Ritalin, confronto: Giù le mani dai bambini
Torino | "Si sono segnalate dure pressioni da parte di enti ed individui in corso di identificazione al fine di spingere alcuni organizzazioni membre del Comitato "Giù le Mani dai Bambini" ad abbandonare il consorzio.".
Dopo la polemica a mezzo stampa seguita all'audizione in Senato di martedì scorso, si sono segnalate dure pressioni da parte di enti ed individui in corso di identificazione al fine di spingere alcuni organizzazioni membre del Comitato "Giù le Mani dai Bambini" ad abbandonare il consorzio.
Due realtà hanno deciso di non proseguire oltre nell'impegno a difesa del diritto alla salute dei bambini, ma altre cinque nuove realtà invece hanno fatto domanda di adesione - in corso di valutazione - adesioni che porteranno così il numero dei membri a complessivi 130. "Quando ci si scontra con poteri forti è da mettere in conto, ma appare comunque sconcertante: stiamo raccogliendo informazioni ed elementi certi per identificare gli autori di tali sconsiderate pressioni e valutando l'ipotesi di depositare un esposto penale in magistratura". Rispondendo ad un'intervista di un periodico, Poma ha dichiarato: "Mi dispiace se è passato il messaggio che noi si sia in guerra contro l'AIFA, non abbiamo problemi con questo ente pubblico, ma dev'esser chiaro che non siamo disponibili ad accettare supinamente decisioni che a ns. avviso rischiano di ledere il diritto alla salute dei bambini.
L'AIFA non contrasta abbastanza la "moda" dello psicofarmaco facile: con una battuta, possiamo dire che l'AIFA è uno "scolaro indisciplinato", si applica poco. Abbiamo sottoposto all'AIFA l'opinione di una parte significativa della comunità scientifica nazionale, e non solo nazionale: non si vogliono "bandire" questi psicofarmaci dal mercato, questa è una voce messa in giro strumentalmente da persone non genuine, il nostro desiderio è quello di arrivare a somministrazioni davvero sicure. Stupisce che l'AIFA invece di "cavalcare" questa sensibilità della società civile la ostacoli: siamo purtroppo ben lontani dal concetto di co-management del nord-Europa, l'Istituto Superiore di Sanità aveva tentato di inaugurare una nuova stagione sotto questo profilo, ma non è bastato". Riguardo alla situazione interna del Comitato, Poma ha dichiarato: "un ente se n'è andato, un altro è stato allontanato da noi, perchè di certe adesioni solo formali non sappiamo cosa farcene. Chi è a caccia di visibilità o difende interessi particolari deve trovare un'altra collocazione che non nella nostra "casa associativa". Idem per chi ci dice "aderiamo alla Vostra campagna, ma nei comunicati stampa dove picchiate duro il nostro logo preferiamo non ci sia".
Questo atteggiamento è ridicolo, non è questo lo spirito con il quale condurre questa battaglia, preferiamo rinunciare a queste adesioni inutili. In ogni caso, sono due sole associazioni su centoventisette, non ci turbiamo per questo, i generali mettono sempre in conto qualche diserzione quando la battaglia si fa davvero dura, i pavidi sono sempre esistiti. Abbiamo scritto una lettera aperta ai membri del consorzio, invitandoli a serrare i ranghi: ognuno deve fare il proprio lavoro - ora più che mai - per divulgare il messaggio, messaggio che non è mai cambiato: quello era all'inizio della Campagna, quello è adesso, di tutto ci si può accusare tranne che di mancanza di coerenza, e questo premia, tanto che abbiamo nuove richieste di adesione, che stiamo vagliando proprio in questi giorni". Poma ha anche risposto alla Federazione Medici Pediatri, che si era "dissociata" dalla linea di Giù le Mani dai Bambini: "Veramente la FIMP nazionale non ci ha mai appoggiato, non ha mai fatto parte del nostro consorzio, ne soprattutto gli abbiamo mai chiesto di aderire.
C'è una differenza sostanziale tra la ristretta cerchia del direttivo FIMP ed i pediatri italiani, quelli che fanno con coscienza il loro lavoro sul territorio, e siamo certi che al loro prossimo congresso anche questi argomenti saranno oggetto di discussione. La FIMP ha contestato le nostre posizioni senza neppure essersi pronunciata sulla nostra documentazione scientifica, è evidente che il loro direttivo ha necessità di mostrarsi ossequioso nei confronti dei poteri forti. Ma molti pediatri nella penisola sono con noi, lo vediamo girando per conferenze e seminari: a noi interessa rinnovare l'invito alla prudenza circa il tema psicofarmaci ai bambini, e questo pensiero fa anche parte del comune sentire della classe pediatrica, checchè ne dica il direttivo FIMP. Noi chiediamo una cosa molto semplice: una revisione in senso prudenziale dei protocolli per le diagnosi e per le terapie.
Finchè questi protocolli non verranno rivisti, il tono del confronto non potrà che alzarsi sempre più. Se l'AIFA avesse accettato un confronto serio, e non solo su aspetti marginali - ha concluso Poma - a quest'ora sarebbe tutto risolto ed rapporti non sarebbero così tesi".
Due realtà hanno deciso di non proseguire oltre nell'impegno a difesa del diritto alla salute dei bambini, ma altre cinque nuove realtà invece hanno fatto domanda di adesione - in corso di valutazione - adesioni che porteranno così il numero dei membri a complessivi 130. "Quando ci si scontra con poteri forti è da mettere in conto, ma appare comunque sconcertante: stiamo raccogliendo informazioni ed elementi certi per identificare gli autori di tali sconsiderate pressioni e valutando l'ipotesi di depositare un esposto penale in magistratura". Rispondendo ad un'intervista di un periodico, Poma ha dichiarato: "Mi dispiace se è passato il messaggio che noi si sia in guerra contro l'AIFA, non abbiamo problemi con questo ente pubblico, ma dev'esser chiaro che non siamo disponibili ad accettare supinamente decisioni che a ns. avviso rischiano di ledere il diritto alla salute dei bambini.
L'AIFA non contrasta abbastanza la "moda" dello psicofarmaco facile: con una battuta, possiamo dire che l'AIFA è uno "scolaro indisciplinato", si applica poco. Abbiamo sottoposto all'AIFA l'opinione di una parte significativa della comunità scientifica nazionale, e non solo nazionale: non si vogliono "bandire" questi psicofarmaci dal mercato, questa è una voce messa in giro strumentalmente da persone non genuine, il nostro desiderio è quello di arrivare a somministrazioni davvero sicure. Stupisce che l'AIFA invece di "cavalcare" questa sensibilità della società civile la ostacoli: siamo purtroppo ben lontani dal concetto di co-management del nord-Europa, l'Istituto Superiore di Sanità aveva tentato di inaugurare una nuova stagione sotto questo profilo, ma non è bastato". Riguardo alla situazione interna del Comitato, Poma ha dichiarato: "un ente se n'è andato, un altro è stato allontanato da noi, perchè di certe adesioni solo formali non sappiamo cosa farcene. Chi è a caccia di visibilità o difende interessi particolari deve trovare un'altra collocazione che non nella nostra "casa associativa". Idem per chi ci dice "aderiamo alla Vostra campagna, ma nei comunicati stampa dove picchiate duro il nostro logo preferiamo non ci sia".
Questo atteggiamento è ridicolo, non è questo lo spirito con il quale condurre questa battaglia, preferiamo rinunciare a queste adesioni inutili. In ogni caso, sono due sole associazioni su centoventisette, non ci turbiamo per questo, i generali mettono sempre in conto qualche diserzione quando la battaglia si fa davvero dura, i pavidi sono sempre esistiti. Abbiamo scritto una lettera aperta ai membri del consorzio, invitandoli a serrare i ranghi: ognuno deve fare il proprio lavoro - ora più che mai - per divulgare il messaggio, messaggio che non è mai cambiato: quello era all'inizio della Campagna, quello è adesso, di tutto ci si può accusare tranne che di mancanza di coerenza, e questo premia, tanto che abbiamo nuove richieste di adesione, che stiamo vagliando proprio in questi giorni". Poma ha anche risposto alla Federazione Medici Pediatri, che si era "dissociata" dalla linea di Giù le Mani dai Bambini: "Veramente la FIMP nazionale non ci ha mai appoggiato, non ha mai fatto parte del nostro consorzio, ne soprattutto gli abbiamo mai chiesto di aderire.
C'è una differenza sostanziale tra la ristretta cerchia del direttivo FIMP ed i pediatri italiani, quelli che fanno con coscienza il loro lavoro sul territorio, e siamo certi che al loro prossimo congresso anche questi argomenti saranno oggetto di discussione. La FIMP ha contestato le nostre posizioni senza neppure essersi pronunciata sulla nostra documentazione scientifica, è evidente che il loro direttivo ha necessità di mostrarsi ossequioso nei confronti dei poteri forti. Ma molti pediatri nella penisola sono con noi, lo vediamo girando per conferenze e seminari: a noi interessa rinnovare l'invito alla prudenza circa il tema psicofarmaci ai bambini, e questo pensiero fa anche parte del comune sentire della classe pediatrica, checchè ne dica il direttivo FIMP. Noi chiediamo una cosa molto semplice: una revisione in senso prudenziale dei protocolli per le diagnosi e per le terapie.
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