2° Rapporto sulle Imprese Balneari 2007
Roma | Gli stabilimenti balneari costituiscono, insieme agli esercizi ricettivi, la struttura portante del turismo balneare italiano. Voluti ed apprezzati dai clienti-turisti caratterizzano il prodotto e lo differenziano sul mercato internazionale.

1. Gli stabilimenti come struttura portante del turismo vacanziero balneare
Il secondo rapporto sulle imprese balneari del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari, aderente a F.I.P.E. - Confcommercio che associa circa 10.000 imprese, realizzato in collaborazione con Mercury srl di Firenze, viene proposto al termine di un periodo di acceso dibattito. Prima, nel 2001, la Legge quadro sul turismo n. 135 ha riconosciuto a livello nazionale gli stabilimenti balneari come imprese turistiche; successivamente si sono verificate non poche polemiche in merito al previsto aumento dei canoni demaniali ipotizzato dalla Finanziaria 2004, poi rientrato; negli ultimi mesi si è molto discusso relativamente all'accesso libero al mare ed alla utilizzazione della battigia.
Gli stabilimenti balneari costituiscono, insieme agli esercizi ricettivi, la struttura portante del turismo balneare italiano. Voluti ed apprezzati dai clienti-turisti caratterizzano il prodotto e lo differenziano sul mercato internazionale, per la loro affidabilità ed utilità, in particolare con riferimento alle famiglie ed ai bambini. I "bagni" sono un insieme di imprese, spesso di piccola e piccolissima dimensione, in prevalenza ditte individuali o società di persone. Una galassia che non solo fornisce un servizio ma preserva e cura un sistema altrimenti a rischio di forte degrado sia per l'erosione degli arenili, sia per la carenza di sistemi di depurazione e di preservazione dell'ambiente marino.
Quella degli stabilimenti balneari è una storia che ha più di due secoli di vita ed è strettamente associata allo sviluppo del turismo delle "marine", spesso caratterizzandole e dando una identità forte attraverso l'uso di particolari stili architettonici. Il grande sviluppo del turismo balneare, l'avvento e l'evoluzione del mass-market hanno modificato nel tempo il ruolo dei "bagni", trasformandoli da semplice servizio destinato a consentire il godimento della spiaggia a luogo di ritrovo con proposte di attività diurne e serali, ristorazione, fitness e nuove tecnologie (Cfr. allegato).
Non vi è dubbio che si tratti di un settore particolarmente dinamico che negli ultimi anni (dal 2000 ad oggi) ha visto un tasso di crescita più elevato di quello delle altre imprese turistiche. Tuttavia risulta difficile una valutazione del numero effettivo di stabilimenti balneari in Italia, sia perché a seguito della delega alle regioni in materia di demanio non è stato ancora messo a punto il Sistema Informativo del Demanio Marittimo, centrale di rilevazione e raccolta dei dati, sia perché le strutture assumono diverse forme nelle varie zone d'Italia o spesso non si configurano come autonome ma come pertinenza di alberghi e campeggi o di altre attività.
2. Il numero degli stabilimenti fra mercato ufficiale e mercato reale
Se il dato relativo alle imprese ed alle unità locali rilevate per l'anno 2006 dai registri delle Camere di Commercio indica la presenza di 7.864 unità (già diventate più di 8.000 nel 2007), con un tasso di aumento del 25,1% nel quinquennio 2001-2005, l'incrocio tra le diverse fonti dei dati porta a stimare in circa 12.900 il numero effettivo di strutture utilizzabili dal pubblico, sotto diverse forme e tipologie.
Secondo la fonte Unioncamere relativa alle sedi ed alle unità locali l'aumento degli stabilimenti è stato particolarmente elevato nelle regioni meridionali (53% circa, a fronte di un aumento del 21,0% nel Nord ovest, del 6,9% nel Nord est e del 19,2% nelle regioni del centro) grazie anche alla trasformazione in imprese di alcune attività prima presenti con altre forme o sommerse. In base ad una revisione delle stime effettuate nella precedente edizione il dato fornito da Unioncamere copre il 61,1% del numero reale di strutture, massima nel Nord Ovest, minima nel Mezzogiorno, non rilevando le gestioni inserite all'interno di altre tipologie di impresa, quali principalmente la ricettività. Questa differenza è particolarmente sentita nel Nord est dove le rilevazioni ufficiali presentano una scarsa copertura del fenomeno perché nel Veneto la gestione degli stabilimenti è associata ad altre attività, in particolare della ricettività. Si rileva anche che, nell'anno 2006, gli alberghi con servizi balneari in proprio sono 3.091, mentre per il turismo all'aria aperta (campeggi e villaggi turistici) il numero corrispondente è di 1.735 unità.
3. L'economia del comparto
Il sistema delle imprese balneari attiva un fatturato totale che supera i 100 milioni di Euro. Il ricavo dall'attività classica di affitto di ombrelloni, sdraio e cabine varia tra il 45% e l'80%, mentre assumono un ruolo sempre più importante le attività collaterali, sia quelle presenti ormai da lunga data, come il bar e la ristorazione, sia quelle più recenti come il fitness, l'animazione per bambini ed adulti, la discoteca e le serate a tema.
Un sistema di imprese che tuttavia si scontra con le difficoltà derivanti dalle sue caratteristiche strutturali, in particolare per l'accesso al credito dovuta all'operare in regime di demanio, per la complessità della normativa di riferimento e per l'incertezza negli oneri demaniali. Gli addetti variano in misura sensibile nell'arco dell'anno passando dai 54 mila di agosto ai 19 mila della bassa stagione, dove il peso dell'intervento dei gestori e dei suoi familiari è importante per il raggiungimento dell'equilibrio economico.
4. Un breve raffronto con gli altri paesi
Un breve raffronto con gli altri Paesi mediterranei prova, analogamente a quanto storicamente si è verificato in Italia, che le spiagge libere sono maggiormente presenti ove minore è stata la colonizzazione turistica delle località e che le diversità sono spesso più apparenti che reali. Così in Spagna con quasi 5.000 km di costa le spiagge sono libere ma nelle località più turisticizzate spesso la gestione degli arenili è associata a quella degli esercizi ricettivi ed esistono molte spiagge attrezzate con servizi a pagamento per ombrellone, sdraio, parcheggio e spogliatoio.
In Francia, con poco più di 5.700 km di coste atlantiche e mediterranee, le spiagge delle principali località balneari vedono la presenza di molti stabilimenti balneari, ma sono presenti anche molte grandi spiagge libere con servizio di doccia. Una caratteristica del Sud della Francia è anche la presenza di diverse spiagge naturistiche.
Gli oltre 15.000 km di costa della Grecia consentono di trovare molte spiagge libere, ma sono in notevole aumento gli "stabilimenti" che offrono servizi igienici, di ristoro e servizi da spiaggia quali lettini e ombrelloni, che ovviamente comportano un costo di soggiorno.
Pure in Croazia le spiagge sono per la maggior parte libere, anche se sono in aumento gli stabilimenti balneari e se diversi alberghi gestiscono in proprio l'arenile prospiciente.
Le spiagge della Riva Sud del Mediterraneo generalmente sono libere oppure gestite dagli esercizi ricettivi (alberghi e resort) di fronte ai quali si collocano. Non esiste, comunque, un principio di esclusività della loro fruizione; generalmente si consiglia di non frequentare luoghi isolati.
5. Quale futuro?
Così come per molti prodotti turistici anche la risorsa mare si modifica passando da un'unica modalità prevalente di utilizzo a molteplici e diversificati prodotti quali il diving, il surf, il wind-surf, la vela, lo scoglio, le isole minori, il relax, lo svago, l'incontro ecc. Allo stesso tempo cambiano le forme e i tempi delle vacanze passando dalle lunghe villeggiature degli anni '60 e '70 agli "short break" e al semplice escursionismo, sempre più attuale verso le coste che si riempiono durante le domeniche estive dei "pendolari del mare".
Gli stabilimenti balneari devono affrontare queste nuove sfide attraverso la diversificazione, la personalizzazione, la qualità e la facilità di accesso, non tralasciando quello che internet può rappresentare come strumento di comunicazione ma principalmente come strumento commerciale. I gestori però non si sono tirati indietro di fronte alla sfida del cambiamento e hanno investito nella qualità delle strutture, consapevoli del valore competitivo che ne deriva. Il 90% circa ha rinnovato ombrelloni e sdraio, il 70% ha migliorato gli impianti igienici, il 40% ha operato su cabine e spogliatoi, mentre una percentuale elevata (63%) ha invece optato per iniziative sulla spiaggia. Molti anche gli investimenti nell'ambito del benessere e per la realizzazione di piscine, purtroppo a volte spinti anche dalla bassa qualità delle acque del mare, così come i già citati investimenti per fare fronte all'erosione delle coste.
Sicuramente una delle strategie da mettere in campo è la capacità di rispondere alle diverse sfaccettature della domanda con un sistema di servizi adeguato, caratterizzato su aspetti come il benessere, le tipicità, la tranquillità, le attività per bambini e ragazzi, proponendo un prodotto ben definito e non rincorrendo parziali soddisfazioni per diversi target senza accontentare a pieno nessuno. Fondamentale è recuperare il rapporto umano, invertendo la tendenza in atto, specialmente nelle strutture più grandi, alla spersonalizzazione del servizio.
Occorre prestare attenzione all'evoluzione della clientela composta non solo da turisti, minoranza in alcune località, ma in numero sempre più importante da escursionisti, visitatori di un giorno, prevalentemente del week-end, che necessitano della certezza della fruibilità del servizio, disposti forse a spendere qualcosa di più a fronte di una qualità da misurare anche nel confronto con la crescente concorrenza delle proposte estive cittadine.
Infine deve essere posta particolare attenzione verso i residenti per i quali nei mesi estivi lo stabilimento balneare sostituisce la piazza, il bar e la palestra, spazio e svago da vivere anche nel tempo libero dal lavoro quotidiano.
Per il mercato turistico si rende sempre più necessario operare in rete con strutture ricettive, altri servizi, intermediari, vettori del trasporto, in modo da presentarsi sul mercato con una forza contrattuale ed una visibilità superiore a quelle attuali, che vede solo il 58% degli operatori dichiarare di intrattenere rapporti commerciali con le strutture ricettive, e il 42% che limita tale rapporto a semplici convenzioni. Una integrazione che dovrà passare anche dalla nascita e dallo sviluppo di una logica di filiera territoriale.
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16/07/2007
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