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Don Benzi torna in zona Fratte: "Liberiamo le schiave"

Porto Sant'Elpidio | Il prete antiprostituzione a Fermo alla chiesa di San Francesco, poi in strada a Porto Sant'Elpidio, ma le squillo non si fanno avvicinare; "Non esistono lupi cattivi, solo lupi infelici" dice lui

di Pierpaolo Pierleoni

don Oreste Benzi

E' tornato in strada, per dire ancora no alla prostituzione ed offrire il proprio sostegno alle lucciole. Don Oreste Benzi ha visitato nuovamente il Fermano, stavolta per portare la sua tetimonianza ai fedeli della Chiesa di San Francesco, in un'affollato incontro. Ha parlato di amore, di viaggi, di vicinanza verso gli ultimi. Per poi tornare sulla sua battaglia di sempre, quella contro la tratta delle ragazze costrette a prostituirsi, ed è voluto tornare in zona Fratte a Porto Sant'Elpidio.

"Non esistono lupi cattivi, solo lupi infelici" dice don Benzi, ricordando San Francesco, e sulle lucciole non ha dubbi: "Sono tutte schiave, in Italia ne abbiamo 100.000. Vado da loro e gli chiedo se vogliono bene a Dio, mi rispondono: Yes of course, sì, certo. Ma stanno in strada perché devono restituire tanti soldi ai loro sfruttatori. E c'è gente che paga i criminali per avere i loro corpi. Ma la politica non fa nulla, le stelle restano a guardare, non c'è la volontà di risolvere il problema. L'Osservatorio del Ministero dell'Interno sulla prostituzione? L'ho voluto io, ma non serve a nulla, ha presentato una proposta che non tutela le giovani schiave".

Dalla chiesa fermana, scende verso il campo di battaglia, ma stavolta non riesce ad avvicinare le prostitute. Si ferma nella zona di solito presidiata dalle nigeriane, ce ne sono meno del solito, e quelle poche si allontanano rapidamente. In pochi secondi, nell'arco di diverse centinaia di metri, non se ne vedono più. Don Benzi si ferma, resta seduto per un po' ad un muretto, parla con i collaboratori e i giornalisti. "Non è un insuccesso, il solo fatto che si avvicini qualcuno per parlare con loro è qualcosa, anche se poi sono costrette ad allontanarsi, perché i 'magnaccia' le minacciano. Non è vero che ci sono ragazze soddisfatte di fare questa vita. Se le interrogano tutte insieme, nessuna dirà mai la verità. Vanno prese una ad una, bisogna riuscire a farle aprire. Quelo che serve è un'azione continuativa e pressante, bisogna andare avanti continuamente per mesi, fino al punto in cui il racket capirà che non guadagna più da questa attività criminale".

"Le ragazze vengono qui con tante promesse, poi sono sfruttate. Serve ribellarsi, non con la violenza ma con la virtù. Penso sempre a quello che diceva Martin Luther King: non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti".

05/10/2007





        
  



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