della loro diocesi, furono accolti qui da Mons. Gennaro Franceschetti. Sono i superstiti all’attacco del seminario minore di Buta ad opera di un gruppo di ribelli armati, durante una guerra civile avvenuta il 30 aprile 1997. La loro successiva ordinazione sacerdotale avverrà nella loro diocesi di Bururi e si mormora che poi dovranno tornare qui per occuparsi di una delle tante parrocchie della diocesi fermana, ma nulla è dato ancora per assodato.
Il solito rituale, l'interrogazione del Vescovo S.E. Mons. Luigi Conti a Don Sandro Salvucci, rettore del seminario, circa l'idoneità dei due studenti a diventare diaconi, ma si sa che è una formalità questa, visto che Don Sandro controlla, aiuta e consiglia i ragazzi seminaristi durante tutto il loro percorso di studi, per poi portarli con gioia all'ordinazione, se crede che ne siano degni. Successivamente l'imposizione delle mani e la consegna del Vangelo. Tutti segni esteriori ma che portano dentro il loro riperpetuarsi un'intensità di dedizione, aspettative e speranze che permettono alla Chiesa di rinnovarsi di continuo con l'apporto di menti giovani, pronte al sacrificio ed alla testimonianza, forti di quella Fede che è data come dono dallo Spirito Santo.
Sarà capitato a tutti prima o poi di sentir parlare della Chiesa Cattolica come una Chiesa vecchia, non più adattabile al rinnovarsi dei tempi ed alla globalizzazione. Ebbene, nell'ordinazione fermana dei due giovani di colore di oggi si è assistito alla dimostrazione concreta di come la Chiesa sia, da secoli per non dire millenni, in prima linea e l'ideatrice del concetto di globalizzazione, nella sua accezione più positiva. Per lo stupore di tutti i fedeli giunti alla celebrazione, al termine della stessa si è avuto un ballo tipico dei diaconi. Era un ballo apparentemente di mosse casuali. A giudicarlo con completa ignoranza in materia sembrava una serie di gesti e canti propri del loro territorio, atti a ringraziare il Signore dell'avvenuta grazia di averli ordinati.
Un uomo diceva alla moglie: "proprio ora che ho preso le ferie questi fanno la danza della pioggia". La gente prima ha reagito con stupore, ma immediatamente ha iniziato a battere le mani entusiasta seguendo ritmicamente il tempo e i passi dei giovani africani, che, come è noto, hanno il ritmo nel sangue... anche se ordinati diaconi! Dalla nostra redazione un augurio a Don Ildephonse e Don Pasteur per un futuro che dia a loro la forza di dedicarsi interamente al prossimo, dimostrando un atteggiamento controcorrente in una realtà in cui l'egoismo regna sovrano.
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29/06/2008
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