La cospirazione contro i giovani
San Benedetto del Tronto | La congiura anti giovanile parte dalla rappresentazione di non eventi trasformati in preoccupanti tendenze ed oscuri presagi.
di Renato Novelli
L’ultimo numero della rivista "Lo Straniero" sostiene che esiste nella nostra società una cospirazione contro i giovani. Aggiungerei ben organizzata e sostenuta. Persino uno scrittore di nuova generazione, come Antonio Scurati, scrive che “non è del tutto priva di fondamento, la paranoia collettiva che spesso ci fa avvertire i giovani come un’orda di assalitori barbarici”.
Aggiunge, poi:”è come se si fosse prodotta una subspeciazione antropologica”. Un brivido percorre la schiena degli anziani. I giovani ci sono ignoti, incomprensibili, ma sono violenti, irrazionali, privi di senso della misura. La congiura anti giovanile parte dalla rappresentazione di non eventi trasformati in preoccupanti tendenze ed oscuri presagi. Valgono per tutti, le storie dei telefonini in classe usati a derisione degli insegnati o per trasgressioni fantasiose.
Che l’evento non ci sia, lo testimonia la scuola dipinta da Fellini in Amarcord, dove studenti impertinenti maschi, guardano i petti prosperosi di insegnanti procaci o fanno arrivare la pipì di un sbarazzino volgare dell’ultimo banco fino alla cattedra con un tubo di fogli di carta all’uopo costruiti. C’è una lingua franca del mondo delle persone mature intrisa di sociologismo catastrofico. Persino quando si arrestano quindici brigatisti, i commenti parlano dello sbandamento dei giovani. I vecchi brigatisti scuotono la testa perché questi qui sono diversi. Dei 15 arrestati solo cinque hanno meno di trenta anni. La maggioranza è tra i quaranta e i cinquanta. Gli eventi degli stadi, drammatici, inconcepibili, suggeriscono angosciose riflessioni sulla nuova gioventù.
Ma si potrebbero sciogliere quelle organizzazioni delle tifoserie divenute criminogene e lasciare in pace tutti gli altri adolescenti. Molte aree del mondo dei giovani esprimono disagio, disorientamento, affanno. Ci sono scariche di elettricità che si esprimono in proteste sbagliate, poco propositive. La protesta non è male, ma solo la segnalazione di un incendio, un sintomo.
Vogliamo abbracciare la paura: gli anziani smarriti e spaesati sono impauriti dagli emigrati, le persone mature sono angosciate dalla assenza di etica tra i giovani. Ho letto i risultati di una bella ricerca compiuta da un gruppo dell’Università di Napoli su giovani che vivono nelle aree con forte tasso di camorra o sono già stati coinvolti in attività illegali. Della legalità pensano che è un sistema di rispetto di persone e di regole. Ma trovano difficile applicare questo concetto astratto di fronte alla concretezza quotidiana della logica di sopravvivenza e guadagno.
Sento molti della mia età ed oltre che più o meno dicono che sarebbe bello pagare le tasse, far funzionare i matrimoni, ma poi evadono le tasse stesse e mettono gli occhi su donne straniere molto più giovani. Del lavoro pensano, sempre i giovani napoletani, che non realizza gli individui e serve solo per il guadagno. Non dà identità. Noi discutiamo ferocemente per lo spostamento di qualche anno del ritiro dal lavoro e molti della mia età ed oltre, vanno in pensione al più presto.
Le analisi, tra i due gruppi coincidono. La vita è tra gli intervistati solo tenore di vita, cioè consumi. E il mondo dei maturi ? Non siamo sempre più identificati con il nostro stile di consumo e di vita ?
Faccio ricerche sociali di mestiere e ho qualche dubbio che “la generazione” sia una unità indicativa per capire comportamenti sociali. Per qualche aspetto, forse, ma mi dà sconcerto sentire commenti di non professionisti che danno per scontato che si possa fare “un’analisi dei giovani”.
Vivo una parte della mia vita tra studenti che sono diversi ma paralleli a come fummo io ed i miei amici.
Un invito: non cadiamo nel gioco della scellerata cospirazione contro i giovani e cerchiamo di capire cosa accade realmente studiando comportamenti reali, valutati nella loro portata sociale, senza cedimenti alla contrapposizione più appassionata ed aperta ai comportamenti violenti o aggressivi. Seneca diceva che non bisogna piangere o ridere, ma capire. Sbagliava. Con modestia potremmo cercare di capire con qualche pianto e qualche risata da fare insieme ai giovani diversi ed uguali a tutti noi. Possiamo trasformare il disagio in capitale sociale ?
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19/02/2007
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