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Cosa ricorderemo del 2007?

San Benedetto del Tronto | La conservazione della memoria di ciò che è accaduto è un'operazione a volte troppo dolorosa e complessa, eppure occorre affrontarla con onestà perché da essa dipende la costruzione di un futuro meno confuso.

di Maria Teresa Rosini

Come ci sembrano lontani e quasi estranei i fatti che hanno attraversato la nostra vita solo alcuni anni fa. E come ci sentiamo distanti dalle emozioni che li hanno riempiti, lo sdegno, il dolore, l'entusiasmo con i quali li abbiamo accolti e non sempre razionalizzati e a volte in fondo neppure compresi.

Succederà tutto questo anche per ciò che ha riempito questo anno che se ne va?
Il tempo ci dà continuamente sguardi diversi attraverso i quali osservare le cose, la mente si assuefà, si difende, si trasforma e così la coscienza, stempera la nostra rabbia, ci consente la giusta distanza per la messa a fuoco dei particolari e più facilmente ci distoglie dal quadro generale del quale non sempre si riesce a conservare il senso.

Il cambiamento, nostro personale e della percezione della realtà nella quale siamo immersi, raramente è radicale e si consuma nel breve periodo: più spesso ci troviamo cambiati senza aver realizzato gli innumerevoli passaggi attraverso i quali questo è avvenuto.

Anche la conservazione della memoria di ciò che è accaduto è un'operazione a volte troppo dolorosa e complessa, eppure occorre affrontarla con onestà perché da essa dipende la costruzione di un futuro meno confuso.
E allora cosa tenere ben presente e cosa portarci dietro nel viaggio, che continua nonostante spesso la sensazione sia quella di esserci fermati troppo a lungo in una stazione intermedia senza sapere quando arriveremo altrove (nel nostro paese la metafora pare azzeccata)?

La questione "immigrati" che si dipana lungo tutto l'anno trascinando le coscienze in rimbalzi disordinati tra commozione, sdegno, incertezza nella valutazione dei fatti, che spesso trascendono la nostra capacità di comprensione e ci portano a prospettare soluzioni troppo drastiche e monocromatiche per essere accettabili. Il dato ineluttabile è che il fenomeno immigrazione non può essere eliminato dalle nostre prospettive: uomini disperati cercano luoghi in cui stare meglio per coltivare l'idea di un futuro diverso.

La confusione e l'incertezza che dominano i giovani e li spingono agli innumerevoli episodi per i quali tutti abbiamo gridato allo scandalo e la drammatica realtà di una scuola che non funziona: non educa, non istruisce, non offre risposte al bisogno dei ragazzi di costruirsi una rappresentazione significativa della realtà, ma anche del loro futuro.

La crisi della politica troppo spesso ostaggio di una "casta" che sembra perpetuarsi nell'immoralità di squallide operazioni volte alla conservazione del potere, sorda alle richieste di trasparenza dei cittadini. La nascita di nuovi partiti che alimentano speranze spesso deluse o ancora troppo confuse. La disillusione dei cittadini o il loro acritico aderire a proposte demagogiche.

I morti negli stadi e fuori a causa del tifo violento e irrazionale che domina il mondo del calcio ridotto a guerra tra tifoserie avversarie e tra società sportive spesso corrotte.

L'impressionante sequenza delle morti sul lavoro, che ripropongono come ancora nuovo, perché non risolto, il problema della sicurezza negli ambienti in cui si impegnano le proprie capacità nella produzione di beni e servizi.

Se guardiamo oltre la realtà del nostro paese non possiamo certo trarne maggiore consolazione.

La crisi ambientale e i mutamenti climatici, dato dal quale appare sempre più difficile prescindere, ma che vede i potenti della terra ancora troppo lenti e incerti nell'assumere le indispensabili e urgenti iniziative comuni.
Il problema del sottosviluppo e della fame intrecciato a quello dei nuovi paesi che vogliono emergere ed essere inseriti come protagonisti sul palcoscenico del mondo con il loro carico di contraddizioni e problemi.

La guerra e il terrorismo ancora utilizzati come strumenti per affermare la propria identità sugli altri in una logica che secoli di guerre e ingiustizie sembra aver contribuito più a conservare che ad eliminare. Un panorama desolante appena rischiarato da una vittoria seppure ancora non definitiva, ma comunque consolante: l'inizio del cammino per eliminare la pena di morte dalla coscienza e dalla realtà del nostro mondo, cammino intrapreso in modo corale ma deciso, che speriamo trovi l'esito positivo auspicato.

Questo il bagaglio con cui dobbiamo fare i conti, questo il pesante fardello che traghettiamo su una "sponda" che ci auguriamo più ospitale e che possiamo tutti contribuire a rendere meno terribile e insidiosa.

La nostra attrezzatura in questo "viaggio", che oggi non segna che un piccolo passaggio nell' inarrestabile trascorrere del tempo, può essere la consapevolezza di essere presenti "qui e ora", la determinazione di voler continuare comunque un cammino di speranza e di responsabilità verso il mondo e gli altri, di voler essere svegli e capaci di azione contro tutto ciò che ci vorrebbe rassegnati al peggio e impotenti.

31/12/2007





        
  



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