Laureati? E a quale pro?
San Benedetto del Tronto | Laureati o diplomati non fa differenza in Italia. Gli stipendi ormai sono quasi simili e la differenza si sta assottigliando sempre di piú. Addio ai motivi estrinsechi, insomma.
di Valentina De Cosmis
Per quanto concerne il lavoro è diventato assurdo pensare che un certo titolo di studio garantisca un certo lavoro. Non si studia per trovare lavoro, oggi, in Italia.
Ovvio che poi la scuola venga definita classista, soprattutto l'università.
E chi può permettersi di spendere del tempo a studiare quando coloro che hanno studiato tredici anni o coloro che hanno studiato diciotto anni (quando va bene) hanno esattamente le stesse possibilita di trovare lavoro?
Si studia per cultura personale, per vanto, per interesse ma non per riuscire in ambito lavorativo. Si va avanti se papà ha un'impresa, se nonno è rettore dell'universita o se si ha molta fortuna.
Addio anche, quindi, alla continuità scuola-lavoro, non che sia da considerare un fattore positivo, ma certamente in Italia non c'e da temere la subalternità della scuola rispetto al lavoro, anche perchè sono pochi i fortunati che riescono a trovare un lavoro corrispondente alle proprie competenze tecniche.
E quindi vada per la discontinuita scuola-lavoro, polisemanticamente: se consideriamo la scuola un lavoro, possiamo dire che finchè si va a scuola si lavora per ben nove mesi all'anno, magari fosse cosi anche per i giovani laureati italiani!
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30/05/2007
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