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"La fortuna di essere donne"

Roma | Ilenia Orologio:"Credo che lo scenario del nostro Paese, che rispecchia la realtà dura di una donna sia in ambito lavorativo che in ambito rappresentativo, possa in fondo cambiare grazie all'apporto del lavoro di noi donne."

di Ilenia Orologio *

E' difficile far capire agli altri cosa significa per me l'incarico che mi è stato affidato. Non sono femminista né tanto meno credo nelle famose "quote rosa", ma credo che lo scenario del nostro Paese, che rispecchia la realtà dura di una donna sia in ambito lavorativo che in ambito rappresentativo, possa in fondo cambiare grazie all'apporto del lavoro di noi donne. Ancora oggi la donna tende a non mettersi in gioco perché tanto è già consapevole del risultato. Sbagliato! Mettiamoci in gioco. In ogni ambito.

Le italiane oggi corrono, sono studiose, brillanti e colte, ma sono ancora poche a lavorare, sempre presenti ma ben poco rappresentate, tante cose da dire e quasi niente da dirigere. L'Italia offre ben poche opportunità alle donne, ma in contempo pretende tantissimo. Quante vite ci vorrebbero per poter essere insieme lavoratrici, mogli che si occupano della casa, madri che seguono i figli e figlie che assistono ai genitori?

Mi sono sentita dire da un amico commercialista: "Ilenia, quante cose vuoi fare? Imprenditrice, politica, commercialista.. E non pensi a mettere su famiglia? Quando avrai un figlio come farai?". Bel dilemma, non lo so.

Altri mondi, la Svezia e la Finlandia, dove quasi un deputato su due è donna, nascono tanti bambini, le mamme non rinunciano alla carriera e gli uomini quando diventano papà si assentano dal lavoro per due mesi. Lontanissima la Danimarca che vanta tra le più alte percentuali europee di lavoratrici e invece noi siamo all'ultimo posto. Da invidiare la Francia, che ha meno parlamentari di noi ma può esibire un governo composto per metà da donne, ed ha visto una donna in corsa per le presidenziali (finalmente!).

Siamo al settantesimo posto nella graduatoria mondiale per numero di elette, preceduti da Zambia e Burkina Fasu: in Parlamento le donne sono soltanto il 16,1% (17,3 alla Camera e 13,7 al Senato), ben al di sotto della media europea che è del 22%. Sei donne ministro (di cui 5 senza portafoglio) su venticinque. Meglio della nostra precedente legislatura dove le parlamentari raggiungevano appena il 9,8%. Un disastro in politica e così anche nel mondo del lavoro. In Italia solo 46 donne su cento sono lavoratrici, maglia nera nella UE, e nel Mezzogiorno la percentuale precipita al 31, il che vuol dire 20 punti sotto la media europea, sempre più ragazze nemmeno ci provano a cercare lavoro. Pensate che in Svezia hanno un impiego il 71,5% delle donne, in Finlandia il 66, in Portogallo oltre il 60. Disparità sempre più grandi anche negli stipendi, con la stessa carica le donne in Italia arrivano a guadagnare tra il 20 e il 30% in meno dei colleghi maschi. Di carriera nemmeno a parlarne, nei consigli di amministrazione delle 50 maggiori imprese del nostro Paese sono presenti nella misura dell'1,3%.

Totalmente assenti nei principali organismi decisionali della Banca d'Italia e in quelle delle organizzazioni imprenditoriali toccano a mala pena il 3,2%. Oltre la metà dei magistrati è donna, ma si scende a 7,4% tra i giudici di Cassazione con funzioni superiori.

E chi vuole fare la mamma, si rimbocchi le maniche e arruoli una nonna: infatti gli asili nido coprono appena il 7% del fabbisogno nazionale.

Peccato non aver dato attuazione alla modifica dell'articolo 51 della Costituzione votato dal governo Berlusconi, che garantisce a tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso la possibilità di accedere ai pubblici uffici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza.

Finora il governo di centrosinistra, con il Ministro Pollastrini, ha fatto ben poco, troppo impegnata dalla questione dei Dico per rilanciare la sfida sulle pari opportunità.

Le quote, se mai arriveranno, cambieranno davvero la politica e la società? Il caso della Scandinavia ci può far riflettere: lì si è arrivati a una percentuale di donne in Parlamento tra le più alte in Europa, vicina a quella della Finlandia, senza quote, ma grazie alla pressione esercitata dai movimenti. La società si è imposta sulla politica e questa ha poi davvero modificato la società. Perché nei paesi dell'Europa del Nord (come rivela un'inchiesta del settimanale francese L'Express) la politica con le donne è davvero cambiata: più attenzione alla famiglia, che è diventata una priorità per i governi, più tagli alle spese militari a vantaggio dei servizi sociali.

* Responsabile Regionale Giovani azzurre
Forza Italia Giovani Marche

06/06/2007





        
  



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