La caduta di Martinelli: una notte da leone ferito
Sant'Elpidio a Mare | Da Carducci a Macchiavelli, da Giulio Cesare al Marchese del Grillo: per il Sindaco di fronte al 'plotone d'esecuzione' un consiglio comunale di addio da assoluto protagonista
di Pierpaolo Pierleoni
Se sia stato o no un buon sindaco per Sant’Elpidio a Mare, spetta alle idee e convinzioni di ciascun cittadino giudicare. Se sia l'uomo giusto per amministrare una città, se abbia le caratteristiche per guidare una coalizione, idem. Ma se un modo c’era per uscire con dignità dall’onta, così lui stesso l’ha definita, della sfiducia, Giovanni Martinelli l’ha fatto nel modo migliore. Spesso è stato accusato di protagonismo, di un ego sterminato, di atteggiamenti da podestà. Nella seduta di ieri, di quelle che erano accuse ha fatto punti di forza.
Rivendicando orgogliosamente quanto fatto per la città, facendo ammenda degli errori compiuti in due anni e mezzo o poco più di percorso amministrativo, ripercorrendo le tappe della carriera di primo cittadino, ribadendo di non aver mai perseguito interessi personali o economici, tentando un estremo riavvicinamento con gli alleati, rigettando con forza le accuse nei suoi confronti. Da solo, rigorosamente da solo.
Poche ore prima del Consiglio comunale che ne avrebbe sancito la caduta, ha revocato tutte le deleghe, e si è presentato senza alleati di fronte al consiglio comunale, al ‘plotone d’esecuzione’, parole sue, che di lì a poco avrebbe decretato la fine della sua esperienza da Sindaco. Uno scenario insolito: nessun componente dell’esecutivo alle spalle, contornato da sedie vuote, ha affrontato la seduta che la città aspettava con trepidazione. Prima difendendo la scelta di portare in fretta e furia a votazione l’avvio dei lavori per la nuova scuola di Casette d’Ete.
“Un atto di responsabilità, sapendo quello che probabilmente avverrà tra poco, e sapendo che non ci potrà essere un altro Consiglio comunale tra qualche giorno” ha risposto ai chi dai banchi dell’opposizione vedeva nella scelta un’operazione d’immagine più che una reale necessità.
Poi, nel momento cruciale, in una lunga arringa ha sintetizzato i passaggi cruciali della sua esperienza di sindaco. Scuse a chiunque si sia sentito offeso dalle sue scelte del recente rimpasto di Giunta che ha causato il terremoto amministrativo, assunzione piena di responsabilità. “Se essere autoritario significa prendersi la piena responsabilità delle proprie scelte, allora si dica che sono un sindaco autoritario”.
Poi una citazione da Macchiavelli: “Meglio fare e pentirsi che non fare e pentirsi”. E ancora: “Non consento a nessuno di mettere in discussione la mia buona fede”. Un intervento lungo, mentre sul retro dell’aula consiliare continuavano frenetici movimenti e discussioni, tanto da far pensare alla possibilità di un colpo di scena dell’ultim’ora, e ad una rimessa in carreggiata della maggioranza.
Poi la doccia fredda con le parole del capogruppo dei Democratici e popolari Governatori: “Nessuna partecipazione, persino Giunte convocate senza ordine del giorno. Le nostre idee sono state sistematicamente rigettate, sono state tradite tutte le nostre richieste e tutte le condizioni dell'apparentamento” Un riferimento anche alla sua esperienza alla guida dell’Ente Contesa. “Un atteggiamento politico riprovevole quello del Sindaco, che poco ci ha sorpreso, provenendo da chi per anni è stato a capo della più importante associazione della nostra città, eletto da persone di sua nomina in un circolo di dubbia valenza democratica”.
Parole alle quali Martinelli ha risposto poco dopo con sdegno: “Rifiuto con vergogna le sue affermazioni sull’ente da me presieduto. Quando presi l’Ente Contesa nel 1973, l’abbiamo trasformata in una delle maggiori manifestazioni italiane, con una partecipazione popolare segno che quel movimento è stato ben governato. Lei, caro Governatori, fa parte della generazione che ha goduto i frutti di chi, scusi il termine, si è fatto il mazzo per anni. Prima di fare certe affermazioni dovrebbe fare molti gargarismi. E prima di venire qui, ciascuno dovrebbe dare il proprio vissuto, sapere quello che ognuno è riuscito a fare e ad essere. Non voglio ricordare la famosa battuta di Alberto Sordi ne Il marchese del Grillo”. Che tradotto, citando la nota battuta del film di Monicelli, recita “Io so’ io, e voi non siete un c…”(ndr).
Sindaco che ha rivendicato i propri meriti sull’apertura della nuova sede dello Cser “Il Girasole”. “Tutti i meriti all’ex assessore Tosoni che ha la mia stima, ma se quella sede è stata aperta e si sono ottenuti i fondi, è stato per l'impegno del sottoscritto”. Una nota anche alla mozione di sfiducia promossa dal centrosinistra. "Rispetto la vostra posizione, avete il diritto di farlo, ed avete ragione di promuovere questa mozione, ma avrei voluto qualcosa di vostro, non una mozione che cita le dichiarazioni apparse sulla stampa".
Ed infine, il momento della condanna, di fronte al voto per la sfiducia. “Non partecipo alla votazione, non voto da solo la mia fiducia. Vi chiedo di non ridere – rivolto a esponenti del centrosinistra – riderete tra poco, ma ora vi chiedo di non farlo. Da domani inizierò a raccontare la mia verità alla gente. Ho due anni e mezzo di verità da raccontare. Ringrazio i consiglieri, la cittadinanza. Ringrazio tutti i dipendenti, anche chi ha messo chiodi nei miei ingranaggi. So di non aver mai tradito la mia città e non la tradirò mai. Sono un leone ferito, non ho l’intenzione di tradire la mia città. Ognuno alla propria comunità tutto deve e nulla deve chiedere, dice Carducci. Lascio questo consiglio comunale. Non voglio vedere il mio plotone d’esecuzione, quando vengo pugnalato alla schiena non vado sotto la statua di Pompeo come Giulio Cesare. Grazie a tutti, me ne vado con una consapevolezza forte. Anche uscendo e non essendo più sindaco, io resto Giovanni Martinelli, e questo mi basta”. Fine.
Un applauso lungo, dalla sala consiliare alle scale del palazzo, ancora assiepate di gente nonostante l'ora tarda, in una notte insolita, che pare rubata dal terzo millennio a epoche precedenti. Giovanni Martinelli non è più sindaco di Sant'Elpidio a Mare. Forse non lo sarà più. Ma dall'umiliazione della sfiducia, umanamente, esce da signore.
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17/02/2007
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