Ancora...DiCo
San Benedetto del Tronto | "Viviamo tempi in cui purtroppo la tendenza generale è trasformare in diritto ogni desiderio individuale".
di Gianfranco Cerreti
Da cattolico, sono totalmente convinto che valori quali l'educazione, la tutela della vita e della famiglia, risiedano nel patrimonio generale del cuore dell'uomo – in termini scientifici potremmo affermare che fanno parte del suo DNA – e affrontare un dibattito su questo a partire dalla questione religiosa o dalla presunta imposizione della Chiesa sia non solo fuorviante, ma semplicemente ideologico e strumentale ad un potere che non ha certo a cuore la tutela dell'uomo in senso lato.
Viviamo tempi in cui purtroppo la tendenza generale è trasformare in diritto ogni desiderio individuale: tutto ciò "a prescindere" come direbbe Totò. E' sotto gli occhi di tutti ciò che accade: è una società la nostra in cui la ricerca del benessere individuale, il soggettivismo, l'individualismo più sfrenato si stanno affermando proprio all'insegna dello slogan "se tu non vuoi una cosa, perché vuoi impedirmi che io possa ottenerla"? E quindi via con lo spinello libero, i figli in provetta, i pseudo pacs all'italiana, ecc. ecc.
Politicamente il mio giudizio è netto: non mi sembrano di certo i problemi più urgenti da affrontare in questo momento così economicamente e socialmente turbolento. Ma tant'è: sembra che il mondo politico sia geneticamente idrorepellente ad un bagno di sano realismo. Sconfitti sonoramente al referendum sulla fecondazione assistita? Non è vero: è stata solo una manovra della Chiesa!!! Il principio di precauzione è così osannato in materia di ecologismo? Non vale di certo quando si tratta di preservare l'uomo dal fare da cavia in certi esperimenti che sfiorano l'eugenetica (avete mai provato a leggere qualche articolo de "Il Foglio" sul tema? Da far venire i brividi: ma la cultura dominante, tutta inchinata sul laicismo scientista di sua maestà Veronesi, censura e non pubblica)
Umanamente invece vorrei invitare a riflettere – e l'ha scritto di recente l'Arcivescovo di Bologna con un intervento che sfido chiunque dopo averlo letto a non giudicarlo rigidamente laico - sul fatto che l'istituto familiare, così come ci è stato trasmesso dalla tradizione, è costituzionalmente dominato dall'affermazione del principio di reciprocità, che fa da contraltare all'esasperato individualismo cui tende invece la società. E' quindi un ostacolo all'affermazione del potere dominante.
Nella famiglia tradizionale così come ci è stata trasmessa il bimbo è amato ed accolto a prescindere dall'utilità che offre (altro che bambini scelti con gli occhi azzurri o verdi, come già oggi si cerca di fare in diverse parti del globo), l'anziano è invece curato per il suo essere a prescindere dal fatto che sia più o meno produttivo. E' in questo tipo di famiglia che si impara appunto il principio di reciprocità e di conseguenza ad introdurlo semplicemente attraverso il nostro comportamento negli ambienti con cui veniamo a contatto: ogni persona vale per se stessa ed in se stessa, non per la funzione che esercita, né tanto meno perché ha gli occhi blu o grigi, è alta o bassa, né perché è sana o malata, e via dicendo.
Non riconoscere questo, quando siamo i primi a giudicare i coniugi di Erba per la recente strage omicida, o gli atti di bullismo sempre più frequenti nelle nostre scuole, vuol dire mettersi i paraocchi e non guardare la realtà. E la Chiesa, o la questione religiosa, non c'entrano assolutamente nulla.
In una società che afferma il principio della deresponsabilizzazione totale (ho quasi 43 anni anni e tra i miei coetanei ce n'è una infinità non già con un matrimonio fallito alle spalle, ma che non riesce a staccarsi dalle gonne di mamma e per questo si preclude qualsiasi scelta sentimentale), del relativismo più sfrenato ed assoluto (tutto è uguale a tutto, e quindi si è praticamente immersi nel nulla: nessuna cosa ha senso e per questo poi si esagera con la velocità in auto, con gli stupefacenti, con l'alcool, nel disperato tentativo di dare una risposta al desiderio di senso che nel cuore di ognuno di noi tuttavia c'è ed è radicalmente impiantato), in una società in cui chi decide di fare sacrifici, cioè di prendersi delle responsabilità, di muovere il proprio Io ed il proprio cuore rispetto a ciò che la realtà gli propone invece che farlo ammuffire in uno stato che assomiglia molto ad una morte vivente (sposarsi, accogliere un bimbo non sano, fare figli normalmente come natura comanda, accudire un malato fino all'ultimo respiro), è sempre più una perla rara, lo Stato cosa si incarica di fare? Di proporre ai nostri figli, alle generazioni future, una bella strada alternativa alla responsabilizzazione: proporre i Di. Co., mascherandoli ipocritamente da "riconoscimento di diritti".
Che i Di. Co. non sono riconoscimento di diritti, ma un semplice pastrocchio che invece di semplificare le convivenze eterosessuali ed omosessuali le complica pesantemente, e che costituiscano per di più un testo che si presta a favorire truffe allo Stato ed abusi alle persone, non lo dico io, né Ruini, né Benedetto XVI. Lo dice – dalle colonne di Avvenire del 17 febbraio u. s. – l'avvocato matrimonialista più noto d'Italia, la Sig.ra Annamaria Bernardini De Pace, laica che ha curato molti divorzi vip. Chi avesse l'onestà intellettuale di aprire un dibattito aperto sul tema, ed essere veramente aperto alle ragioni degli altri – cioè fare un uso aperto della ragione come suggerito dal Papa nello storico discorso di Ratisbona, snobbato dalla grande stampa nei suoi contenuti realistici perché scomodo – dovrebbe prima rispondere agli interrogativi che l'Avv. De Pace espone e letteralmente riporto e sintetizzo:
1) ci hanno messo dentro di tutto: dalle coppie gay allo zio con la nipotina, fino al vecchietto con badante in nero, senza assicurare davvero diritti a ciascuno di questi soggetti e invece aprendo le porte a truffe, ingresso di clandestini, rapporti che si allacceranno e si scioglieranno nell'incertezza, dando tanto di quel lavoro ad avvocati e giudici, che neanche i divorzi….;
2) prendiamo poi l'assistenza in ospedale al convivente, già oggi possibile. Nel Ddl sui Dico ci si limita a dire che «gli ospedali disciplinano le modalità di esercizio» del diritto. E così pure per l'assegnazione degli alloggi popolari. È scritto che le Regioni «tengono conto delle convivenze per l'assegnazione degli alloggi». Ma questa è già materia di competenza delle Regioni. E infatti in Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche i conviventi già concorrono all'assegnazione con diversi punteggi….;
3) esaminiamo il subentro nel contratto d'affitto: coi Dico il diritto spetta dopo almeno 3 anni di convivenza "registrata". Ma come? Già dal 1988 la Corte costituzionale lo ha previsto come diritto all'abitazione, pur senza riconoscere le coppie di fatto. Ci sono fior di sentenze e pronunciamenti che stabiliscono il subentro del convivente senza limiti di tempo. E ora che fa il governo? In pratica fa compiere un passo indietro ai conviventi…..;
4) basti pensare all'anziano assistito dalla badante in nero. Con un po' d'astuzia può approfittare della debolezza - o della complicità - dell'anziano per assicurarsi con un Dico permesso di soggiorno, subentro nell'affitto e, infine, eredità di metà patrimonio e pensione di reversibilità. Un bel colpo! Perfino all'interno delle coppie si potranno consumare abusi. Molti scelgono la convivenza proprio perché non intendono assumersi alcuni doveri e impegni futuri. Scelta non condivisibile ma legittima. Cosa potrà avvenire coi Dico? Che il convivente spedisce una bella raccomandata al proprio domicilio, indirizzata al partner. La fa ritirare al portinaio o lo fa lui stesso. Poi, all'insaputa del suo compagno, va all'anagrafe, sventola la ricevuta della raccomandata e fa registrare l'unione. Passano gli anni e, senza che l'altro convivente nemmeno se ne renda conto, il primo si ritrova titolare di un bel po' di diritti…..;
5) Eppure, a sentire i promotori, di una legge c'è assoluta necessità. Al contrario. Anche chi non si sposa, può auto tutelarsi utilizzando strumenti come le polizze assicurative, la cointestazione della casa o del contratto d'affitto. E poi ci sono i cosiddetti "Contratti di convivenza" che i partner possono sottoscrivere per definire ad esempio la gestione delle spese e la creazione di un fondo comune da dividere in caso di rottura. Infine, per essere del tutto sicuri in materia sanitaria, basta sottoscrivere una procura per poter rappresentare il compagno in caso di grave malattia…..;
6) Potremmo dire che basta il «fai da te»? Anche per le convivenze omosessuali? Certo. Ciò che conta è il principio della responsabilizzazione personale. Piuttosto che una legge di stampo assistenzialista - un "paracadute" per convivenze davvero eterogenee - sarebbe meglio incentivare una presa di coscienza da parte delle persone. Gli strumenti ci sono, chi desidera tutelare il partner li sfrutti!.....
7) già oggi è possibile lasciare al proprio convivente la quota disponibile (nel caso ci siano eredi legittimi è il 25%) redigendo testamento. Se si vuole aumentare la quota, personalmente propongo un intervento limitato sul Codice civile. Eliminando il coniuge separato e/o i genitori dall'asse ereditario e inserendovi il partner con il quale si sia concluso e registrato un contratto di convivenza privato. Senza bisogno né di riconoscimenti pubblici né di leggi sulle coppie di fatto…..
In conclusione, viviamo due grossi paradossi.
In primo luogo nessuno vuole impedire a nessuno di vivere insieme, senza costituire una famiglia, come è sempre fin qui avvenuto. Con pieno riconoscimento di diritti a coppie eterosessuali ed omosessuali che già il nostro ordinamento in larga parte prevede.
Il secondo paradosso riguarda proprio la Chiesa e mi spiego con un esempio tratto dalla realtà locale. Se le associazioni di cacciatori, e poi quelle ecologiste, e poi il Comune di Ascoli Piceno, e poi quello di San Benedetto del Tronto, tutte intervengono sulla destinazione da dare all'area Sentina, nessuno si sognerebbe di dare loro addosso non riconoscendo un loro interesse legittimo in merito.
Se invece la Chiesa interviene a difendere l'uomo, in tutte le sue forme ed espressioni, apriti cielo!!! E' tutta un'accusa di ingerenza all'autonomia dello Stato Democratico!!! Dimenticando invece che la verità è una – e non relativa – e nessuno ha il diritto di mistificarla.
E poi ci lamentiamo perché oggi la questione educativa è un'emergenza? Per fortuna c'è sempre una Bernardini De Pace che sbugiarda la manovra e da laica dimostra che il cuore dell'uomo è una cosa assai più grande di noi stessi. Credenti o non credenti che siamo.
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27/02/2007
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